Messina travolto ed umiliato. Di Costanzo rifletta sul concetto di dignità.

Messina travolto ed umiliato. Di Costanzo rifletta sul concetto di dignità.

Redazione

Messina travolto ed umiliato. Di Costanzo rifletta sul concetto di dignità.

mercoledì 13 Febbraio 2008 - 16:57

Nello Di Costanzo (nella foto) ha uno strano concetto della dignità. Lui pensa che basti la presenza, indossando una maglietta ed un paio di calzoncini per salvare la faccia. Patetico. Un tempo gli eserciti vincitori concedevano l’onore delle armi agli sconfitti. Questi uscivano dal campo di battaglia con lo sguardo fiero ed il petto in fuori impugnando spade e lance. Ma se vogliamo restare nel mondo del calcio l’umiliazione più grande, a nostro avviso, si infligge quando una squadra smette di giocare per non seppellire sotto una valanga di gol quella avversaria. E’ uno strano concetto che esiste solo in Italia. All’estero risulta ancora più umiliante subire un simile trattamento. E domenica scorsa il Real Madrid ha battuto una squadra di bassa classifica per 7-0 senza che nessuno avesse nulla da ridire. Martedì a Frosinone è accaduto che una modesta formazione come quella di Alberto Cavasin a un certo punto ha deciso di fermarsi per non disintegrare un Messina presente in campo solo per onor di firma. Del resto sul 3-0 dopo mezz’ora di gioco i ciociari potevano permettersi questo pseudo atteggiamento cavalleresco. Il problema è che i giallorossi non c’erano nè con la testa, nè con lo spirito meno che mai con il cuore. E così il Frosinone è stato costretto a segnare di malavoglia il quarto gol, ed un altro gli è stato annullato. E non parliamo delle parate miracolose di Manitta che hanno limitato un passivo di sei, sette reti. E questa sarebbe la dignità di cui parlava Di Costanzo? Crediamo che questa qualità il Messina l’abbia dimenticata al San Filippo dove sabato scorso contro il Mantova ha dato lezione di grinta e temperamento. Una partita d’altri tempi, seguita a due sconfitte sconcertanti con Triestina e Cesena. E’ incredibile come la squadra giallorossa quest’anno alterni prove straordinarie e metta sotto squadroni celebrati con altre francamente indecorose. Quindi chiariamo un concetto: a Frosinone la faccia l’abbiamo abbondantemente persa. Sfidiamo per primo Di Costanzo e poi tutti i giocatori giallorossi (eccetto Manitta) a guardare negli occhi uno solo di quei cento commoventi tifosi che si sono sobbarcati il viaggio fin nel cuore del Lazio. A loro devono chiedere scusa ma non per la sconfitta, per quanto deprecabile in quelle proporzioni. Devono chiedere scusa per un attaggiamento irritante, fastidioso, non degno di professionisti strapagati. Siamo d’accordo con Gasparin quando punta l’indice contro la squadra, colpevole di aver giocato come se fosse l’ultima giornata di campionato a traguardo già acquisito. Gasparin invoca la salvezza e i 48 punti forse perchè teme che queste prestazioni possano ripetersi. Ha ragione quando tuona che il Messina non può rinunciare ad alcune caratteristiche: la rabbia agonistica, la cattiveria sportiva, la feroce determinazione. Eppure i black out sono sempre più frequenti. Improvvisamente la luce va via e in campo restano undici giovanotti in balìa di avversari anche modesti. A questo punto non resta che chiedersi di chi sia la responsabilità di un simile atteggiamento. Carenza di motivazioni? Spogliatoio poco unito? Polso troppo morbido da parte dell’allenatore? Forse la verità sta in un mix di tutte queste domande. Ma se le sconfitte ci possono stare e le accettiamo sportivamente, pretendiamo l’impegno da parte di tutti. Perchè poi è facile lanciare appelli ai tifosi perchè vadano allo stadio. Di Costanzo, nel chiuso dello spogliatoio, faccia rivedere alla squadra la cassetta della partita di Frosinone. E poi ci faccia sapere che genere di dignità rivendicasse martedì sera.

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