Serie D, Carabellò rinuncia: «Non intravedo più la possibilità di proseguire nel programma tracciato per un ritorno tra i professionisti»

Serie D, Carabellò rinuncia: «Non intravedo più la possibilità di proseguire nel programma tracciato per un ritorno tra i professionisti»

Redazione

Serie D, Carabellò rinuncia: «Non intravedo più la possibilità di proseguire nel programma tracciato per un ritorno tra i professionisti»

sabato 09 Agosto 2008 - 11:08

Un passo indietro che brucia per i tifosi che intravedevano nell’iniziativa di Giovanni Carabellò la vera alternativa all’F.c. Messina dei Franza. Ma niente da fare.

L’ex Direttore Generale ha ufficialmente rinunciato alla serie D e lo ha fatto per una serie di motivazioni, prima fra tutte il clima d’incertezza che ha spinto i suoi finanziatori a non supportarlo più. Diversi i punti illustrati nella nota: si parte con la questione campo sportivo: «Ho ricevuto dall’Amministrazione comunale della nostra Città la risposta all’istanza presentata per ottenere la disponibilità, inequivocabilmente vincolata all’auspicata iscrizione dell’Associazione Calcio Rinascita Messina al Campionato di Serie D,di un idoneo campo di gioco, avente i requisiti richiesti dal Comitato Interregionale della LND/FIGC. Il documento, a firma del primo cittadino, individua il -Marullo- di Bisconte quale impianto da indicare come sede dell’attività agonistica della società, eventualmente, chiamata a rappresentare la Città al massimo livello dilettantistico. Non sono tra quelli, che, comunque, sono tanti, che ritengono addirittura offensiva e ridicola l’indicazione di tale struttura. Non mi nascondo, però, come con estrema facilità e superficiale non curanza si possano mettere a repentaglio i diritti e gli interessi dell’U.S. Camaro, che nel campo di Bisconte svolge i suoi allenamenti settimanali e disputa le partite casalinghe del campionato di Eccellenza, e, soprattutto, sono perfettamente consapevole che il campo Marullo è assolutamente privo dei requisiti richiesti a livello federale, primo fra tutti un regolare verbale della Commissione Provinciale di Vigilanza che ne attesti l’agibilità e con essa la capienza minima di mille persone (con una distinta tribuna di almeno cento posti da destinare ai tifosi ospiti), e, quindi, inidoneo, in modo conclamato, ad ospitare gare del Campionato Nazionale Dilettanti».

Poi emerge chiaro lo sconforto per la mancanza di sicurezza sull’utilizzo di uno stadio, che ha fatto cambiare idea al più importante degli imprenditori cittadini, da lui chiamato in causa: «Ho voluto sottoporre immediatamente la nuova situazione di incertezza e precarietà al maggiore finanziatore dell’iniziativa, stimato professionista e membro di una famiglia di antica e valorosa tradizione imprenditoriale cittadina, che subito mi ha manifestato la volontà di recedere, non intravvedendo più la possibilità di proseguire nel programma tracciato per un pronto ritorno di Messina calcistica tra i professionisti. Gli altri soggetti interessati, piccoli e medi esponenti dell’imprenditoria sana ancora per fortuna presente in città, pur ribadendomi la fiducia e l’impegno, mi hanno rappresentato il pericolo derivante dall’affievolirsi del loro entusiasmo, che avrebbero certo gradito fosse condiviso da tutti, soprattutto dopo l’aperto gradimento manifestato da gran parte della tifoseria. Da ultimo, ho interpellato Sasà Sullo, anche egli più che mai convinto che il dover tergiversare per forza di cose mal si sposa con l’impegno di allestire una squadra davvero competitiva ed in linea con le aspettative dei tifosi».

Infine la presa di posizione definitiva, che porterà alla mancata rinascita dell’Acr Messina: «A questo punto, constatando, anche, oggettivamente, un diverso atteggiamento complessivo sulla vicenda delle massime Autorità cittadine, che, diversamente dal coinvolgimento pronto, forte e determinante concretamente manifestato da Sindaco e Prefetto di La Spezia e di Lucca, mi sono convinto che la partita, veramente in gioco in questi giorni a Messina, con il calcio non ha niente a che vedere.

Mi sono sforzato in più modi di far comprendere l’importanza di poter conseguire una categoria dalla quale rapidamente transitare per un pronto ritorno ad una ribalta calcistica di rilievo, ma mi sembra di aver predicato nel deserto, pur con un’oasi rilevante rappresentata da un consistente nucleo di tifosi. Ed è per il rispetto che si deve sempre all’intelligenza del prossimo che oggi voglio avere la forza di dire basta per non far crescere più facili entusiasmi e per far prendere coscienza dell’ulteriore incredibile decadimento registratosi oggi a Messina, purtroppo non solo intorno al calcio, comunque il più popolare, il più amato e il più praticato sport cittadino e d’Italia, di cui quotidianamente, a tutti i livelli anche istituzionali, si mette in evidenza l’insostituibile ruolo sociale. Non mi sento sconfitto, perché non avevo scopi reconditi e perché, in fondo, la strada l’ho tracciata, lanciando un preciso grido di allarme a favore della Città e non certo per avversare chicchessia. Devo dirmi, invece, soddisfatto per aver trovato solidarietà anche in chi non mi sarei mai aspettato e, insieme agli amici Alberto Leone e Sasà Sullo e agli altri compagni d’avventura non ancora coinvolti pubblicamente ed ai loro professionisti, desidero ringraziare i molti che, anche al buio, ci hanno voluto concedere una cospicua apertura di credito e gli Organi di informazione che si sono interessati giornalmente della vicenda con professionalità e senza preclusioni e partigianeria».

Dopo il dietrofront di diverse cordate per la B e quelli di Campolo, Aliotta e Cazzaniga per la C2, tramonta anche la possibilità di ricominciare dall’Interregionale con Carabellò. E dopo la lettera carica di convinzione, a tratti sfociante nella presunzione, dei Franza, sembra davvero non esserci alternativa alla squadra degli armatori, che molti tifosi si dicono pronti a boicottare. A tutti i costi?

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