Lettera al prof. Vita da uno studente «disilluso»

Lettera al prof. Vita da uno studente «disilluso»

Lettera al prof. Vita da uno studente «disilluso»

Tag:

lunedì 14 Gennaio 2013 - 16:50

Fabrizio ha inviato la sua missiva a Tempostretto.it per rivolgere un messaggio ad uno dei candidati a prendere il posto di Tomasello. Conclude con un augurio indirizzato a tutti i candidati: «Chiunque verrà eletto voglia bene a questa città ed all’università»

Buongiorno Professor Vita,

ho letto recentemente riguardo alla sua candidatura a Rettore su twitter e che accetta dei consigli da giovani o studenti, così ho approfittato per condividere con Lei dei pensieri.

Io sono Fabrizio, sono uno studente e faccio parte della categoria dei disillusi, ovvero di quelli che pensano che per Messina non ci sia niente da fare. Purtroppo, a cuore piangente, mi sono reso conto che il livello di corruzione, di favoritismi e scambi di favore, di una concezione “paternalistica” piuttosto che meritocratica è talmente insita nella mentalità di ogni singolo cittadino, nell’anche economicamente detto “elemento di lungo periodo”, che estirparla , per come la penso io, è possibile solo e non prima di tre secoli, adottando la giusta politica. Forse, occorrerebbe un po’ meno tempo se adottati segnali forti, chiari e decisi.

Io, in realtà, non so se questa terra potrà mai cambiare e se con essa potrà cambiare l’università di Messina. So solo che sono profondamente stufo ed adirato. Sono stufo ed adirato perché sono dovuto scappare a diciannove anni da casa alla ricerca di ciò che tranquillamente avrei potuto avere anche qui, in una città italiana: la civiltà. Ed essere stato “strappato” alle braccia della mia terra e della mia famiglia per colpa di chi continua ad aggiogare e fare i suoi sporchi giochi nell’interesse solo e soltanto suo e di pochi altri è ciò che più mi fa impazzire di rabbia.

Sono stufo di una città senza mezzi pubblici, stufo di una città sporca, stufo di una città lasciata in bancarotta, stufo della cafonaggine e mancanza di rispetto dilagante, stufo degli abusi e dei soprusi, stufo dei buchi nelle strade, della mancata riqualificazione -e non della zona falcata, ma della intera città di Messina .

Queste ,a dire il vero, sono “stupidaggini”, “piccole cose”, perché il problema è profondamente enormemente più grosso.

Questi, però, sono dei chiarissimi sintomi che ho citato perché ogni medico discreto sa che dietro alla sintomatologia si nasconde una patologia, che a seconda della gravità dell’una riversa nella gravità dell’altra – un chiaro nesso di causalità – .

In realtà a lei importa poco, forse, cosa succede nella città di Messina, occupandosi dell’università e non essendo di suo stretto “interesse”. Io invece sono profondamente convinto che l’università, se muovesse in una direzione completamente nuova, diversa per Messina, d’esempio, costituirebbe un prodromo fondamentale per la riqualificazione dell’intera città. Credo che da essa debba partire la riforma strutturale capace di rifondare le fondamenta e costruire dei saldi principi.

Il popolo ha bisogno di avere e dare fiducia nelle istituzioni, perché attraverso solo la recuperata fiducia in esse potrà recuperare la fiducia in se stesso e in un futuro migliore. Parole buttate così, ma che celano una situazione immensa, profonda e complessa. Parte del popolo crede ,e con fondati motivi, che “studiare è inutile, tanto solo i raccomandati vanno avanti”, parte del popolo crede che “meglio scappare, qui non ho futuro”, ho sentito intelligenze dire che “questa realtà era troppo piccola per loro”, ho sentito persone dire che “loro avrebbero studiato a Messina, perché lo zio, il padre, la madre era Professore”. Tristezza, tristezza, tristezza per tutte queste situazioni.

Ma a parte la tristezza in sé delle affermazioni, parliamo delle conseguenze? Ignoranza nel primo caso, fuga di cervelli e risorse nel secondo e terzo caso, distruzione di una seppur mai esistente realtà positiva nell’ultimo caso: IL DISASTRO.

Recentemente ho avuto un’avventura al policlinico a causa di un piccolo problema. Ciò di cui mi sono accorto è che nella maggior parte dei casi c’è un padrone sovrano, tante volte assente, che comanda e tanti altri che eseguono(medici inclusi). Il problema ,specificatamente al mio reparto, era che chi comandava aveva altri impegni e nessuno aveva la possibilità di prendere in mano la situazione. La conseguenza era una ovvia anarchia, contornata da incertezza e mancanza di informazioni. Lo sbando.

E allora noi siamo stufi dei baronati che siano presenti di nome, urliamo a gran voce che vogliamo medici, professori, professionisti, collaboratori che siano presenti di corpo, anima, di professionalità e preparazione. Non vogliamo più utilizzare il cellulare per chiamare amici che ci facciano avere ciò che già anche la legge ci garantisce (in ambito ospedaliero per es. le informazioni giuste, puntuali e precise). Vogliamo capire se il medico è intra o extra moenia, per pretendere di conseguenza. Non vogliamo essere accompagnati da camici bianchi per essere trattati da uomini e non animali. Non vogliamo averne bisogno.

Controllo, trasparenza, correttezza, funzionalità, servizi, strutture utili ed utilizzabili, buona assistenza e di conseguenza informazioni, modernizzazione(tra cui l’aggiornamento e la fruibilità dei mezzi web), legalità, preparazione, rinnovamento, qualificazione delle intelligenze, confronto con altre realtà nazionalmente affermate su quanto sopra.

Noi vogliamo un futuro migliore per Messina, lo pretendiamo e se anche voi che potete fare qualcosa di concreto volete davvero un minimo di bene alla vostra città ed al popolo che ci abita e volete che Messina sia ricordata non per i medici che litigano durante un parto o per lo scandalo dei test di medicina o per i cognomi tutti uguali all’università e se volete che Messina non sia più sempre l’ultima università nelle classifiche, ma volete che riacquisti il prestigio che un tempo aveva ad esempio la facoltà di giurisprudenza, bisogna agire ora e subito, con chiare e forti ed innovative riforme.

Bisogna dare uno scossone e sono sicuro che se anche in un primo tempo potrà sembrare svantaggioso per “chi gioca ed ha giocato in casa”, in un lungo periodo i vantaggi saranno talmente tanti e anche economicamente rilevanti (come il giusto impiego e il risparmio nelle risorse o i ricavati dall’inevitabile aumento delle iscrizioni ,il ritorno dei cervelli, il taglio delle spese inutili…) da creare interessi diversi, altrettanto consistenti, ma più costruttivi e per tutti quanti. Insomma, è molto difficile e di sicuro ci vuole molto tempo, fatica e lotte. C’è gente come me che seppur disillusa, in fondo al cuore ha la speranza di sbarcare dal traghetto e vedere finalmente una città diversa.

Lei, come altri, ha la possibilità di realizzare questo sogno. Spero che i miei consigli e pensieri siano stati il più chiaro possibile.

Con l’augurio che chiunque verrà eletto tenga e voglia bene a questa città ed all’università,

i miei più cordiali saluti,

Fabrizio.

4 commenti

  1. Condivido il pensiero di Fabrizio, però si riferisce al dover andare fuori come una cosa negativa. Risiedo anche io a Messina e anche io sono stufo di tutto e vorrei che tutti insieme lavorassimo partendo dalla base per una città migliore. Purtroppo e per fortuna per loro molti devono andare via da qui, ci sono casi in cui bisogna emigrare per poter mangiare e casi in cui le eccellenze vanno via per diventare grandi. Guardando all’estero l’emigrare è una cosa normale, ci sono le grandi città che sono quelle in cui nascono le cose e le medie e piccole città dove le cose arrivano dopo un pò. Se vuoi occuparti di finanza è chiaro che non puoi vivere a Messina ma devi vivere a Milano, sarà così per un tedesco che dovrà vivere a Francoforte ed un inglese che dovrà andare a Londra. Per non essere frainteso qui il problemo non è che per poter svolgere mestieri “importanti” e diventare bravi in alcuni settori bisogna emigrare, ma, è che qui anche per essere mediocri bisogna emigrare perchè viviamo nel nulla quindi anche per un piccolo posto di lavoro siamo costretti a fare le valigie. Le istituzioni devono aiutare le imprese incentivandole ad investire sul territorio creando posti di lavoro che possano fare crescere i ragazzi, non facendoli restare per tutta la vita allo stesso livello. Le eccellenze emigreranno sempre perchè i grandi studi di progettazione, le grandi società finanziarie, i grandi studi legali e i grandi centri di ricerca non sono qui. Per diventare grandi bisogna fare sacrifici…

    0
    0
  2. Condivido al 100% quanto scritto nel post precedente di Messina rinasci.

    0
    0
  3. Lev Nikolaevich 15 Gennaio 2013 15:20

    Restringendo il discorso alla sola Università, comunque, non bisogna dimenticarsi che di eccellenze nate, cresciute e pasciute a messina ce ne sono state tante in passato. Eccellenze che sì possono aver vissuto dei periodi anche lunghi al nord o all’estero, ma che poi in qualche modo hanno mantenuto un contatto con la città, magari insegnadovi o svolgendo alre attività professionali. Adesso, d’accordo con tutti i commenti precedenti, manca qualsiasi opzione per rimanere a Messina, si per gli eccellenti che per i comuni mortali. Il nuovo rettore si occuperà di formazione superiore, e dovrebbe portare tre punti fondamentali al centro del proprio programma: trasparenza e meritocrazia; contatti con il territorio locale, regionale e nazionale; e lotta all’inefficienza nell’offerta formativa, con eventuale riduzione della stessa. Tornando alla realtà, comunque, temo che dovremo aspettare delle generazioni prima di vedere rinascere la nostra città e la nostra Università. Ho conosciuto professori anche bravissimi, appena tornati da fellowship nelle università migliori del mondo, che una volta rientrati presso la nostra Università e sistemati con posto fisso si sono “assettati” belli comodi e non hanno fatto niente per cantrastore le inefficienze locali. E’ il posto fisso, a cui la maggior parte di noi aspira, che forse sta alla radice delle resistenze ad ogni cambio di mentalità. Ci vorrebbe una magia, per cui tutti i baroni inefficienti e “assettati” da decenni diventassero all’improvviso precari con contratti trimestrali, e tutti i precari più meritevoli (ahimé, da decenni in alcuni casi) diventassero regolarizzati. Sarebbe bello vedere cosa succederebbe…

    0
    0
  4. Concordo, nel mio commento non volevo dire che le eccellenze messinesi sono soltanto fuori, hai detto tu quello che penso cioè che tantissime eccellenze sono fuori ma restano sempre legate operando anche nella nostra città. In passato Messina era una città che dava occasioni, pensiamo a quanta gente ha popolato la nostra città venendo dalla vicina provincia nel post-terremoto o nel secondo dopo guerra affermandosi nelle proprie professioni. Oggi le eccellenze della Provincia di Messina guardano più lontano, la nostra non è più una città dove venire a vivere per crescere professionalmente. Quando parlo di eccellenze non mi riferisco soltanto a luminari della medicina ma anche a tantissimi ragazzi che a 18 anni hanno deciso di studiare fuori laureandosi e trovando subito un posto di lavoro in aziende multinazionali e non che gli hanno consentito di trovarsi a 30 anni con 7 anni di lavoro sulle spalle, una posizione lavorativa da manager e una retribuione che qui nel privato forse la si può ottenre a 45 anni. Non so quanti di questi ragazzi che si sono affermati fuori hanno malinconia di Messina, una città in cui oggi loro possono solo tornarci per le vacanze perchè non saprebbero come rivendere il loro know how. Le imprese messinesi invece di assumere in ruoli chiave l’amico del proprietario, il vicino di casa e il cugino della nuora perchè non fanno tornare qui i giovani che vivono fuori e ricoprono posizione di vertice (ce ne sono tantissimi) retibuendoli per quanto è la loro professionalità??? Il Management delle nostre imprese fa venire i brividi per la sua scarsezza.

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007