Gli studenti si auto-sgomberano. Il Collettivo Unime: “Cambia il metodo, continua la lotta”.

Gli studenti si auto-sgomberano. Il Collettivo Unime: “Cambia il metodo, continua la lotta”.

El.Cor.

Gli studenti si auto-sgomberano. Il Collettivo Unime: “Cambia il metodo, continua la lotta”.

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domenica 04 Maggio 2014 - 11:27

Termina l'occupazione della Casa dello Studente da parte del Collettivo Unime. Gli studenti spiegano: "abbiamo sempre considerato l'occupazione come un' esperienza a tempo determinato, ma continueremo in altre forme le nostre attività sociali e politiche".

Termina l’esperienza dell’occupazione della Casa dello Studente da parte del Collettivo Unime. A mettere la parola fine all’esperienza iniziata il 14 febbraio scorso in sinergia con i membri del Teatro Pinelli Occupato, non l’intervento delle forze dell’ordine, ma una decisione degli stessi studenti.

“Avevamo occupato questa struttura consapevoli che sarebbe stata comunque un'esperienza a termine per via degli imminenti lavori di adeguamento antisismico dell'immobile- spiegano gli studenti del Collettivo Unime – le motivazioni principali che ci hanno spinto ad intraprenderla vertono soprattutto sull'esigenza di luoghi di condivisione e confronto culturale e abbiamo cercato, quindi, di mettere fine autonomamente al nostro disagio”. Il gesto dell’occupazione ha preso vita, inoltre, per contrastare l’ipotesi di trasformare lo studentato di via Cesare Battisti nel secondo palazzo di Giustizia.

Questo l’incipit di una vicenda che ha sicuramente vivacizzato il panorama culturale cittadino, non solo sul fronte del corpo studentesco dell’Ateneo.

“Per quanti importanti risultati politici abbiamo insieme perseguito – spiega il Collettivo Unime – dalle garanzie ottenute dal sindaco circa la destinazione futura di questo stabile, ai momenti di ri-animazione della vita universitaria cittadina, non vogliamo essere reticenti sui limiti emersi nel corso di questa nostra esperienza che oggi ci portano a dichiararla conclusa. Siamo stati uno studentato autogestito con aule studio aperte h/24, frequentate anche da studenti non occupanti, e abbiamo creato momenti di scambio culturale. Abbiamo anche provato ad essere una sponda generosa per il dolore sociale, un punto di raccolta per ingegni ed intelligenze arrabbiate e inquiete. Ci siamo, però, scontrati contro il muro di indifferenza che sembra caratterizzare il soggetto studentesco, sordo a quelle che, per noi, sono esigenze imprescindibili”.

Cala il quinto atto su un’esperienza che aveva visto la rinascita di un movimento universitario a Messina, dopo quello sorto ai tempi delle proteste contro la Riforma Gelmini, che portò all’occupazione del Rettorato prima e dell’aula ex-Chimica poi. Gli studenti che compongono il Collettivo, precisano, però, che l’auto-sgombero dallo studentato, se rappresenta una battuta d’arresto, non significa la fine del movimento stesso e soprattutto delle istanze che l’hanno animato. Insomma, “il metodo cambia”, ma gli obiettivi restano:

“Continueremo a lottare per un futuro migliore a partire da un presente vitale, creativo critico. E a farlo collettivamente per una cultura che non ci renda schiavi del sistema dominante, che sia veramente accessibile a tutti. I nostri propositi, gli obiettivi, le necessità di lottare per perseguirli, restano. La nostra protesta si sposta nelle strade nelle facoltà, in tutti quei luoghi dove pensiamo che potremo incontrare orecchie sensibili alle nostre parole”.

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