Mirko aveva 4 anni quano fu colpito alla nuca dallo specchietto di una Twingo, in via Santa Cecilia. Morí a Catania dopo aver cercato posto inutilmente nei tre ospedali cittadini.
E’ stata condannata ad 8 mesi di reclusione la mamma di Mirko, il bimbo romeno di 4 anni morto in centro, nel 2009, dopo essere stato centrato alla nuca dallo specchietto di un’auto.
Una tragica fatalità, che portó alla morte del piccolo dopo una serie di circostanze diverse, che ne fecero un caso.
Mirko era con i genitori sulla via Santa Cecilia quando una Renault Twingo gli sfiló accanto a gran velocità, e lo specchietto laterale urtó contro la sua nuca. Soccorso da un’ambulanza, fu trasportato al Piemonte e da lì i medici cercarono un altro posto, perché le condizioni del bambino si aggravavano. Ma nessuno degli ospedali cittadini aveva posto per lui e un elisoccorso lo trasferì al Cannizzaro di Catania. Una corsa in volo inutile: Mirko arrivó già morto.
L’inchiesta stabilì da subito che il profondo trauma cranico che gli costó la vita era dovuto al colpo dello specchietto e fu imputata la cinquantaquattrenne alla guida della Twingo, così come fu indagata la possibilità che se ci fosse stato posto per lui in uno degli ospedali cittadini forse si sarebbe potuto salvare.
A processo arrivó anche la madre del piccolo, una giovane rom ospite del campo nomadi cittadino. Il PM aveva chiesto per lei una pena severissima, accusandola di aver lasciato incustodito Mirko, in mezzo alla strada, a vagare tra le auto. Il giudice monocratico Scolaro le ha invece inflitto la più lieve pena di otto mesi, sulla scorta dell’arringa del difensore, l’avvocato Giovanni Mannuccia.
