Nella Sicilia della finta antimafia, dove il lupo si traveste da cacciatore

Nella Sicilia della finta antimafia, dove il lupo si traveste da cacciatore

Rosaria Brancato

Nella Sicilia della finta antimafia, dove il lupo si traveste da cacciatore

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domenica 08 Marzo 2015 - 07:11

Il caso Helg, il paladino della lotta al pizzo arrestato mentre intascava una tangente da 100 mila euro, ci fa piombare nella Sicilia della finta antimafia dove non si distingue più il bianco dal nero e il lupo dal cacciatore. La sua confessione: "Sono una persona perbene, guadagno solo 8 mila euro al mese, ho la casa pignorata",sgomentano perchè fanno capire in che abisso di mancanza di valori siamo precipitati.

Quando pensiamo di aver raggiunto il limite dell’indignazione accade qualcosa che ci fa capire che la linea dell’orizzonte si può spostare ancora. Mi correggo, quando pensiamo di non poterci schifare oltre (il termine rende meglio l’idea) scopriamo che la realtà è un pozzo senza fondo. Non so quale aspetto della vicenda Helg, il paladino dell’antimafia arrestato mentre intascava una mazzetta da 100 mila euro, mi fa schifare di più,probabilmente è tutto l’insieme, una ricetta esplosiva che vanifica ogni certezza acquisita. Racconto brevemente la cronistoria della mia indignazione nel corso della settimana: il 3 marzo arrestano in flagranza di reato,con una busta piena di soldi, il presidente della Camera di Commercio di Palermo, Roberto Helg, nonché vicepresidente della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto Falcone e Borsellino (ed è in questo ruolo che intascava la tangente) nonché paladino di battaglie contro il pizzo, protocolli per la legalità e via antimafiando. A denunciare il suo estorsore,seguendo gli appelli che proprio Helg ha fatto per anni, è stato Santi Palazzolo, 53 anni, cinque figli, un’azienda da tirare su tra fatica e sogni, “ricordati che la pasticceria all’aeroporto è la tua vita”,gli diceva Helg chiedendo 100 mila euro per ottenere il rinnovo dell’esercizio all’interno dello scalo. Ho provato a immaginare lo stupore dell’esercente quando ha scoperto che l’aguzzino era chi per anni ha indossato la bandiera della lotta al racket delle estorsioni. Ma ancora non avevo letto le dichiarazioni di Helg. Dopo l’iniziale tentativo di negare tutto “non mi ero accorto della busta”, il presidente è crollato e ha detto: “Dovete credermi, sono una persona perbene,ma avevo bisogno di soldi, ho la casa pignorata, GUADAGNO 8 MILA EURO AL MESE”. Quando l’eroe si rivela malandrino è già uno choc, ma quando leggi queste frasi viene voglia di chiuderti in una caverna e rifiutare il rapporto con il mondo. Dopo questa confessione lo stomaco ti arriva al cervello e la rabbia delle persone perbene che con 500 euro mensili non arrivano neanche alla metà del mese e magari ci devono pure pagare l’affitto e non hanno il villone, la capisci. Capisci perché voteranno Salvini, perché hanno votato Grillo, perché non vanno a votare, capisci perché finisci con l’aver paura di chi rappresenta le istituzioni.

Roberto Helg ha la faccia della persona di cui ti fidi, l’aspetto da professore universitario, stile sobrio, una storia da imprenditore alle spalle, i negozi di cristalleria, articoli da regalo, ed il fallimento nel 2012 che non ha intaccato la sua carriera da uomo in prima linea. Alla guida della Camera di commercio ha portato avanti una lunga serie di iniziative contro il pizzo, per incoraggiare le vittime a denunciare. Si va dai protocolli di legalità siglati con Provincia,Comune e prefettura, iniziative a sostegno delle vittime del racket, convegni e premi intitolati a Libero Grassi, fino al gazebo della legalità ad ottobre, quando dichiarò, ringraziando le forze dell’ordine per l’impegno profuso “le associazioni di categoria sono unite in difesa di chi ha il coraggio di denunciare”. Nel mezzo c’è un progetto finanziato dall’Unione europea per 729 mila euro che vedeva Camera di commercio capofila,con Confcommercio (sempre Helg), Confesercenti e Solidalia e prevedeva corsi di formazione, una guida anti-pizzo, concorsi per spot sul tema e un’indagine sul fenomeno. Insomma, mai un’ombra, solo sole. Gli investigatori adesso stanno cercando di capire se la mazzetta al pasticcere sia stato un caso isolato,se esista un “sistema Helg”, cosa accade alla Gesip e già che ci sono dare un’occhiata alle spese di quelle iniziative antimafia. E mentre don Ciotti tuona “avremo altre sorprese con chi si è riempito la bocca di legalità e lotta alla mafia”, a noi non resta che assistere sgomenti al fatto che non sai più di chi fidarti e non c’è più un confine tra il bianco e il nero. Il caso Helg scoppia mentre la Sicilia s’interroga sulla vicenda Montante, il presidente di Confindustria Sicilia, da anni sotto scorta e di recente finito al centro di due indagini in seguito alle dichiarazioni di alcuni pentiti. Stiamo parlando della Confindustria in prima linea contro la mafia. C’è chi ravvisa l’inizio di un guerra tra antimafie e arriviamo al paradosso, con lo sbarco a Caltanissetta della Commissione presieduta dalla Bindi dell’antimafia che indaga sull’antimafia. Solo in Sicilia può accadere di vedere costruite solide carriere sull’antimafia e che poi queste persone,per il solo fatto di essersi seduti su questo trono, diventano intoccabili. Ricordo che, in occasione delle candidature alle Europee nel Pd siciliano si scatenò la guerra per chi era “il candidato più antimafia di tutti”, chi aveva più stellette da appuntarsi al petto. Ho rispetto per i familiari delle vittime di mafia, così come per quanti, magistrati e non, hanno impegnato la vita nella lotta per la legalità, ma sto iniziando a pensare che forse, quelli che lo fanno senza riflettori e non “per” i riflettori, sono i migliori, i più concreti e quelli ai quali dobbiamo dire grazie. Nel leggere la storia di Helg ho provato la stessa paura che avrà provato il signor Palazzolo quando si è trovato di fronte il lupo vestito da cappuccetto rosso, anzi, da cacciatore. A quel punto è persino legittimo aver paura di denunciare, perché rischi che nessuno ti creda se vai in questura a dire che l’eroe del no al pizzo ti ha appena chiesto la mazzetta. Ma quel che fa diventare rosse di rabbia le persone oneste sono dichiarazioni come queste: “Sono una persona perbene, ho due pensioni e le indennità per le mie cariche, ma sono pieno di debiti”. Guadagna solo 8 mila euro al mese come farà a vivere? Il problema non è solo il fatto che lui ritenga persino giustificabile la mazzetta alla luce della sua casa pignorata, ma il messaggio che manda. La totale assenza di morale, di valori, proprio da parte di chi rappresenta la classe dirigente. Sono questi i nostri imprenditori, è questa la nostra classe dirigente? Il messaggio che manda è: “se pensate di non guadagnare abbastanza rubate, fate rapine, taglieggiate i più deboli approfittando del vostro ruolo?” Non penso affatto che il signor Helg soffra di sdoppiamento della personalità e che l’Helg che diceva “denunciate gli estorsori” sia diverso da quello che diceva a Palazzolo: “Sbrigati perché se no resti fuori e non rientri più”. No, io sono certa che lui è la stessa persona, pienamente consapevole delle balle che diceva davanti alle telecamere. Si riteneva impunito e onnipotente. Non aveva alcun rispetto né per quello che diceva né per chi aveva di fronte né per l’istituzione che rappresentava. Questa è la cosa che indigna di più, che queste persone,quelle che dalle Alpi alle Madonie usano il bene comune come se fosse il proprio, lo fanno con consapevolezza e spregio. Ci sono migliaia di persone perbene che sopravvivono con mille euro al mese, a testa alta, tirano la cinghia, per colpa di una classe dirigente affamata e che non ha più il senso della misura. Nessuno di noi ha due pensioni e due cariche pubbliche,quattro fonti di sostentamento e poi taglieggia il vicino di casa. Il signor Helg incassava annualmente 40 mila euro lordi dalla Camera di Commercio e 30 mila dalla Gesap come vicepresidente,pari a 76 mila euro l’anno. Ma non gli bastavano e ha pensato bene di taglieggiare uno di quegli esercenti ai quali ha sempre detto “abbiate il coraggio di denunciare”. Ecco chi gestisce l’aeroporto. Secondo questo ragionamento se un pensionato da 600 euro al mese, uno dei più ricchi quindi, non ce la fa a pagare le bollette, è autorizzato a rapinare l’ufficio postale e dire “ma sono una persona perbene”. No, le persone perbene sono quelle che non infangano le istituzioni che hanno l’onore di rappresentare,non tradiscono i valori della propria terra,non calpestano i morti siciliani che sono stati uccisi per un ideale, sono le persone che cadono a testa alta,che se falliscono a causa delle mille bufere della vita,non piombano a rovinare la vita degli altri. Nella Sicilia sempre più povera fa paura questa finta antimafia e questi confini che non esistono più tra il bene e il male,tra il giusto e l’ingiusto. E questo fa malissimo all’antimafia vera, quella degli eroi silenziosi che non hanno cavalcato mai l’onda, non hanno costruito carriere politiche o affini ma si limitano, giorno per giorno, con le azioni semplici, a “vivere l’antimafia”, senza rilasciare dichiarazioni, senza incassare indennità, senza versare fiumi di accuse ritenendosi intoccabili solo perché hanno la stelletta sul petto. Non so quando abbiamo perso il senso della concretezza delle azioni e dei valori. Non vorrei mai insegnare a mio figlio che se ci pignorano la casa io mi metto a fare l’usuraia e nel contempo scrivo articoli su Tempostretto contro il pizzo. La cosa che fa più paura è che non penso affatto che Helg sia l’unico e il solo. Verrà fuori il pozzo di San Patrizio.

P.s- So che è l’8 marzo e avrei dovuto dedicare la rubrica alle donne. Ma quel che penso sull’argomento lo scrivo tutto l’anno e sono certa che il solo modo che ho per “celebrare” una battaglia che è ancora solo all’inizio è semplicemente continuare a fare quello che faccio, senza arrendermi e senza il bisogno di ricordarmelo e ricordarlo un solo giorno dell’anno. Dedico la rubrica sul caso Helg a tutte le donne che la pensano come me. Che non scrivono delle battaglie delle donne l’8 marzo,ma le vivono, e le vincono, giorno per giorno. Perdendone tante, vincendone qualcuna, combattendole tutte.

Rosaria Brancato

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