Il ministero concede altri sei mesi di attività al Ccpm: una boccata d'ossigeno che non risolve il nodo del futuro
Il destino del Centro di cardiochirurgia pediatrica del Mediterraneo (Ccpm) di Taormina resta appeso a un filo, seppur leggermente più robusto. È arrivata nelle ultime ore la firma sulla nuova proroga di sei mesi che consentirà alla struttura d’eccellenza, ospitata all’ospedale “San Vincenzo”, di continuare a operare i piccoli pazienti provenienti da tutta la Sicilia e dalla Calabria.
Un rinvio che sa di incertezza
La decisione, maturata tra i corridoi del ministero della Salute e i vertici della Regione siciliana, sposta la scadenza della convenzione con il “Bambino Gesù” di Roma al 30 giugno del 2026. Non è la prima volta che il Centro si trova in questa situazione: negli ultimi anni il Ccpm è sopravvissuto grazie a una serie di rinnovi tecnici dell’ultimo minuto, necessari per evitare la chiusura di un reparto che rappresenta un punto di riferimento unico nel panorama sanitario del Sud Italia.
Il provvedimento permette di mantenere attivi i servizi specialistici e gli interventi chirurgici già programmati, evitando il trasferimento dei pazienti in altre regioni. Ma la politica della “proroga semestrale” continua a generare precarietà tra il personale medico e ansia tra le famiglie che vedono nel polo taorminese l’unica speranza per le patologie cardiache dei propri figli.
La convivenza con Palermo
Il nodo centrale della questione rimane il Piano sanitario regionale, che prevede la riapertura della cardiochirurgia pediatrica all’ospedale Civico di Palermo in collaborazione con il gruppo San Donato. La normativa nazionale (il cosiddetto Decreto Balduzzi) imporrebbe un solo centro specialistico per regione in base al numero di abitanti, mettendo di fatto Taormina in competizione diretta con il capoluogo regionale.
L’amministrazione regionale ha però ribadito a più riprese la volontà di chiedere una deroga definitiva al Ministero, basandosi sull’altissima produttività del Ccpm e sulla sua posizione strategica, fondamentale per coprire l’area della Sicilia orientale e il bacino calabrese. Questi ulteriori sei mesi serviranno proprio a cercare una soluzione legislativa che permetta la coesistenza delle due strutture, garantendo il diritto alla salute senza costringere i cittadini a lunghi viaggi verso il nord.
Il coro di protesta dei genitori
Mentre la politica tratta, le associazioni dei genitori non abbassano la guardia. La notizia della proroga è stata accolta con sollievo ma anche con una forte dose di scetticismo. Le famiglie chiedono da tempo che si passi dai rinnovi temporanei a una stabilizzazione definitiva. “Ogni sei mesi viviamo con il terrore che sia l’ultimo”, è il commento più diffuso tra chi frequenta le corsie del San Vincenzo.
La battaglia per il Ccpm resta dunque aperta. Se da un lato il tempo guadagnato permette di salvare altre vite, dall’altro resta l’urgenza di una scelta definitiva che tolga il centro dal limbo burocratico in cui si trova ormai da troppo tempo.
