Allarme amianto, il caso di Fondo Fucile: 13 anni di battaglie ma è ancora tutto lì

Allarme amianto, il caso di Fondo Fucile: 13 anni di battaglie ma è ancora tutto lì

Rosaria Brancato

Allarme amianto, il caso di Fondo Fucile: 13 anni di battaglie ma è ancora tutto lì

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martedì 15 Novembre 2016 - 23:06

I residenti protestano sin dal 2003 ma nonostante sopralluoghi, solleciti, note del prefetto, dell'Asl e dell'Arpa e ben due esposti, nel 2009 e nel 2012, la situazione non è cambiata.

L’amministrazione comunale avvia, in vista della predisposizione del Piano amianto, un secondo censimento (il primo è stato effettuato nel 2003 dall’ex assessore Pietro Currò), su tutto il territorio, invitando anche i cittadini a segnalare eventuali casi per procedere alla rimozione o alla bonifica.

In questo contesto val la pena ricordare una vicenda simbolica e non ancora risolta, ovvero il caso di Fondo Fucile, finito periodicamente al centro di proteste, sopralluoghi, incontri, appelli e ben 2 esposti in Procura, uno nel 2009 ed un altro nel 2012. Eppure nonostante una battaglia di 13 anni, la situazione non è cambiata a e resta sotto gli occhi di tutti, comprese le amministrazioni che si sono succedute.

L’ultimo esposto, datato 29 maggio 2012 è stato presentato in Procura, con tanto di dossier fotografico, cronostoria dei disagi e documenti ufficiali, da un gruppo di residenti a Fondo Fucile: Teresa Di Pietro, Pietro Libro, Rosario Currò, Giuseppe Zerbito, Grazia Giunta, Francesca Cosenza, Ettore Campagna, Gaetana Micalizzi, Teresa Scotto, Maurizio Pino, Andrea Barrile, Santo Iannelli.

I residenti ricordano che nonostante i continui solleciti, appelli e sopralluoghi di Asp, Arpa, Vigili urbani, la situazione a Fondo Fucile è rimasta immutata. La pericolosa presenza di amianto era emersa proprio in seguito al censimento disposto dall’ex assessore Currò nel 2003 ed effettuato grazie ai controlli dei vigili urbani. Per gli interventi di bonifica era stato finanziato poco più di un milione ed era iniziata l’azione sul territorio sugli edifici pubblici, scuole in testa. Il primo documento di protesta degli abitanti risale al 2006, dal titolo “Fondo Fucile, tra amianto e degrado sociale”, scritto dall’ormai ex assessore, dall’architetto Antonio D’Arrigo, dall’assistente sociale Rosalia Faraone e da Valentina Miduri, dottoressa in scienze dell’informazione.

Nell’esposto del 2012 gli abitanti tracciano un quadro allarmante: “ Cinquemila metri quadrati, secondo una relazione dei Vigili Urbani datata Luglio 2003, di amianto ammalorato, guasto, rotto, sotto il quale vivono e respirano 140 famiglie, oltre 600 abitanti, da oltre 50 anni. E non sono valsi a nulla le proteste, le richieste, i blocchi stradali, le diverse forme di lotta. In data 23.03.2006 è stata effettuata una ricognizione nelle abitazioni di Fondo Fucile per verificare la presenza di amianto. Dal sopralluogo è emerso che gran parte delle abitazione sono costituite da lastre realizzate in composizione di cemento ed amianto, ossia eternit altamente pericoloso. Tale materiale, largamente utilizzato sino agli armi ’70, è oggi assolutamente vietato posto che è stato dimostrato come con l’usura la lastra tende a rilasciare nell’aria particelle di amianto che, se inalate, possono produrre gravissime malattie di natura polmonare.L’area in questione inoltre è ricca di coperture delle abitazioni in eternit e le cui fibre libere vengono inalatedagli abitanti della zona. Vicino alle abitazioni inoltre c’è una scuola”.

Nell’ottobre del 2006 la relazione dell’Asl era chiara: “Numerose costruzioni sono ricoperte da onduline in cemento- amianto, la maggior parte delle coperture si presentano in avanzato stato di deterioramento con evidenti zone di frattura che creano rischio di rilascio di fibre di amianto nell’ambiente”.

Un sopralluogo congiunto effettuato il 6 ottobre 2006 da vigili e Asl 5 era emerso che e condizioni igienico-sanitarie – edilizie dell’area erano disastrose, soprattutto per lo stato di deterioramento delle coperture che aumenta i rischi di rilascio di fibre d’amianto che possono essere inalate con conseguenze gravissime per la salute pubblica.

Un anno dopo anche il Genio Civile informa la prefettura sulle condizioni di degrado e di rischio che si registrano a Fondo Fucile. Nel settembre 2007, una nota congiunta di Arpa e Asp trasmessa al prefetto Alecci evidenzia “come tutte le costruzioni non rispettano i più elementari requisiti igienico-edilizi sia in relazione alla tipologia delle costruzioni, sia in relazione ai materiali utilizzati- si legge ancora nell’esposto- Il dirigente dell’ASL 5 pone poi l’attenzione sull’esistenza di un concreto rischio per la salute pubblica poiché le fibre di amianto possono essere facilmente inalate evidenziando altresì come l’esposizione prolungata dell’amianto all’azione di agenti atmosferici può determinare un progressivo degrado della struttura”.

La nota congiunta è dei primi giorni di settembre e poco dopo, il 27 settembre 2007 il prefetto Alecci, dopo un incontro con una delegazione di Fondo Fucile, scrive all’allora sindaco Genovese avvisandolo della gravità della situazione e del pericolo per la salute dei residenti correlato anche alle condizioni di degrado della zona.

Il prefetto inoltre fa riferimento alle relazioni ricevute sulla questione da parte dei Vigili del Fuoco, del Genio Civile, del dipartimento di prevenzione dell’A.U.S.L. n°5 e dell’Arpa e conclude: “dall’insieme degli elementi forniti appare confermata la complessiva situazione di estrema criticità sotto il profilo igienico-sanitario e di sicurezza pubblica,che esige la immediata individuazione di un percorso operativo finalizzato a iniziative di messa in sicurezza dell’area che prevengano l’aggravarsi delle pregiudizievoli condizioni di vita degli abitanti valutando nel contempo fattibili soluzioni alternative per l’alloggiamento dei residenti”.

Neanche la missiva del prefetto Alecci riesci a sbloccare la situazione, al punto che i residenti, esasperati, il 7 dicembre 2009 presentano un esposto in Procura, allegando tutta a documentazione e chiedendo il sequestro dell’area, la demolizione delle baracche, l’accertamento di eventuali responsabilità penali.

Trascorrono altri 3 anni senza che nulla accada e gli abitanti, nel 2012 presentano il secondo esposto.

Oggi è il 16 novembre 2016, sono trascorsi altri 4 anni dall’ultimo esposto, 13 dal censimento e 10 dalle prime proteste. Eppure non è cambiato assolutamente nulla.

Nonostante la situazione sia non solo sotto gli occhi di tutti, ma denunciata e segnalata in tutti i modi possibili.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. E cosa ci si può aspettare da questa Amministrazione che ha lasciato tutto quel materiale inerte sulla via Taormina?

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  2. E cosa ci si può aspettare da questa Amministrazione che ha lasciato tutto quel materiale inerte sulla via Taormina?

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