Cinquecento giovani pro-Irto. Ma nel Pd Vibo Valentia è un "caso" autentico

Cinquecento giovani pro-Irto. Ma nel Pd Vibo Valentia è un “caso” autentico

mario meliado

Cinquecento giovani pro-Irto. Ma nel Pd Vibo Valentia è un “caso” autentico

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lunedì 22 Marzo 2021 - 10:25

Centrosinistra, qualcosa si muove eccome.
In questi minuti, ad esempio, ben 500 giovani si schierano con decisione a sostegno del candidato alla Presidenza della Regione di coalizione, il consigliere regionale dèm Nicola Irto. Ma giusto il Partito democratico scopre d’avere una “grana” pazzesca da gestire a Vibo Valentia, oltretutto nell’unica Federazione non commissariata dell’intera Calabria…

I giovani per Nicola

Dalla “A” di Abate alla “Z” di Zurzolo, 500 giovani calabresi hanno sottoscritto l’appello diffuso agli operatori dell’informazione giusto in questi minuti che è un manifesto endorsement a favore di Nicola Irto. Si qualificano (nome per nome) come «studenti, praticanti, tirocinanti, ricercatori, giovani lavoratori che amano tanto questa terra da aver deciso di spendere in essa le energie migliori» e al contempo assai fiduciosi «nella politica attiva e nell’impegno civico», dichiarando nitidamente di voler «essere protagonisti con le nostre idee di un percorso di cambiamento» della Calabria.
Un afflato civico “verde” – forse propedeutico a una lista organicamente inseribile nello schieramento di centrosinistra? – cui segue una serie d’indicazioni strettamente politiche: il desiderio di una Calabria «che punti sulla cultura e sul sapere» ma che, al tempo stesso, non si lasci sfilare sotto il naso il “treno” del Next Generation Eu e accetti la sfida dello sviluppo ecosostenibile. Conclusione: «Queste, che noi indichiamo come priorità all’interno della prossima agenda regionale, trovano corrispondenza nel progetto di governo del candidato a presidente Nicola Irto, a cui dichiariamo il nostro pieno sostegno in questa battaglia di cambiamento».ò
Un consenso dovuto – spiegano i firmatari – alla circostanza che Irto «ha dato prova in questi anni di conoscere nel dettaglio, anche per formazione e storia politica, le esigenze delle giovani generazioni» e propiziare il futuro di una terra «meritocratica e lungimirante», nell’invitare lo stesso Nicola Irto a un’Assemblea regionale «durante la quale saremo lieti d’esporre tutti i punti programmatici» rispetto ai quali è richiesta l’attenzione del candidato Governatore del centrosinistra.

Il “caso” Vibo

Non mancano però i dolori, anche molto molto acuti.
Sono infatti ben 27, i segretari di circolo del Partito democratico del Vibonese – da Daniela Limardo, segretario del circolo di Limbadi e membro della Direzione regionale piddina, al segretario del circolo di Vibo Marina Francesco Barbieri, passando per lo stesso segretario provinciale dei Giovani Democratici (!) e segretario del circolo di Tropea Riccardo Naccari, il sindaco di Vallelonga Egidio Servello o la consigliera provinciale dèm e segretaria di circolo a Filogaso Maria Condello  – a  «sfiduciare», con una mortifera missiva, il segretario provinciale Enzo Insardà. Che è poi anche l’unico segretario provinciale in carica nell’intera Calabria!, visto che le altre quattro Federazione sono tutte commissariate (e sovente con situazioni “roventi” sul piano legalitario e della strutturazione organica del partito: basterà citare Reggio Calabria).
Inutile menare il can per l’aia: la contestazione più veemente riguarda il tentativo di “rifondare” il Pd «attraverso una pratica politica divisiva e impostata sulla esclusione delle espressioni del dissenso». Secondo il “club dei 27” sarebbe stata convocata così, «senza alcun percorso trasparente e democratico», la «pseudo»-Direzione provinciale del partito «per indicare i candidati al Consiglio regionale», ossia l’uscente Luigi Tassone e Raffaele Mammoliti.

Il consigliere regionale pd Luigi Tassone

Ecco che la grana è enorme, per Nicola Irto prima che per tutti gli altri: se non si risolve presto e bene, il rischio di defezioni pesantissime della vasta “area Bruno Censore” nel Vibonese, o quantomeno di concreto disimpegno elettorale, appare sostanzioso. Anche se i firmatari si appellano proprio a un immediato lavoro di concerto con l’ex presidente del Consiglio regionale, «per sconfiggere la destra e dare alla Calabria un governo riformista e di cambiamento».
Prim’ancòra degli esiti dell’Assemblea provinciale odierna – ad avviso dei firmatari illegittimamente convocata  dal segretario, anziché dal presidente dell’organismo piddino -, il “mantra” è chiaro: promuovere una «strategia inclusiva» e un «confronto vero che riparta dai circoli, dalle istanze d’iscritti, simpatizzanti e corpi sociali». Solo che, per «innescare una riflessione che coinvolga tutta la comunità» – si riflette nel documento –, serve «un atto di netta discontinuità con queste pratiche» sospendendo l’Assemblea provinciale odierna per anteporle la «campagna di consultazione dei circoli indetta dal segretario Enrico Letta» e solo dopo convocare un’Assemblea provinciale del partito dai confini molto, molto larghi.

Insardà: «Tutto regolare»

Il segretario provinciale del Pd di Vibo Valentia
Enzo Insardà fra Michele Mirabello e Bruno Censore

Il segretario provinciale vibonese Insardà, però, non ci sta e fa sapere che « i criteri per la composizione delle liste del Partito democratico della Calabria sono stati stabiliti dal gruppo dirigente presieduto dal commissario regionale, Stefano Graziano, e composto dai parlamentari, dai consiglieri regionali, dai segretari provinciali, dal sindaco della Città metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e del presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci». Come dire: nulla di oscuro, niente che non si sapesse; così come potrebbe filare il ragionamento di confermare l’uscente Tassone e chi come Mammoliti s’era già candidato nel gennaio 2020 per uno scranno a Palazzo Campanella.
Enzo Insardà, tuttavia, è severo nei confronti del “movente politico” del “club dei 27”. Il loro scritto «è giunto a distanza di oltre due mesi dall’assemblea di cui si tratta», rileva il segretario provinciale vibonese del Pd, nella cui analisi celerebbe solo uno «strumentale tentativo di paralizzare l’attività politica dell’organizzazione, e questo proprio in un momento in cui a tutte le donne e gli uomini di questa comunità viene chiesto un più intenso contributo d’energie e idee a sostegno del Partito democratico».

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