Gli smemorati di Messina e la controrivoluzione di Cateno, il vero "Grillo"...

Gli smemorati di Messina e la controrivoluzione di Cateno, il vero “Grillo”…

Gli smemorati di Messina e la controrivoluzione di Cateno, il vero “Grillo”…

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lunedì 22 Ottobre 2018 - 07:38

De Luca camuffa di democrazia le sue idee, è capace di dire una cosa e il suo esatto contrario eppure mantiene inalterato il consenso. E' la versione "facebookiana" di Accorinti e i messinesi plaudono non al contenuto, ma alla sua foga.

Quando era ormai diventato chiaro che Renato Accorinti era troppo impegnato a cercare di pomiciarsi da solo per avere la lucidità politica, e soprattutto amministrativa, necessaria ad avere per la seconda volta la carica di Sindaco, era legittimo chiedersi cosa si sarebbero inventati i messinesi. Era legittimo perché era forte il ricordo della voglia di liberarsi della bruttezza e del clima di caccia ai potenti ai quali, fino a poco tempo prima i messinesi si consegnavano mani e piedi.

Così Messina si è di nuovo divisa in due: da una parte le persone che non vedevano buon occhio l’inefficienza di Renato o erano indifferenti e disinteressate, dall’altra gli “Accorintiani” in pieno giubilo.

Presto si è però compreso cosa stava per succedere, anticipando forse un fenomeno che si estenderà nei prossimi anni ad un livello regionale. Centinaia di volontari, risvegliatisi dal tibetano torpore Accorintiano hanno ricominciato a ripetere a pappagallo frasi che sembravano scritte da menti semplici traumatizzate da colpi in testa inferti dai vecchi padri padroni per punirli di avere pensato qualcosa di sensato e utile alla città: “Basta ai privilegi”, “Salviamo Messina dalla vecchia politica”, “Sconfiggeremo il verminaio” fino ad un ilare ed un pò macabro “Succederà un CATEMOTO”.

Facile quando dall’altra parte hai soggetti che rappresentano innegabilmente (anche se alcuni ben camuffati), la più grande controrivoluzione che si possa immaginare per una città, che nel profondo dell’animo, della vecchia politica si vorrebbe davvero liberare. Secondo un autorevole osservatore, per il messinese tipo, votare per uno qualsiasi degli avversari di Cateno, sarebbe stato come andare a letto con una vecchia puttana senza usare precauzioni e pretendere di non beccarsi una malattia venerea. E alla fine la malattia se la sono beccata lo stesso ed è venuto fuori Cateno, cioè la versione “facebookiana” e violenta di Accorinti.

C’è poco da essere ottimisti. Cateno camuffa di democrazia le sue idee, ha la capacità di dire una cosa e il suo contrario e non vedere intaccato il consenso politico di cui gode. In un certo senso dà spesso l’impressione di essere stato creato proprio per raggiungere questo scopo. E mentre politici e politicanti formati alla scuola del nulla, passano buona parte delle loro giornate a parlare di sè stessi e di ciò che hanno fatto o detto, facendo annoiare la gente (ricordandoci il recente passato Renziano), lui parla dei bisogni facendo in modo che la gente parli di lui. Ma non si vede nulla di buono all’orizzonte perché ciò che è chiaramente evidente a Messina è che ha ragione chi urla di più.

Cateno, il vero “Grillo” di Messina, molto meglio degli scoloriti militanti cinquestelle, ha compreso che qualsiasi cazzata detta con convinzione e movimento del corpo adeguatamente concitato, fa nascere nel cittadino il sospetto, che diventa immediatamente certezza, che quello che sta ascoltando abbia un senso. E la gente di Messina, quando applaude De Luca non applaude il contenuto, applaude la sua foga. E lui lo ha capito, altrimenti perché urlerebbe cosi tanto?

F. Divino

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