Dimissioni Ars, De Luca scrive la lettera e l' affida al "messo" Lo Giudice

Dimissioni Ars, De Luca scrive la lettera e l’ affida al “messo” Lo Giudice

Rosaria Brancato

Dimissioni Ars, De Luca scrive la lettera e l’ affida al “messo” Lo Giudice

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domenica 21 Ottobre 2018 - 21:07

Durante il comizio il sindaco legge la missiva indirizzata al presidente dell'Ars con le sue dimissioni che dovrà essere consegnata nei prossimi giorni dal collega di Santa Teresa di Riva Danilo Lo Giudice.

Conferma le dimissioni da deputato Ars, anche se non si capisce da quando e se le affida ad un “piccione viaggiatore” quale Danilo Lo Giudice piuttosto che ad una pec. Resta sindaco ma spiega che se ci dovesse essere un corto circuito istituzionale con l’Aula si tornerà tutti alle urne “rischieremo tutti, anche io, di non essere rieletti”. Ribadisce le tappe sulla rimodulazione del Piano di riequilibrio perché “il 58% di quello targato Accorinti è farlocco”. Infine scrive una lettera al presidente dell’Ars Miccichè che si chiude con “il mio non è un addio ma un arrivederci perché conto di tornare alla Regione come presidente”.

Quattro ore di comizio per il sindaco Cateno De Luca iniziate però con il neo papà Danilo Lo Giudice (primo dei non eletti e futuro sostituto all’Ars) che spiega “Non ho fretta di andare all’Ars, so che siederò in Assemblea. Ma Cateno De Luca ha trovato tante nefandezze e vincerà anche questa battaglia. Assumo già da adesso l’impegno davanti ai messinesi che quando sarò all’Ars farò di tutto per raccogliere l’eredità lasciata da De Luca in 3 legislature e soprattutto in questi ultimi mesi che lo hanno visto portare a Messina ingenti risorse”.

Non si è in realtà capito bene quando avverrà il passaggio di consegne, perché nella lettera a Gianfranco Miccichè indica come data il 23 novembre, ma è una missiva di annuncio più che un atto ufficiale e nel mezzo ci sarà comunque il dibattito sul Piano di riequilibrio da rimodulare. De Luca ha quindi esposto la lettera inviata al presidente dell’Ars.

LA LETTERA A GIANFRANCO MICCICHE’ PRES. DELL’ARS

“Con la presente rassegno le mie dimissioni da deputato regionale avendo scelto di essere sindaco di Messina, nella consapevolezza di poter restare in carica nella doppia veste di deputato e sindaco per altri mesi, vista la situazione che si è verificata all’Ars in Commissione verifica poteri (ndr. De Luca fa riferimento alla situazione di stallo che si è creata in attesa che il Cga si esprima sui ricorsi presentati per la mancata applicazione della Severino alle Regionali di novembre 2017 e che riguardano anche componenti della Commissione) Voglio però togliervi dall’imbarazzo. Mi conosce e sa bene che sono innamorato della politica e delle sobrie istituzioni. La mia frenetica attività parlamentare ne è prova, scolpita negli atti ufficiali. Se io, figlio di contadini e muratori, a 46 anni ho già avuto il privilegio di essere eletto sindaco in 3 comuni, vuol dire che il popolo apprezza la mia politica del fare. Ho indugiato qualche mese in più non per approfittare ma perché avevo la necessità di esercitare un’azione di persuasione nei confronti del Consiglio comunale dove non ho maggioranza. Non le nascondo che la data delle dimissioni era fissata al 23 novembre dopo l’approvazione del Piano di riequilibrio. Molti hanno strumentalizzato la mia scelta. Ma io amo di più fare il sindaco che il parlamentare, sono un amministratore nei palazzi di governo e non un deputato nei palazzi. Voglio fare il sindaco con questo Consiglio comunale, ma se non sarà possibile, sarò costretto a tornare al voto per avere la maggioranza. Mi assumo in quel caso anche il rischio anche di non essere rieletto. Se ci sarà un corto circuito istituzionale ci sottoporremo tutti al ritorno alle urne, io non campo di politica ed esisto a prescindere dalla politica. Ora Messina ha bisogno di essere difesa dall’ultimo violento attacco di chi preferisce il lucro per pochi intimi al benessere diffuso. Non ho paura delle caste. Danilo mi sostituirà egregiamente essendo come me figlio del popolo, non figlio d’arte.

Presidente Miccichè, il mio sogno, se uscirò vivo da sindaco di Messina è quello di tornare all’Ars da Presidente della Regione. Ritengo che il progetto di radicale svolta che cerco di attuare a Messina possa essere da esempio per la Sicilia.

Il mio non è un addio ma un arrivederci”.

Non si capisce perché ma il sindaco affida a Danilo Lo Giudice il compito di portare la lettera a Miccichè, ma è chiaro che passerà ancora tempo prima che questo passo divenga realmente ufficiale.

Parte del comizio è stato dedicato alla rimodulazione del Piano di riequilibrio, che viene definito anche “Salva Messina” e che servirà a far quadrare i conti.

In questa parte del comizio De Luca ha annunciato la volontà di tagliare i costi della Politica (giunta, consiglio, circoscrizioni) e di voler proporre i tagli agli interessati “dobbiamo dare l’esempio”.

Quanto alle recenti nomine, in particolare al Collegio dei sindaci di Messinambiente (nel quale figura il cognato di D’Alia, Giovanni Capillo) ha spiegato d’aver ricevuto 6 candidature per i 3 posti. I sei erano: “Francesco Vito, che conosco da sempre, Claudia Pagano, che non si chi è, Capillo Giovanni, che non sapevo essere il cognato di D’Alia perché ho smesso di frequentarlo da tempo. infine Iovine Gennaro, di Marcerata, Tantaro Gianvito di Salemi, Luigi Fallica di Paternò. Ho scelto i 3 di Messina ed ho nominato presidente l’unico che conoscevo. Nessuno però ha scritto che ridotto del 50% i compensi sia per il collegio che per il liquidatore. Per questo ruolo ho scelto un commercialista che conosco da sempre. Ho dovuto cambiare liquidatore perché Messinambiente invece di essere liquidata ancora paga l’affitto, ha consulenti che costano. Ho scelto un commercialista perché così non ha bisogno di altri consulenti…..”

Sul Piano di riequilbrio non sono mancate le frecciate all’ex assessore Signorino “bocciato due volte da Accorinti che lo ha sostituito con Eller e Cuzzola” ed ha poi ribadito che nel Piano Pluriennale ci sono alcune poste “farlocche” con riferimento al mancato accantonamento in 3 anni (2014-2017) degli oltre 89 milioni previsti.

La massa debitoria era di 425 milioni di euro, e nei primi anni, fino al 2017 si dovevano accantonare 89 milioni e 800 mila. Invece nei cassetti ne abbiamo trovati 37 milioni. Le altre somme sono state usate per coprire il bilancio. Quindi o è farlocco il Piano di riequilibrio o è farlocco il bilancio. Io adesso sono nelle mani del consiglio comunale, non ho più la rete di deputato regionale ma non mi spavento a tirare un colpo di penna e tornare alle urne. Confido in un percorso incardinato con il consiglio comunale che con coraggio ha operato in discontinuità, sta dimostrando che non si fa condizionare dalle lobbies e se continua così concluderemo la legislatura e faremo un sacco di cose belle per Messina

Rosaria Brancato

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