Tensioni, striscioni, il fantasma della privatizzazione: l'atto torna indietro. Cacciola: "L'Atm resta pubblica"

Tensioni, striscioni, il fantasma della privatizzazione: l’atto torna indietro. Cacciola: “L’Atm resta pubblica”

Francesca Stornante

Tensioni, striscioni, il fantasma della privatizzazione: l’atto torna indietro. Cacciola: “L’Atm resta pubblica”

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venerdì 08 Gennaio 2016 - 00:11

Serata lunga, tesa, nervosa, ma senza risultato quella di ieri in consiglio comunale. In discussione il contratto di servizio Atm fermato da nuove criticità rilevate dai consiglieri comunali. Nella tribuna superiore un gruppo di lavoratori, sindacati ed esponenti di associazioni e movimenti. La giunta modificherà la delibera e lunedì si torna in aula. FOTO DI SERENA CAPPARELLI

Un nuovo rinvio. Ancora una volta una delibera da modificare. Un destino che accomuna ormai quasi tutti gli atti importanti dell’amministrazione Accorinti, anche se questa è forse l’unica volta in cui gli errori non sono da addossare solo alla giunta di Palazzo Zanca. Ieri sera è toccato al contratto di servizio Atm, pronto ormai da un anno e ancora in balìa di ritardi, dubbi, “scoperte” dell’ultima ora che bisogna rivedere e aggiustare. Una seduta dedicata all’importante provvedimento, che definirà i rapporti tra Comune e azienda trasporti, era finita con un rinvio già lo scorso 23 dicembre, quando i consiglieri comunali avevano tirato fuori una serie di perplessità legate ai pareri discordanti del dirigente alla viabilità e del ragioniere generale e alla mancanza dei bilanci 2015 e pluriennale, visto che nel contratto si definiscono precisi impegni finanziari per il prossimo triennio. Si era deciso di prendere tempo per far chiarezza su questi punti e ieri l’aula aveva deciso di rimettere in discussione il contratto di servizio Atm. Di quei punti però nessuno ha parlato. Sono uscite fuori nuove anomalie che hanno messo a rischio addirittura l’avvio della discussione sulla delibera. I riflettori si sono accesi in particolare sul piano finanziario legato al contratto di servizio, un piano che parte dal 2015 e che dunque, visto che l’anno è ormai trascorso, appare abbondantemente superato. “Un paradosso che rende l’atto non votabile” ha ammonito il consigliere Pd Claudio Cardile, seguito poi dal collega Gino Sturniolo che ha invece posto l’attenzione sul tanto discusso articolo 5, quello in cui si rievoca la famosa delibera del 14 febbraio 2012 con cui il consiglio comunale dell’epoca dava il via libera alla trasformazione in spa dell’azienda, voluta dalla giunta Buzzanca. Un passaggio che in questi giorni ha fatto molto discutere, mettendo in subbuglio i sindacati, tanto che ieri erano intervenuti da un lato Filt Cgil, Fit Cisl e Cub e dall’altro lato l’Orsa per invocare a gran voce di eliminare totalmente questo punto che è stato letto come la possibilità di lasciare aperta l’ipotesi di privatizzare l’azienda di via La Farina. Sindacati che ieri sera si sono presentati a Palazzo Zanca per seguire dall’alto la seduta e vigilare sulle decisioni importantissime che passano dal contratto di servizio.

Una presenza che ha reso la seduta piena di momenti di tensione. In circa tre ore di consiglio sono state più le urla, le sospensioni, le riunioni tra capigruppo, assessori e dirigenti fuori microfono. A creare scompiglio gli striscioni e le bandiere esposte ad un certo punto dal “piano superiore”, dove c’era il segretario dell’Orsa Mariano Massaro insieme ad una rappresentanza di lavoratori, supportati da una variegata presenza di esponenti di movimenti e associazioni cittadine, che hanno contestato l’andamento dei lavori, che hanno rischiato di non far proseguire la seduta quando la presidente Barrile ha chiesto di togliere gli striscioni, che hanno più volte urlato no alla privatizzazione dell’Atm. Una privatizzazione di cui in realtà nessuno ha mai parlato in questi anni, ma che a molti è sembrata celata dietro quella delibera del 2012 e poi dietro una successiva dell’aprile 2013 dell’ex commissario Luigi Croce. Due tentativi, rimasti solo sulla carta, di avviare la liquidazione dell’Atm per dare vita ad una spa, ma che inseriti nel contratto di servizio di oggi fanno ancora temere che prima o poi si possa arrivare a quel punto.

A sgomberare il campo dai dubbi l’assessore Gaetano Cacciola, in aula insieme al collega De Cola, al direttore dell’Atm Giovanni Foti, al dirigente del dipartimento Mobilità Mario Pizzino, ai revisori dei conti. “L’azienda è pubblica, non c’è e non c’è mai stata nessuna intenzione di privatizzarla. Vogliamo dimostrare che un’azienda pubblica può garantire un servizio adeguato, ma può farlo solo in presenza di un contratto di servizio. Tutto ciò che potrebbe far sorgere ogni tipo di dubbio verrà eliminato con apposito emendamento, ma vorrei fosse chiaro questo strumento non riguarda l’organizzazione societaria dell’azienda. Il contratto di servizio è una garanzia per il Comune, è una garanzia per l’Atm, è una garanzia soprattutto per il personale perché stabilisce gli importi che il Comune deve fornire a fronte di un servizio reso. E’ una garanzia per i fornitori dell’Atm, per le banche che possono sostenere finanziariamente l’azienda”. L’assessore ha poi ricordato all’aula che il contratto Atm fu predisposto nel gennaio del 2015 e, anche se nei primissimi mesi fu bloccato dalla necessità di approvare prima il piano di riequilibrio, è poi rimasto impantanato quasi per un anno. Infatti, se la discussione non fosse arrivata così in ritardo, non ci sarebbe stato bisogno di modificare oggi un provvedimento che era stato programmato per partire dal 2015 ma che adesso è slittato di un anno. Cacciola ha chiesto, dopo un lunghissimo confronto con gli stessi consiglieri comunali, di rinviare il dibattito in attesa che la giunta possa modificare le criticità emerse ieri. Tre i punti salienti: piano finanziario che deve partire dal 2016 e non dal 2015, durata del contratto che da triennale diventa biennale ed eliminazione di quel passaggio legato alle vecchie delibere di trasformazione in spa. La giunta procederà probabilmente con un maxi-emendamento, come spesso ha fatto per aggiustare le delibere che altrimenti non avrebbero trovato il via libera in consiglio. Dunque si tornerà in aula lunedì alle 13 per provare a chiudere davvero la partita.

Se tutti gli impegni presi in aula saranno rispettati il provvedimento non dovrebbe trovare grossi ostacoli poiché tutti si sono dichiarati pronti a votare un atto considerato di importanza vitale per la vita dell’azienda e per un vero rilancio del trasporto pubblico locale. Non sono mancati i battibecchi tra gli stessi consiglieri, così come non sono mancate le critiche all’amministrazione, da Donatella Sindoni che ha voluto sottolineare che l’amministrazione era perfettamente a conoscenza delle criticità rilevate ieri e che dunque avrebbe potuto correggerle già molto tempo fa, a Santalco che ha elogiato questa nuova compagine di centrodestra che si sta impegnando per mantenere pubblica l’azienda trasporti messinese.

I consiglieri però evidentemente non erano stati così attenti durante le sedute di commissione che nei mesi scorsi furono dedicate al contratto di servizio Atm perché nessuno di questi punti saltò fuori all’epoca. Eppure il contratto è rimasto esattamente lo stesso. Lecito chiedersi perché quelle modifiche chieste e concordate ieri non furono avanzate in commissione, per esempio nel giorno in cui si esitò la delibera con un’astensione tecnica e dopo un dibattito molto sterile che entrò poco o nulla nel merito delle 50 pagine del documento (VEDI QUI). Ma, come si suol dire, inutile piangere sul latte versato, quindi non resta che attendere lunedì. L’amministrazione dovrà preparare le modifiche, i consiglieri potranno discutere a fondo tutti i dettagli del contratto, forse per la prima volta dopo anni Comune e Atm potrebbero finalmente vedere messo nero su bianco ogni aspetto del loro rapporto.

Francesca Stornante

6 commenti

  1. Quando tutti – e sottolineo TUTTI – si trovano d’accordo qualcosa, è quello il momento in cui bisognerebbe farsi qualche domanda. Ieri, più che lo “spettro” della privatizzazione dell’ATM (e che ci sarebbe di male? si toglierebbe dalle mani dei politici e dei rispettivi clienti: ma è questo il vero motivo per cui tutti sono d’accordo nel non farlo – e pazienza se si è già dimostrato che l’azienda in mano pubblica è un colabrodo), è andato in scena uno spettacolo che rappresenta l’ennesima dimostrazione empirica della Public Choice Theory: lobbismo, rent-seekers, effetto di “cattura”, ricerca del consenso. Meraviglioso.
    Ah, dimenticavo, giusto per fare un esempio: a Cremona la Km è stata “privatizzata”; non è morto nessuno, per la cronaca.

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  2. Quando tutti – e sottolineo TUTTI – si trovano d’accordo qualcosa, è quello il momento in cui bisognerebbe farsi qualche domanda. Ieri, più che lo “spettro” della privatizzazione dell’ATM (e che ci sarebbe di male? si toglierebbe dalle mani dei politici e dei rispettivi clienti: ma è questo il vero motivo per cui tutti sono d’accordo nel non farlo – e pazienza se si è già dimostrato che l’azienda in mano pubblica è un colabrodo), è andato in scena uno spettacolo che rappresenta l’ennesima dimostrazione empirica della Public Choice Theory: lobbismo, rent-seekers, effetto di “cattura”, ricerca del consenso. Meraviglioso.
    Ah, dimenticavo, giusto per fare un esempio: a Cremona la Km è stata “privatizzata”; non è morto nessuno, per la cronaca.

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  3. Ma perché prima il Consiglio Comunale non chiede di esaminare la delibera di approvazione del conto consuntivo ATM del 2014 già approvata lo scorso Ottobre dal Commissario? Sarebbe utile per capire i costi reali da coprire. Inoltre chi l’ ha detto che una SPA deve essere privata? Basterebbe inserire la clausola a capitale pubblico. Una SPA avrebbe maggiore autonomia gestionale della “partecipata” ed il patrimonio di dotazione garantirebbe il sistema bancario per investimenti che pur dovrebbero realizzarsi. Temo invece che i sindacati vogliano difendere privilegi non più difendibili!!!

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  4. Ma perché prima il Consiglio Comunale non chiede di esaminare la delibera di approvazione del conto consuntivo ATM del 2014 già approvata lo scorso Ottobre dal Commissario? Sarebbe utile per capire i costi reali da coprire. Inoltre chi l’ ha detto che una SPA deve essere privata? Basterebbe inserire la clausola a capitale pubblico. Una SPA avrebbe maggiore autonomia gestionale della “partecipata” ed il patrimonio di dotazione garantirebbe il sistema bancario per investimenti che pur dovrebbero realizzarsi. Temo invece che i sindacati vogliano difendere privilegi non più difendibili!!!

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  5. Benedetto XVII 8 Gennaio 2016 10:53

    I produttori di acqua minerale sono felici del fatto che la gestione dell’AMAM resti per sempre nelle manine della politica

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  6. Benedetto XVII 8 Gennaio 2016 10:53

    I produttori di acqua minerale sono felici del fatto che la gestione dell’AMAM resti per sempre nelle manine della politica

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