Ma davvero i nostri guai derivano dalla "cattivona" Merkel?

Ma davvero i nostri guai derivano dalla “cattivona” Merkel?

Giovanni Mollica

Ma davvero i nostri guai derivano dalla “cattivona” Merkel?

Tag:

domenica 03 Giugno 2012 - 17:20

Persino nei momenti più difficili la politica italiana si mostra inadeguata. In periferia come al centro. A Messina, città allo sfascio, il problema più importante non è migliorare la qualità della vita ma chi si candiderà a sindaco

Crescono spread, tassi di titoli pubblici e disoccupazione; aumenta il divario tra Nord e Sud. Scendono Borsa e PIL. Da alcuni decenni, i giovani validi fuggono da un Meridione ormai privo di una classe dirigente appena accettabile. Pagando il denaro quattro volte di più dei concorrenti tedeschi, le imprese italiane possono sopravvivere solo vendendo o trasferendosi all’estero.
Per commentatori e politici italiani, questo disastro ha un solo colpevole: Angela Merkel, Bundeskanzelrin – Cancelliera federale, al femminile, come ama farsi chiamare – della Repubblica Tedesca.

Almeno, così riportano i media, sempre pronti ad allearsi con i possibili futuri vincitori.
Ma è proprio così?

Quando, per volontà di Ciampi e Prodi e contro il parere di un’esigua minoranza di economisti come Martino, Savona e Galloni, nacque l’euro, la stragrande maggioranza dei nostri politicucci brindò alle magnifiche sorti e progressive che si aprivano per il nostro Paese. Non avevano capito che i benefici dell’euro sarebbero stati duraturi a condizione che i Governi fossero capaci di adeguare l’apparato statale e produttivo del Paese alle nuove condizioni imposte dalla concorrenza degli Stati europei più efficienti.
Sappiamo bene che queste riforme che non furono mai fatte, per la semplice ragione che sarebbero costate troppo in termini di potere proprio a coloro che ci rappresentavano e governavano.
Ciampi era, in quei mesi – come è stato Monti tra Novembre e Aprile -, l’Uomo mandato dalla Provvidenza. Guai a parlarne male. I giornali ne magnificavano l’integrità morale (che c’era tutta) e l’acume economico che, come i fatti hanno ampiamente dimostrato, era tutto da verificare.
A distanza di dieci anni si è invece capito che l’effettivo vincitore della grande battaglia dell’Euro è stato Helmut Kohl. L’unico che era riuscito a prevedere lo straordinario vantaggio che la creazione di un’Eurozona allargata avrebbe regalato al suo Paese. A danno di coloro che non avevano né i bilanci in ordine né Governi capaci di realizzare le riforme indispensabili per recuperare competitività.
Al contrario di Kohl, politici e opinion maker italiani, greci e portoghesi si lasciarono incantare da una visione romantica dell’Europa a moneta unica, in competizione con un’America in declino.

Il seguito è storia.

Certo, ormai la frittata è fatta ed è inutile rinvangare il passato ma, purtroppo, questa incapacità della politica italiana a guardare lontano rimane tutta.
Oggi la moda politico-giornalistica è dare addosso a Frau Nein che, da donna stupida, malvagia ed egoista quale viene dipinta, non vuole accettare gli eurobond e le deroghe al Fiscal Compact.
Comodo alibi delle mediocri forze politiche italiane per sfuggire alle responsabilità e scaricare le loro colpe sugli altri.
Così vediamo Bersani chiedere a gran voce che Monti batta i pugni sul tavolo di un’Europa sottomessa alla politica della Germania, Berlusconi minacciare la Merkel di far stampare euro dal nostro Poligrafico, Di Pietro pontificare che il rigore dell’Europa alla tedesca ha fallito, Casini suggerire di cambiare rotta e Grillo strillare che i Tedeschi imparino quant’è bella la decrescita felice.
Insomma, una Corte dei Miracoli che accentua la paura del futuro degli Italiani.
Al di là di simpatie e antipatie, proviamo a ragionare: che gli eurobond – cioè titoli pubblici emessi dai vari Paesi e garantiti dall’Europa intera invece che dal singolo Stato emittente – siano utili per abbassare i tassi d’interesse è cosa sicura. Sarebbe come avere un bancomat collegato a un conto corrente cointestato con chi è molto più ricco di noi. Avremmo tutto da guadagnare, ma non meravigliamoci se il cointestatario non è d’accordo
Inoltre, a parità di tassi, la Germania vedrebbe migliorare la competitività dei suoi più diretti concorrenti nelle esportazioni. Italia in testa. Chi glielo fa fare?
Quanto alle deroghe del Fiscal Compact – il Patto di stabilità sottoscritto dai 17 Stati dell’Eurozona che prevede, tra l’altro, il pareggio di bilancio inserito nella Costituzione e il rientro, in 20 anni, del debito pubblico al di sotto del 20% -, la Germania ha tutto l’interesse a tirare la discussione per le lunghe. Per la semplice ragione che quell’accordo rappresenta un ulteriore cappio (il primo è l’euro stesso) intorno al collo di possibili concorrenti. Italia in testa. Appare ormai chiaro che, pur di non dare ossigeno alle esportazioni italiane – sull’orlo del collasso tra costo del denaro, stretta creditizia, inefficienza delle Istituzioni (Giustizia in testa) e … terremoti -, la Germania e i suoi soci ricchi sono disposti a spaccare l’Eurozona.
Negare gli eurobond e tenere in piedi un po’ di Fiscal Compact significa garantire al Paese della signora Merkel un altro decennio di crescita e prosperità. E grossi problemi a tutti gli altri.
E’ notizia di pochi giorni fa che gli Shatz (i titolo pubblici biennali tedeschi) si vendono al valore nominale e a cedola zero. E la domanda dei mercati è il doppio del quantitativo in emissione. Cioè che chi presta 1.000 € alla Germania si vedrà restituire la stessa somma dopo due anni, senza interessi. E dovrà pure dire grazie. Saranno però 1.000 € sicuri, a differenza di quelli che prestati ai Paesi mediterranei.
Riassumendo, l’unione monetaria è servita alla Germania per tenere basso l’euro e per ottenere finanziamenti a tasso zero o quasi – preziosi nelle fasi dell’unificazione -; ora che l’obiettivo è stato raggiunto può anche andare in malora. Se poi dura ancora qualche anno – così da finire di distruggere la struttura produttiva dei Paesi concorrenti sul piano delle esportazioni -, tutto grasso che cola.
Peggio per chi – come l’Italia – si è dimostrato un utile idiota in questo grande Risiko economico.

Di fronte a questa situazione, quella di Angelona è malvagità o semplicemente una chiara visione degli interessi nazionali?

8 commenti

  1. Bella disamina, da economista direi, ma per me lo sfascio dell’Europa è da addebitare maggiormente alla Germania ed ai politici italiani e stranieri che hanno voluto l’euro ad ogni costo. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Aspetto al varco la Germania e la Spagna, la Francia sta già disgregandosi. Impareranno sulla loro pelle il danno che l’euro ha provocato.

    0
    0
  2. Caro Giovanni Mollica, l’Italia non cresce da almeno vent’anni, Messina è tra le prime in classifica. Perchè non cresciamo rispetto alla Germania, Inghilterra, Austria, Paesi del nord Europa, perchè Messina non cresce rispetto a Treviso, Verona, Milano, Torino, Trieste, Bari, Salerno, Roma,
    non è difficile la risposta. Noi messinesi non rispettiamo le regole, la lex, questo provoca il trionfo della mediocrità e un disprezzo della meritocrazia. Insomma caro Mollica, tutti muratori,tutti progettisti, tutti costruttori, tutti avvocati, tutti accademici, tutti commessi, tutti commercianti. Si cresce rispettando le regole e facendole rispettare. si cresce se scegliamo il merito come metro di valutazione.

    0
    0
  3. Lev Nikolaevich 3 Giugno 2012 22:38

    Non ho mai letto così tante idiozie sintetizzate in modo talmente accurato. Noi (europei e occidentali in genere) stiamo attraversando una crisi strutturale (cioè, una crisi del modello economico che abbiamo costruito, e non una momentanea contrazione del sistema, con successiva ripresa al costo di qualche lavoratore e un pò d’inflazione). L’euro non c’entra niente – ed è il caso di ribadire: menomale che abbiamo avuto l’euro. L’euro ha obbligato i paesi aderenti ad obbedire a una serie di criteri di bilancio pubblico (ad esempio, inflazione sotto il 3%), è questo il succo della questione “euro” e anche il suo IMMENSO valore, soprattutto per l’Italia. Si immagini infatti cosa sarebbe successo in Italia senza questi vincoli di bilancio… a quest’ora con la crisi attuale con un milione di lire non si sarbbe comprato neanche un chilo di pane! La Grecia ha truccato i conti pubblici per anni, ecco perchè ora è nella merda più di tutti (ma al peggio non c’è fine…).

    E adesso, solo le più palesi tra le mille correzioni che si dovrebbero apportare a questo articolo (solo tecniche, perchè non discuto il diritto di avere una o un’altra opinione). 1) Il tasso d’interesse dell’euro, cioè il costo del denaro “euro”, è sempre stato fissato dalla BCE sin dalla nascita della moneta unica, ed è uguale per tutti i paesi aderenti, proprio perchè tutti i paesi possano competere nell’esportare senza “truccare” il costo delle proprie esportazioni con artifici monetari. I paesi euro, dunque, da quando c’è l’euro e la BCE, da questo punto di vista giocano ad armi pari; 2) perchè gli eurobond dovrebbero far scendere il costo del denaro in Italia dunque?? L’unica cosa che scenderebbe, perchè non esisterebbe più, sarebbe il famoso spread; 3) Cosa è lo spread, e perchè non c’entra niente col costo del denaro (ad esempio, da molti mesi c’è uno spread altissimo mentre il tasso d’interesse dell’euro, in seguito a molti interventi della BCE, è a zero)? Lo spread è la differenza tra il tasso d’interesse pagato a chi compra titoli del debito pubblico italiano, e quello pagato a chi compra titoli del debito tedesco (presi tradizionalmente come indicatore perchè la Germania è la più stabile tra le economie europee). Il suo valore dipende dalla solvibilità di uno stato: lo stato che vacilla deve pagare di più per ottenere “prestiti”, cioè persone/enti pronti a prestargli dei soldi (cioè comprare titoli del suo debito pubblico). Se ci fossero gli “eurobond”, questa storia dello “spread” finirebbe perchè il garante, come parzialmente detto nell’articolo, sarebbe l’Europa stessa, quindi forse si parlerebbe di differenza tra titoli europei e americani, o cinesi o brasiliani, ma mai più di spread intra-europeo. Ora, cosa c’entra tutto questo col tasso d’interesse dell’euro, o costo della moneta euro che dir si voglia?? E per quale motivo si continua a far credere alla gente che il problema sia l’euro e non il modo in cui abbiamo impostato l’economia, l’equità, il ruolo delle banche, l’energia, l’università e il mercato del lavoro??? >Forse perchè scrivere “euro” è molto più facile, veloce, pratico, e si puà pronunziare anche ruttando a stomaco pieno…

    0
    0
  4. nunzio.turiaco 4 Giugno 2012 09:39

    Ritengo, da Console onorario tedesco e da cittadino italiano, il suo articolo fuorviante, ed assolutamente non condivisibile.
    L’italia per la Germania rappresenta il partner commerciale numero uno, per cui se l’Italia crolla , la Germania perderebbe il mercato numero uno per le sue esportazioni.
    Il grande debito pubblico di alcuni paesi nell’area euro è solo uno dei fattori , non certamente l’unico ,della crisi della nostra moneta.Nessuno trarrebbe vantaggio in questo momento dal fallimento di uno solo dei Paesi aderenti alla moneta unica.E’ risaputo che molte banche tedesche hanno nel loro portafoglio quantità enormi di titoli di stato greci. Mi spieghi lei, quale interesse avrebbe il sistema bancario tedesco, perché venga dichiarato il fallimento della Grecia?
    Sprechi, evasione fiscale, corruzione, cattiva gestione delle risorse ,sono sotto gli occhi di tutti in Italia. Non facciamo altro che leggere proprio di queste cose da anni sui nostri giornali, e non cambia nulla!.
    Le desidero fare una domanda: lei è mai stato in Germania? Conosce minimamente la sua storia degli ultimi decenni ? Sa quale è il tasso di evasione fiscale , corruzione o degli sprechi nella pubblica amministrazione? Sa forse, per quale motivo si sono dimessi negli ultimi mesi un ministro ed un presidente della repubblica in Germania? Per motivi che qui da noi sarebbero ritenuti assolutamente ridicoli e privi di significato!
    E’ la nostra mentalità che deve cambiare, se desideriamo continuare a sedere fra i grandi Paesi nel mondo. Oggi , noi paghiamo i danni di una politica , sia di destra che di sinistra che , più che guardare agli interessi del nostro Paese , ha guardato solo ed esclusivamente al proprio.

    0
    0
  5. Caro Turiaco, il suo è un commento da … console onorario, non da Italiano che si sforza di capire quali provvedimenti si devono adottare per fare stare meglio i suoi concittadini. Il succo dell’articolo è che la Cancelliera fa semplicemente gli interessi della Germania, ma non mi sento di applaudire chi, pur agendo correttamente, danneggia il mio Paese. Dire che, poiché la nostra classe politica è inetta e corrotta, è “giusto” che i nostri titoli di stato siano venduti al 6%, con tutto quel che ne segue, è una forma di moralismo inaccettabile. I Governi devono fare il possibile per far stare meglio i propri cittadini, anche se, sul piano di una discutibile etica, sono “peggiori” dei vicini. Qando gli interessi dei tedeschi contrastano con i nostri, dobbiamo prenderne atto e agire in conseguenza. “Giusto” o “ingiusto” che sia.

    0
    0
  6. Sono d’accordo, ma non crede che – oltre al mancato rispetto delle regole e in attesa che cambi la mentalità di Messinesi e Italiani – vi siano state scelte politiche (nazionali e locali) che hanno, di fatto, accresciuto il gap che lei segnala? E che, tra queste, abbia avuto un ruolo decisivo un’affrettata entrata dell’Italia nell’Eurozona? Solo questo volevo dire, non certo negare i difetti di Italiani e Messinesi.

    0
    0
  7. Caro Tolstoj, le sue discettazioni tecniche sono ampiamente smentite dai fatti. L’opinabile analisi che lei fa non può convincere neanche il più astratto idealista che gli Italiani stanno meglio da quando il Paese è entrato nell’Eurozona. Dire che “il tasso d’interesse dell’euro, in seguito a molti interventi della BCE, è a zero” non significa nulla, visto che, per comprare i nostri titoli pubblici, il mercato pretende il 6% di interessi. Vanificando così i sacrifici imposti proprio a chi sta peggio. Non credo che i suoi argomenti riescano a convincere chi deve campare con 600 euro al mese. Il nickname che si è scelto (Lev Nikolaevich) spiega benissimo le sue (rispettabilissime) convinzioni.

    0
    0
  8. Lev Nikolaevich 5 Giugno 2012 13:26

    Caro Mollica, dalla Sua risposta capisco che è inutile perdere tempo commentando quello che Lei scrive, e me ne ricorderò in futuro.

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007