Palazzo di 7 piani a San Licandro. Lavori sospesi nel 2012, oggi tornano le ruspe. I dubbi dei consiglieri

Palazzo di 7 piani a San Licandro. Lavori sospesi nel 2012, oggi tornano le ruspe. I dubbi dei consiglieri

Rosaria Brancato

Palazzo di 7 piani a San Licandro. Lavori sospesi nel 2012, oggi tornano le ruspe. I dubbi dei consiglieri

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venerdì 14 Ottobre 2016 - 07:33

Nel 2012 la costruzione dell'edificio di 7 piani fu sospesa in seguito alla segnalazione di una serie di criticità evidenziate dal consiglio di quartiere. Adesso le ruspe sono riapparse e tre consiglieri si chiedono se quelle criticità siano state sanate dal Comune e dall'impresa o meno.

I lavori erano stato fermati nel 2012, dopo una serie di solleciti da parte del Consiglio di circoscrizione, ma adesso, 4 anni dopo, le ruspe nel rione di San Licandro sono riapparse, senza che le perplessità di allora abbiano avuto risposta.

Così i consiglieri del V quartiere Giuseppe Alessi, Franco Laimo, Francesco Mucciardi, prendendo il “testimone” della precedente battaglia, tornano sull’argomento.

“Nelle scorse settimane sul Viale Regina Elena – rione di San Licandro, lato valle – antistante al civico 287 è stato avviato un cantiere per la realizzazione di un “edificio residenziale in cemento armato a sette elevazioni fuori terra oltre due pianti (cantina e parcheggio interrati)” da parte della ditta Blue Line S.r.l., giuste autorizzazioni e approvazioni rispettivamente, del Comune di Messina – concessione edilizia 88/2015 – e del Genio Civile di Messina – nulla osta nr. 45427 del 16/03/2015 – , con previsione stimata di fine lavori 30/07/2018. L’ edificio si inserisce in un contesto di già forte urbanizzazione e a ridosso di un impianto di distribuzione di carburanti oltre che di altre abitazioni private poste negli immediati confini della zona di cantiere”.

L’impresa, ricordano i consiglieri, già nel corso della precedente amministrazione aveva presentato un progetto per la realizzazione di un edificio con analoghe caratteristiche. Il progetto presentava una serie di potenziali criticità che furono oggetto di approfondimento tecnico richiesto proprio dal Consiglio circoscrizionale, in quegli anni presieduto da Alessandro Russo.

In particolare il Consiglio chiedeva chiarimenti in merito a diversi aspetti: a) il rispetto delle distanze previste che la vigente normativa impone tra abitazioni e impianti di distribuzione di carburante e GPL; b) la presenza di tiranti di fondamenta dell’edificio che erano progettati al di sotto della strada comunale soprastante (Viale Regina Elena), quindi in terreno a tutti gli effetti di demanio comunale, per i quali veniva dalla ditta Blue Line S.r.l. richiesta al Dipartimento Patrimonio la concessione di occupazione suolo pubblico a 99 anni.

In sintesi l’edificio sarebbe sorto in terreno demaniale a fronte di una concessione di quasi cento anni.

“Il regime di occupazione suolo pubblico, attualmente in fase di modifica- proseguono i consiglieri Alessi, Laimo e Mucciardo nell’interrogazione al sindaco ed all’assessore De Cola oltre che al Genio Civile- deve necessariamente presentare delle differenze di applicazione a seconda che ci si trovi dinanzi alle richieste di occupazione temporanea per attività commerciali o di altra natura che prevedano occupazioni per installazioni comunque facilmente amovibili o che ci si trovi dinanzi a opere durature, in cemento armato e necessarie alla stessa edificazione in sicurezza di edifici, pertanto con aggravio sul demanio comunale decisamente più oneroso per la collettività. L’edificio in realizzazione da parte della ditta Blue Line S.r.l. prevede come parte essenziale alla sicurezza complessiva del progetto la collocazione dei citati tiranti al di sotto di Viale Regina Elena. Per tali tiranti, in suolo comunale, è prevista la corresponsione di un canone di concessione che non può, per sua natura, essere perenne, semmai limitato – per legge – ai 99 anni”.

I tre consiglieri di circoscrizione rilevano però che, in analogia a quanto avviene per la concessione del diritto di superficie, la realizzazione di una parte dell’opera su suolo pubblico concesso presenta giuridicamente delle possibili ripercussioni sulla vendita degli immobili. E’ infatti evidente che nel momento in cui si acquista un’abitazione si deve trasferire all’acquirente il diritto di proprietà che deve essere tale per tutta l’opera e non solo in parte. In questo caso gli acquirenti scoprirebbero che una delle parti essenziali dell’edificio, ovvero i tiranti di fondamenta, sono in concessione per 99 anni e la proprietà è del Comune.

“L’opera, a seguito di richiesta di informazioni in merito a queste criticità è stata sospesa per qualche anno. Ci chiediamo- continuano i consiglieri- con quali modalità e gli strumenti regolamentari o interpretativi il Comune ha dato seguito alle legittime richieste di approfondimento che il Consiglio circoscrizionale aveva a suo tempo sollevato. Ci chiediamo inoltre se la progettazione dell’edificio è stata cambiata o modificata a seguito dei rilievi che furono illo tempore sollevati, segnatamente per la parte delle fondamenta che riguardavano i tiranti da realizzare al di sotto della strada comunale Viale Regina Elena ovvero se tali tiranti sono ancora attualmente previsti. Laddove i tiranti fossero attualmente ancora previsti nel progetto, chiediamo di conoscere la formula di canone concessorio che il Dipartimento Comunale al Patrimonio ha applicato e la relativa quantificazione, ivi specificando i criteri e le motivazioni che avessero motivato l’applicazione di tale formula concessoria”.

Alessi, Laimo e Mucciardo chiedono inoltre di sapere se nella regolamentazione delle occupazioni del suolo pubblico, le casistiche di concessione suolo per opere non più amovibili e temporanee, ma perenni siano previste differenze di quantificazione del canone di concessione. Ultimo quesito: “se ritenga che sia possibile in maniera inequivoca la vendita di appartamenti a terzi acquirenti in un edificio che abbia le fondamenta su suolo concesso dalla P.A. e non di proprietà privata o piuttosto che la previsione di simili atti di compravendita non necessitino un approfondimento da parte degli uffici legali per comprendere se il diritto di proprietà agli appartamenti sia attenuato o limitato dalla presenza di fondamenta realizzate su suolo in regime di concessione”.

Per i consiglieri sarebbe a questo punto opportuno, vista la delicatezza della vicenda, procedere precauzionalmente alla sospensione della concessione edilizia.

Rosaria Brancato

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