Se Democrazia vuol dire Governo del Popolo, il Popolo deve assumersi le sue responsabilità
Viaggiando in tram, mi è capitato più di una volta di constatare come i portoghesi, pizzicati senza biglietto dai controllori, trovano l’immediata e spontanea solidarietà degli altri passeggeri. I quali contestano l’operato dell’ispettore, chiedendo con insistenza e decisione che faccia finta di nulla e lasci andare quel poverino.
Il bello, anzi il brutto, è che a protestare non sono loschi individui, ma massaie e pensionati. Certamente brava gente; che però non riesce a fare proprio il principio che la legalità va rispettata sempre e comunque.
Queste scene mi sono tornate alla mente nel leggere del consistente e impopolare aumento del biglietto dell’autobus preannunziato dal sindaco Buzzanca. Pesantemente criticato dalla maggioranza dei cittadini messinesi.
Ora, che l’ATM sia un carrozzone con almeno un centinaio di dipendenti in esubero e un tasso di efficienza semplicemente penoso non è un segreto per nessuno: l’anno scorso aveva 340 autisti più una settantina di ex-autisti definitivamente non idonei.
Con il triste primato di 11 autisti per ogni mezzo circolante.
Un’indagine del 2008 rivelava che il ricavato della vendita di biglietti e abbonamenti copre molto meno del 20% dei costi, per non parlare della produttività degli oltre 100 ausiliari del traffico, pari a un quarto di quella di altre città del Settentrione.
Con la inevitabile conseguenza che la sopravvivenza dell’azienda è legata ai contributi comunali e regionali. Soldi che escono dalle tasche di tutti i cittadini, salgano o meno sui mezzi pubblici.
Un’Azienda, l’ATM, che sarebbe ampiamente fallita se il Comune non continuasse, da anni a sostenerla, sottraendo risorse ad altre funzioni pubbliche altrettanto nobili. Dalle manutenzioni ai servizi sociali.
E piatendo aiuti extra alla Regione.
In una collettività ricca, a basso tasso di disoccupazione e dotata di veri ammortizzatori sociali, la soluzione sarebbe semplice: ridurre i costi licenziando il personale in esubero.
A tale doloroso passo dovrebbero seguire una serie di provvedimenti volti a rilanciare l’attività, migliorare il servizio e dare respiro al conto economico.
Sappiamo anche che questa strada è impercorribile. Perché getterebbe nella disperazione il decine di famiglie messinesi e un’azienda pubblica con un’importante funzione sociale non se lo può permettere.
Certo, il problema è comune a tante altre realtà siciliane – FIAT di Termini Imerese per prima -, ma preferisco evitare di restare impigliato nel secolare interrogativo su di chi è un’azienda, che meriterebbe ben altri approfondimenti; anche in relazione alla recente straordinaria enciclica papale -Caritas in Veritate- che tratta il tema dal punto di vista della Chiesa.
Torno quindi all’ATM e mi chiedo: quali soluzioni si offrono a un sindaco in questa situazione?
Sono certo che il Commissario sta facendo di tutto per riorganizzare il lavoro e ridurre gli sprechi, ma sono tutti provvedimenti destinati a dare frutti nel medio-lungo periodo; non servono a pagare le ingiunzioni che arrivano quotidianamente o gli stipendi arretrati.
Per ridurre la percentuale di soldi da mungere alla collettività (Comune o Regione che sia) a valori meno patologici – cioè al di sotto del 65% , come avviene per le aziende di trasporti italiane virtuose -, al prode Peppino non rimaneva altro che aumentare bruscamente e sostanziosamente i ricavi.
Un provvedimento certamente impopolare, che scatenerà le scandalizzate contestazioni dall’opposizione e dall’interno dell’alleanza (?) di governo.
Pur se correttezza vorrebbe che i Consiglieri che protestano indichino a chi togliere i soldi necessari a pagare gli stipendi all’ATM
Anche i cittadini protesteranno – e, probabilmente, saranno gli stessi che contestavano l’operato dei controllori -, sostenendo che si dovrebbero prima ridurre gli sperperi del Comune, dalle autoblu alle bollette telefoniche, dai gettoni e compensi ad Assessori, Consiglieri comunali e di quartiere al numero dei consulenti e dei componenti del Collegio di difesa.
Tutto sacrosanto, ma che non altera il principio di fondo: il fatturato deve coprire al più presto almeno il 35% dei costi e poiché, agendo su questi ultimi, i risultati sono lenti ad arrivare … bisogna aumentare e di parecchio il prezzo dei biglietti.
Con un’aggiunta: pagare di più e pagare tutti.
Quindi, controlli a tappeto.
Ma anche sostegno dei passeggeri all’operato dei controllori e disprezzo verso i portoghesi.
