Analisi di un Ateneo. Pippo Campione e Adriana Ferlazzo ci raccontano l'Università di Tomasello

Analisi di un Ateneo. Pippo Campione e Adriana Ferlazzo ci raccontano l’Università di Tomasello

Analisi di un Ateneo. Pippo Campione e Adriana Ferlazzo ci raccontano l’Università di Tomasello

venerdì 28 Dicembre 2007 - 12:03

Franco Tomasello, rettore dell’Università di Messina, negli ultimi tempi non ha perso occasione per tracciare il quadro dell’attività dell’Ateneo, considerata sì bisognosa di alcuni aggiustamenti ma, nel suo complesso sana.

L’ultima occasione è stata quella creata dal tradizionale augurio per le festività natalizie, momento durante il quale Tomasello ha prospettato un futuro in cui potenziare la ricerca scientifica, l’offerta formativa, i servizi agli studenti, ed un presente in cui spicca la buona gestione di tutte le sue componenti.

Ma è davvero questa l’Università di Messina? Gli scandali che nei mesi scorsi l’hanno travolta non hanno lasciato alcun segno? I giovani possono davvero contare su un Ateneo in grado di offrire ai propri allievi i giusti percorsi formativi?

“Non sono d’accordo con le dissertazioni del Rettore – ci ha detto Giuseppe Campione (nella foto), presidente di Lab Unime – al punto che ho inviato ai colleghi i miei auguri natalizi attraverso un documento con il quale non ho potuto esimermi dal fare qualche considerazione.

Ci sono vicende che non possono che essere lette come delle pure operazioni di vertice fatte in un clima quasi omertoso; da un lato, infatti, non si sono affrontate tematiche oscure come quelle, giusto per fare un esempio, relative all’ammissione alla facoltà di Medicina, nei confronti della quale non esiste alcun tipo di monitoraggio degli accessi.

E’ inutile parlare tanto di giovani quando poi vengono privilegiati coloro che appartengono a una certa nomenclatura e che, seppur bravi, vengono loro stessi danneggiati dalla situazione. Abbiamo tutti bisogno di trasparenza sulle scelte di vertice o individuali che hanno inciso e modificato anche significativamente gli assetti di governo dell’Ateneo.

Che dire, poi, della proliferazione di corsi di laurea e master che non è dovuta ad una reale esigenza del mercato, anzitutto perché non sia sa quale sia esattamente l’indirizzo che potrà introdurre i ragazzi nel mondo del lavoro. Dare vita a questi percorsi formativi, alcuni dei quali molto costosi, è una necessità più legata alla “carta- che al mondo reale, giacché, il più delle volte, questi non servono a niente se non ad illudere i nostri giovani.

Resta inalterata anche la questione legata al dissesto finanziario del Policlinico che, ormai, deve essere affrontata apportando delle radicali modifiche.

Insomma, non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Quando la scorsa estate, nel periodo di sospensione del Rettore, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione (due organi completamente distinti che, chissà perché, deliberano di concerto), stabilirono di effettuare la derattizzazione dei locali, noi abbiamo quasi sperato che si trattasse di una metafora. E invece no…

Per andare avanti si dovrebbe ragionare in termini di utopia, non intesa come “geografia dell’inesistente-, ma come “antigeografia dell’esistente-. Troppo spesso parliamo di speranza; di questa i giovani hanno tanto bisogno, ma sull’abuso che si fa di tale termine si finisce col creare un mercato vergognoso-.

E sul fatto che non ci sia nulla di nuovo rispetto ai mesi passati concorda anche Adriana Ferlazzo, antagonista diretta di Tomasello nella scorsa tornata elettorale per la gestione del rettorato.

“Il Rettore ha parlato dell’Ateneo nel corso degli auguri natalizi e come tale intendo le sue affermazioni: un augurio affinché con l’impegno di tutti si arrivi a perseguire gli obiettivi descritti. E’ giusto porsi dei traguardi, ma è ovvio che, se di questo si tratta, determinate cose ancora non sono state conseguite.

Credo che una particolare attenzione vada rivolta alla ricerca scientifica ed ad un’offerta qualificata, senza dimenticare la questione spinosa del Policlinico Universitario, attraverso il quale il nostro Ateneo viene riconosciuto, di cui ormai parla anche lo stesso Rettore.

Certo, è strano che proprio lui, che di quella struttura fa parte, non riesca a trovare il bandolo della matassa…-

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