Una mattinata di assemblea che ha dato i risultati sperati. I dipendenti preparano un documento in cui spiegano le ragioni del loro assenso
Non è più necessario utilizzare il condizionale. L’assemblea dei lavoratori ha deliberato, da lunedì il servizio di trasporto pubblico riprenderà la piena attività. Una decisione che in tanti, in primis i cittadini, speravano arrivasse ormai da tempo e che giunge dopo ben 13 giorni di blocco totale dei mezzi pubblici. Un’intesa per lo più unanime quella raggiunta dai lavoratori, che nel corso dell’assemblea di questa mattina nell’auditorium di via La Farina, diventato nelle ultime due settimana, la -casa- dei 680 dipendenti, hanno ascoltato le ragioni dei rappresentanti delle nove sigle sindacali ieri a colloquio con Buzzanca. I lavoratori che, grazie alla determinante mediazione del prefetto Alecci, hanno deciso di riprendere servizio, si preparano a redigere un documento in cui, punto per punto spiegheranno le ragioni della loro decisione. Una decisione che viene incontro alla esigenze di un’intera comunità ma soprattutto di una parte di essa, per cui 13 giorni di sciopero di bus e tram sono sembrati infiniti.
Un incontro lunghissimo quello avuto ieri tra il primo cittadino ed i sindacati e in cui questi ultimi si impegnavano a garantire la ripresa del pubblico servizio solo a determinate condizioni. Condizioni che l’amministrazione, da parte propria, ha cercato di garantire: il pagamento delle spettanze di settembre ed ottobre, la conferma che i 7 milioni di euro avuti dalla regione come anticipazione del 2009 verranno destinati solo ed elusivamente per il compenso delle spettanze di novembre e dicembre compresa la tredicesima.
A questo si è aggiunta l’ulteriore impegno di Buzzanca a garantire la convocazione di quel tavolo regionale, come voluto dal prefetto Alecci, che sembra però messo in discussione dalla mancata volontà del presidente Raffele Lombardo di prendervi parte. E a tal proposito va ricordato che sin dall’inizio della protesta i dipendenti Atm, data la gravità della situazione, avevano chiesto più volte che la vertenza fosse dirottata a Palermo.
L’ultima parola, doveva essere la loro, una parola estremamente piccola ma dall’enorme significato -Ok-. Così è stato
