Tempostretto se n’era occupato nei giorni scorsi, puntando nuovamente i riflettori sul problema baracche. Dopo la sortita di Stefania Petix, inviata di -Striscia la Notizia- che ha fatto un viaggio tra le favelas peloritane e il servizio trasmesso lo scorso mercoledì dal tg satirico di Antonio Ricci, oggi è toccato al prefetto Francesco Alecci (nella foto) parlare di baracche. E lo ha fatto davanti alla I commissione Affari costituzionali della Camera, presieduta da Luciano Violante.
Durante l’audizione del prefetto Alecci, dati alla mano, il rappresentante locale del governo ha illustrato i numeri delle favelas presenti a Messina. Tremila abitazioni fatiscenti, non allacciate alla rete fognaria, che in alcuni casi presentano delle coperture in eternit e che ancora oggi, a 100 anni dal sisma che distrusse Messina, ospitano ancora dai 10 ai 12 mila abitanti.
-Si tratta di costruzioni – ha spiegato il prefetto – che sono state edificate dopo il terremoto del 1908 e che incidono molto sul degrado urbano. Inoltre, ogni volta che viene trovato alloggio per qualche nucleo familiare che occupa le baracche, queste ultime vengono subito occupate da altre persone. Servirebbe un piano di edilizia economica e popolare e procedere con l’abbattimento di questi alloggi una volta che vi siano state le nuove assegnazioni-.
Degrado e criminalità diventano un binomio da sconfiggere. Proprio i gruppi malvitosi starebbero dietro all’assegnazione delle baracche. Il prefetto Alecci ha poi sottolineato che Messina è “vittima- di un’alternanza di gestioni commissariali che non ha favorito la soluzione del problema. Una realtà che comunque è all’attenzione della Procura della Repubblica.
