Cantieri Rodriquez: quarant’anni fa Comune e Ministero delle Finanze chiedevano lo sgombero delle aree, il 14 maggio l’udienza

Cantieri Rodriquez: quarant’anni fa Comune e Ministero delle Finanze chiedevano lo sgombero delle aree, il 14 maggio l’udienza

Redazione

Cantieri Rodriquez: quarant’anni fa Comune e Ministero delle Finanze chiedevano lo sgombero delle aree, il 14 maggio l’udienza

giovedì 02 Aprile 2009 - 14:03

La paradossale vicenda è resa nota dall’Ente Porto: al Tribunale pende ancora un giudizio sulla richiesta della dichiarazione di illegittimità dell’occupazione della zona. Madaudo difende il -suo- ente e attacca: «Nessuno ne parla…»

La vicenda è davvero paradossale e aggiunge un capitolo nuovo (ma al tempo stesso vecchissimo) alla storia dei cantieri Rodriquez. Mentre sindaco, sindacati e lavoratori proseguono giorno dopo giorno una difficile battaglia per la salvaguardia di uno dei pezzi storici di questa città, dall’Ente Porto arriva una notizia incredibile: quarant’anni fa, nel 1966 per l’esattezza, il Comune di Messina e il Ministero delle Finanze chiedevano la dichiarazione di illegittimità dell’occupazione di alcune aree ed il conseguente sgombero delle stesse su cui insiste, tra le altre, anche la Cantieri Rodriquez. Il giudizio, iscritto al n. 661/66 del registro generale atti civili del Tribunale di Messina, è ancora pendente per via di una lunga serie di interruzioni e riassunzioni, e il 14 maggio sarà chiamato all’udienza. Un giudizio dal quale emerge, tra l’altro, che le stesse aree in questione erano state cedute dal Comune all’Ente Autonomo Portuale di Messina.

A rendere noto il tutto è proprio il presidente dell’Ente Porto, Rosario Madaudo: «Nessuno ne parla! In questo quarantennio, alla gestione del Comune si sono succedute tutte le forze politiche, ed alcuni esponenti, ancora molto influenti,sono stati a capo dell’Amministrazione comunale. Non a caso, in questi giorni, sono ripresi, ancora più violentemente, gli attacchi contro l’Ente Autonomo Portuale di Messina che, in questi anni, come sanno tutti i lavoratori e gli imprenditori del settore, è stato l’unico difensore della cantieristica navale messinese».

«Se l’Ente Autonomo Portuale di Messina dovesse cessare la sua attività – aggiunge Madaudo nella sua “difesa d’ufficio” dall’ente da lui presieduto -sparirebbe ogni possibilità di sopravvivenza della cantieristica navale a Messina, con buona pace di chi vuole trasformare la “Zona Falcata” in un’ amena passeggiata per disoccupati, in attesa che l’area in questione diventi zona residenziale per milionari, forse anche con la speranza che, nel frattempo, la presenza di ordigni bellici ed inquinamento facciano diminuire il tasso di disoccupazione nella città».

Madaudo rilancia anche sul Punto Franco: «Siamo riusciti a farlo accettare persino all’Autorità Portuale, nel suo Piano Regolatore, pur se trasferito da questa illegittimamente in altra sede, in cui non è attuabile per legge. E non si dica che la legge istitutiva del Punto Franco di Messina del 1951 on è più applicabile per l’avvento della disciplina comunitaria. Il Punto Franco di Venezia, istituito dal D. lgs del 1948 ha trovato una fase di prima attuazione solo con un decreto ministeriale del 1999. L’Ente Autonomo Portuale di Messina ha già ricevuto adesioni per un eventuale insediamento, nell’istituendo Punto Franco, dall’America, dall’Asia e dall’Africa, con una previsione occupazionale di circa 3.000 nuovi posti di lavoro solo nel primo triennio. Ma a Messina – conclude – si preferisce “essere solidali” con i disoccupati anziché festeggiare con i nuovi occupati».

(foto Dino Sturiale)

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