Per aiutare l'Abruzzo meglio eliminare il Ponte o il -Bruco-?
Non c’è dubbio che, di fronte a una tragedia come quella che ha colpito l’Abruzzo, bisogna prima aiutare coloro che ne sono stati colpiti e dopo, molto dopo e a mente fredda, parlare e rischiare di innescare polemiche.
Proprio per questa ragione, restiamo allibiti nell’apprendere come vi sia chi viola volgarmente questa norma esternando ossessioni – o miserabili interessi di bottega – che oltrepassano prudenza e buon gusto.
Ci riferiamo a dichiarazioni e commenti apparsi sulla stampa nazionale nelle ore immediatamente successive al terremoto.
Ha iniziato Roberto Ciambetti, consigliere regionale veneto della Lega Nord: “… se vi sono da parte dello Stato delle difficoltà oggettive a reperire fondi straordinari credo si debbano rimandare progetti che non sono impellenti, come, ad esempio, il progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina.
Gli ha fatto eco Grazia Francescato: “‘Ci aspettiamo che il Governo ed il Parlamento destinino subito quanto stanziato dal Cipe per il Ponte sullo Stretto di Messina, opera inutile e dannosa per l’ambiente, alla lotta al dissesto idrogeologico e alla messa in sicurezza degli edifici dal rischio sismico.
Persino il Presidente del Comitato vittime di San Giuliano di Puglia ha contestato che “Pensiamo a costruire il ponte sullo Stretto di Messina e poi ci crollano addosso scuole e ospedali.
Fino alla chicca, pubblicata sul sito di Repubblica, nella quale si criticano coloro che: “ Pensano di spendere 6 miliardi di € per un ponte a Messina che al prossimo terremoto che ci sarà in quella zona servirà solo per far passare i carri funebri”.
Dimentichiamo il malaugurante commento pubblicato da Repubblica per ribadire che – se proprio non potevano fare a meno di aprire la bocca – la piemontese Francescato e il veneto Ciambetti avrebbero mostrato maggiore buon gusto suggerendo di sacrificare alla solidarietà verso l’Abruzzo (anche) altre opere. Quali il Terzo Valico dei Giovi – direttissima ferroviaria che da Genova porta a Milano e costa quanto il Ponte – o il Mose di Venezia, o il Traforo del Frejus o la linea 2 della Metropolitana di Torino.
In tutta onestà, senza essere fanatici del Ponte, non riusciamo a capire perché sia prioritario il “bruco” – sistema automatico di trasporto dei container dal porto di Genova all’entroterra piemontese – rispetto al collegamento stabile tra Sicilia e continente.
Ancora una volta, notiamo che sono sempre in tanti a fare le pulci alle (poche) infrastrutture previste per il Meridione, Ponte in testa, mentre i nostri politici si mostrano timidi e rispettosi di fronte all’impiego di (tante) risorse nazionali a favore del Centro-nord.
Forse sono (giustamente) convinti che il Paese sia un tutt’uno, per cui quello che è utile per il Nord lo è anche per il Sud.
O sono afflitti da un vero e proprio complesso di inferiorità.
O sono distratti da cose più importanti.
Nessun parlamentare meridionale, sottolineiamo nessuno, ha mai contestato i 500 milioni annui di Roma Capitale, le risorse della Linea C della Metropolitana di Roma, dell’Autostrada Civitavecchia-Cecina, della Pedemontana lombarda o di quella veneta.
Molti invece sfruttano ogni occasione per chiedere che sia cancellata la grande infrastruttura siculo-calabra.
E’ solo per la convinzione che essa è l’esecrabile emblema degli sprechi e delle opere inutili o perché rappresenta il simbolo del ritrovato orgoglio dei “cafoni” meridionali?
E dirotta al Sud denaro che preferirebbero fosse speso a nord della Linea Gustav.
(foto Panorama)