Commessi a Messina: un universo a parte. Ma sono sempre di più gli abusi denunciati

Commessi a Messina: un universo a parte. Ma sono sempre di più gli abusi denunciati

Commessi a Messina: un universo a parte. Ma sono sempre di più gli abusi denunciati

mercoledì 03 Settembre 2008 - 13:08

Il punto di vista dell'Inps

Tanti gli enti che hanno competenza sul lavoro dipendente nel commercio in Sicilia. L’Ispettorato del Lavoro, l’Inps, l’Inail, la Guardia di Finanza, la sezione Annona della Polizia municipale. Tanto che oggi la prassi delle ispezioni è farle contemporaneamente in due o tre, per risparmiare tempo, denaro e fastidio per l’ispezionato.

L’Inps, in particolare, si occupa del versamento dei contributi per pensione, malattia ecc., che è la spesa più pesante per la aziende. Si pensi che la contribuzione Inail si misura in millesimi sulla retribuzione, mentre una retribuzione media dell’Inps è intorno al 30/40% della retribuzione.

A sentire un ispettore dell’Inps, la condizione dei lavoratori dipendenti del settore commercio, i commessi insomma, a Messina non è buona, anzi, testualmente «fa schifo». I rilievi che più frequentemente emergono dalle ispezioni sono: il lavoro nero, totale o parziale (nel caso in cui il dipendente firma una busta paga maggiore della reale retribuzione); l’estensione dell’orario di lavoro oltre le 8 ore giornaliere, non pagato, o pagato in nero; i ritardi nella retribuzione. Queste sono scoperte quotidiane. E a proposito di economia in nero, esiste una categoria di aziende che agli occhi dell’Inps neanche esistono, eppure hanno il negozio aperto. Se ne scoprono di continuo.

Insomma, quello del rapporto lavorativo tra commercianti e commessi è «un universo a parte». Fatta la tara, ovviamente, dei datori di lavoro corretti e seri, che fortunatamente esistono.

Sotto accusa sempre il meccanismo della domanda e dell’offerta. Troppa manodopera, troppo poca offerta, e allora meglio tenersi un salario da fame che non avere niente. Per questo può capitare che siano gli stessi commessi a negare gli abusi. «Nonostante questo – ha assicurato l’ispettore – riusciamo a fare i nostri rilievi. Del resto, abbiamo anche altri strumenti, banche dati, indici, e, sempre più spesso, segnalazioni degli stessi lavoratori. Riusciamo a mettere in atto un’attività di contrasto notevole.»

Ma anche la classe imprenditoriale non è che navighi nell’oro a Messina. Basta guardare con quanta velocità i negozi aprono, falliscono e chiudono. «A pagare per la crisi, comunque, è sempre l’anello più debole, perché se si devono fare economie si comincia dal lavoratore.» Paradossalmente, è proprio la crisi che favorisce, oggi, l’iniziativa del dipendente: «Se lo stipendio è già basso, il ritardo o altri abusi vengono tollerati sempre meno. In meno di un decennio la collaborazione dei lavoratori è aumentata in maniera esponenziale».

La si può quasi misurare, osservando la crescita del numero delle conciliazioni monocratiche davanti al giudice del lavoro, e l’entità del contenzioso, anche all’Ispettorato del Lavoro: sono diverse centinaia i verbali per lavoro nero e le denunce.

«E ancora si gira poco per accertare il rispetto del Testo unico per la sicurezza e la salute dei lavoratori», ha sottolineato l’ispettore.

Riguardo alle voci favoritismi che degli ispettori farebbero ad alcuni esercizi, l’ispettore dell’Inps ha negato: «Non è vero che ci sono negozi più ispezionati di altri. Come spesso succede, ogni commerciante si ritiene danneggiato rispetto agli altri. Può capitare, per esempio, che, nell’arco di settimane, o mesi, dopo l’ispezione di routine, arrivi una denuncia su quel negozio, e allora si rifà l’ispezione. O altri casi del genere. Sono solo coincidenze».

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