DIA, sequestrati beni per dieci milioni di euro al boss dei -Mazzarroti- Carmelo Bisognano

DIA, sequestrati beni per dieci milioni di euro al boss dei -Mazzarroti- Carmelo Bisognano

Redazione

DIA, sequestrati beni per dieci milioni di euro al boss dei -Mazzarroti- Carmelo Bisognano

martedì 21 Aprile 2009 - 12:17

Beni per oltre 10 milioni di euro sono stati sequestrati al boss mafioso di Mazzarrà Sant’Andrea, Carmelo Bisognano, 44 anni dalla sezione operativa della Dia di Messina. Nel mirino anche i prestanome del padrino del clan dei Mazzarroti, la sorella Vincenza e la ex convivente Teresa Truscello. Il provvedimento, emesso dal Tribunale misure di prevenzione, è stato richiesto del Procuratore Guido Lo Forte e dal sostituto della Direzione Distrettuale Antimafia Giuseppe Verzera.

Bisognano dal primo aprile scorso era stato sottoposto al regime di carcere duro, il 41 bis ed è considerato uno dei boss più importanti di Cosa Nostra barcellonese.

Nel mirino della DIA aziende del settore movimento terra e della frantumazione degli inerti, immobili, conti correnti e più di 40 mezzi fra camion, pale meccaniche, trattori, fuoristrada e autovetture di grossa cilindrata. Bisognano aveva iniziato a farsi conoscere nei primi anni novanta quando avviò una fiorente attività estorsiva alle imprese che si aggiudicavano appalti pubblici nel barcellonese e che gestivano le discariche di Mazzarrà e Tripi. Grazie all’analisi dei redditi dichiarati da Bisognano fin dal 1988, effettuata dagli investigatori della Dia, è emersa l’evidente differenza fra i redditi dichiarati ed il tenore di vita tenuto dal boss e dai suoi familiari. Differenza, secondo gli inquirenti, dovuta alle attività illecite gestite da Bisognano e dai suoi uomini.

.Il padrino dei Mazzarroti fu arrestato per associazione mafiosa nel 1994 nell’operazione Mare Nostrum, condannato in primo grado ed ora alla sbarra nel processo d’appello. Nel suo lungo curriculum anche un arresto nell’operazione antimafia Icaro, per la quale ha subito una condanna definitiva a 5 anni di reclusione, e la denuncia nell’operazione Eris per aver taglieggiatole imprese impegnate nella realizzazione del raddoppio ferroviario in provincia di Messina.

L’ultimo provvedimento restrittivo porta la data del 17 febbraio 2009 quando finisce dietro le sbarre nell’operazione Sistema. Questa volta è l’imprenditore Maurizio Sebastiano Marchetta, ex vicepresidente del consiglio comunale di Barcellona, a fare il suo nome. Marchetta racconta di essere stato costretto a pagare il pizzo per dieci anni ai clan di Barcellona e fra questi proprio al gruppo capeggiato da Bisognano. Secondo gli inquirenti il padrino dei mazzarroti sarebbe anche l’anello di congiunzione fra Cosa Nostra barcellonese ed i clan catanesi e palermitani.

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