Il direttore generale dell'Asl5 Furnari: -La situazione è difficile ma sotto controllo-
Le strade di Messina continuano a bruciare. Le tonnellate di rifiuti, accatastate sui marciapiedi, sprigionano la tremenda diossina nociva per la salute e miasmi insopportabili. Fra i cittadini cresce la paura per l’aggravamento delle condizioni igienico sanitarie della città. Lo stesso direttore generale dell’ASL 5, Salvatore Furnari ammette che la situazione è difficile, specie nei villaggi e nei quartieri periferici, ma al momento sotto controllo. Ad aggravarla i numerosi incendi che divampano dovunque. Solo la notte scorsa sono stati cinquanta, altri venti in mattinata. Roghi che hanno costretto agli straordinari i Vigili del Fuoco. Ma cosa c’è dietro questi gesti? Nella maggior parte dei casi una vera e propria strategia della tensione. Il primo a sostenerlo, nei giorni scorsi, è stato il presidente di Messinambiente Antonino Dalmazio. La criminalità vuol alzare il tiro per creare un clima di tensione e paura in città. Per fortuna
Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Polizia Municipale oggi hanno ottenuto i primi risultati con gli arresti di quattro piromani. Intanto la vicenda è ormai giunta in Procura. Stamattina il presidente di Messinambiente Antonino Dalmazio, dell’ATO 3 Enrico Spicuzza, il segretario generale del Comune Ferdinando Coglitore ed Antonio Cama, funzionario responsabile dei rapporti con le aziende e le società a partecipazione comunale sono stati sentiti dal Procuratore aggiunto Giuseppe Siciliano. Hanno fornito spiegazioni sullo sciopero che sta mettendo in ginocchio Messina, sui debiti contratti da Comune ed ATO 3 con Messinambiente e sull’emergenza rifiuti di queste ore. Con l’apertura del fascicolo, finora contro ignoti, Siciliano vuole andare fino in fondo e stabilire le responsabilità degli scioperi che hanno gettato nel dramma un’intera città. E scongiurare che al prossimo pagamento degli stipendi i lavoratori di Messinambiente incrocino nuovamente le braccia e si ricominci tutto daccapo. E mai come questa volta è giusto che chi ha sbagliato paghi. Perché Messina ha già pagato un prezzo fin troppo alto.
