Giudici, Giustizia e caso Parmaliana: dura nota dell'ANM ed interrogazione di Lumia

Giudici, Giustizia e caso Parmaliana: dura nota dell’ANM ed interrogazione di Lumia

Giudici, Giustizia e caso Parmaliana: dura nota dell’ANM ed interrogazione di Lumia

giovedì 09 Ottobre 2008 - 18:32

L'ANM ha convocato un'Assemblea per discutere delle accuse lanciate dall'avvocato Repici. E Lumia invia un'interrogazione al Ministro della Giustizia

Scoppiano sempre più aspre le polemiche sulla gestione della giustizia nel distretto giudiziario di Messina. Ad alimentarle il suicidio del professor Adolfo Parmaliana e la puntata del programma -Blu Notte- di Carlo Lucarelli, sul caso Messina, andata in onda domenica sera su Rai Tre. La Giunta distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati ha convocato l’Assemblea per questa mattina, venerdì 10, alle 12.30, nell’aula della Corte d’Assise di Palazzo Piacentini.

In un volantino diffuso in giornata, l’Anm riprende le “accuse tanto gravi quanto indiscriminate nei confronti dell’intera magistratura messinese-, e fa esplicito riferimento alle dichiarazioni sull’esistenza di un “rito peloritano- nella gestione dei processi penali; alle indebite pressioni operate da esponenti dell’Ordine Giudiziario, denunciate dall’avvocato Fabio Repici, il penalista messinese impegnato come parte civile nei più importanti processi di mafia. “La Giunta – si legge ancora nel volantino dell’Anm – ritiene che tali accuse siano severamente lesive della reputazione di tutti quei magistrati del distretto che quotidianamente svolgono il loro lavoro con abnegazione, sacrificio, onestà e senso del dovere. La Giunta ritiene altresì doveroso invitare l’avvocato Repici a denunciare presso le competenti autorità giudiziarie i nomi di quegli esponenti della magistratura messinese che avrebbero esercitato nei suoi confronti indebite pressioni. E’ dell’intera magistratura messinese l’interesse affinché venga chiarito se al suo interno taluni si siano macchiati di condotte illecite.

In assenza di siffatta doverosa specificazione le accuse dell’avvocato Repici non costituiscono nulla di più di una gratuita denigrazione che colpisce tutti i magistrati del distretto inficiando irreparabilmente la fiducia dei cittadini nei confronti della istituzione giudiziaria-. Ma non è tutto perché sullo scottante tema su giudici e giustizia il Consiglio superiore della Magistratura ha aperto una pratica a tutela del Procuratore Generale di Messina, Antonio Franco Cassata.

Intanto, stamattina il senatore del Pd, Beppe Lumia, ha presentato un’interrogazione al Ministro della Giustizia. Lumia era stato molto vicino al professor Adolfo Parmaliana e negli ultimi giorni prima del suicidio il docente lo aveva incontrato per avviare delle iniziative a tutela della sua persona. Parmaliana aveva appena ricevuto un decreto di rinvio a giudizio per una diffamazione di un amministratore pubblico di Terme Vigliatore e intendeva passare al contrattacco. Nella interrogazione Lumia ricorda le tensioni fra Parmaliana e la Procura di Barcellona e con l’attuale procuratore generale Franco Cassata. Lumia chiede quindi al Ministro l’invio degli ispettori alla Procura di Barcellona, dove per competenza territoriale è stata acquisita la lettera lasciata da Parmaliana ai familiari.

Pubblichiamo quasi integralmente il testo dell’interrogazione di Lumia:

-Premesso che, nella mattina del 2 ottobre 2008 il professore Adolfo Parmaliana, docente ordinario di Chimica industriale all’Università di Messina, cinquantenne, si è tolto la vita lanciandosi nel vuoto dal viadotto Patti Marina dell’autostrada Messina-Palermo, dopo aver lasciato la propria autovettura sulla corsia d’emergenza;

per il suo atteggiamento integerrimo e coraggioso, il professor Parmaliana si è spesso ritrovato isolato a lottare contro poteri forti che condizionano il corretto andamento delle pubbliche amministrazioni e perfino degli organismi di controllo, in primis l’autorità giudiziaria;

in particolare, da molti anni e fino all’ultimo il professor Parmaliana ha lamentato l’inerzia di cui si è sempre resa responsabile la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto a fronte delle denunce che egli aveva nel tempo formulato circa i reati commessi da pubblici amministratori, professionisti e altri personaggi di rilievo di Terme Vigliatore;

delle inerzie degli organi giudiziari competenti il professor Parmaliana investì anche il Consiglio superiore della magistratura, cui inviò un esposto in data 3 dicembre 2001, con il quale rappresentò di aver più volte segnalato alla Procura di Barcellona reati di pubblica amministrazione e cointeressenze mafiose relative alla gestione dell’ente Terme e di avere, preso atto dell’immobilismo della Procura di Barcellona, interessato invano la Procura generale di Messina, nelle persone dell’allora dirigente dell’Ufficio e del sostituto dottor Antonio Franco Cassata, per sollecitare l’avocazione, e riferì altresì che l’avvocato Nello Cassata, figlio del dottor Cassata, aveva ricevuto incarichi professionali tra il 1999 ed il 2000 dal Comune di Terme Vigliatore;

in conseguenza di tale esposto, il professor Parmaliana l’11 marzo 2002 venne audito dalla Prima commissione del Consiglio superiore della magistratura nell’ambito del procedimento per incompatibilità ambientale allora pendente sul dottor Antonio Franco Cassata, poi – a parere dell’interrogante, con decisione errata – purtroppo archiviato, tanto che nella scorsa estate, pur a seguito di altro atto di sindacato ispettivo dell’interrogante (4-00105, Resoconto n. 13 del 4 giugno 2008), è stata deliberata la nomina del dottor Cassata il 29 luglio 2008 quale attuale Procuratore generale presso la Corte di appello di Messina;

nel corso di quell’audizione al Consiglio superiore della magistratura, il professor Parmaliana ribadì le sue doglianze sulle disfunzioni dell’amministrazione della giustizia nel suo territorio, sulle inerzie della Procura di Barcellona a fronte delle sue documentate denunce, sulle inerzie della Procura generale di Messina a fronte delle sue sollecitazioni all’avocazione delle indagini e, infine, sugli incarichi fiduciari conferiti dall’amministrazione comunale di Terme Vigliatore al figlio del dottor Cassata, avvocato Nello Cassata;

l’infaticabile attività di denuncia del professor Parmaliana sull’illegalità dominante nelle amministrazioni comunali succedutesi nel tempo a Terme Vigliatore trovò comunque positivo riscontro nel decreto del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, del dicembre 2005, con il quale venne disposto lo scioglimento dell’amministrazione comunale di Terme Vigliatore per il condizionamento mafioso accertato dalla commissione prefettizia all’esito, tra l’altro, proprio delle segnalazioni del professor Parmaliana;

come risulta da plurime recenti fonti di stampa, in parallelo con l’inchiesta amministrativa sul Comune di Terme Vigliatore, si svilupparono delle indagini curate dai carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, nel corso delle quali furono rilevate, in un’informativa denominata -Tsunami-, insieme a innumerevoli irregolarità amministrative e penali nella gestione del Comune, allarmanti condotte poste in essere, fra l’altro, proprio da due dei magistrati dei quali il professor Parmaliana aveva lamentato inerzie e omissioni, il dottor Olindo Canali, sostituto procuratore della Repubblica a Barcellona Pozzo di Gotto, ed il dottor Antonio Franco Cassata, attuale Procuratore generale presso la Corte di appello di Messina;

anche in epoca successiva, il professor Parmaliana ha formulato numerose puntuali denunce sulle pesanti irregolarità che continuava a registrare nella gestione della cosa pubblica a Terme Vigliatore;

tuttavia, il professor Parmaliana fino all’ultimo ha continuato a registrare l’immobilismo della Procura di Barcellona; per converso, da ultimo il professor Parmaliana vide mutare la sua posizione da quella di indefesso ed integerrimo accusatore in quella di accusato; nel settembre 2008, infatti, gli venne notificato un decreto di citazione a giudizio emesso dalla Procura di Barcellona per il delitto di diffamazione aggravata in danno di tale Domenico Munafò, attuale Presidente del Consiglio comunale di Terme Vigliatore e già vicesindaco nell’amministrazione comunale sciolta per mafia nel 2005;

come riportato dalla stampa, il professor Parmaliana, prima di togliersi la vita, ha lasciato in casa uno scritto nel quale ha spiegato le ragioni del suo drammatico gesto, fra le quali ci sarebbe, principalmente, proprio il decreto di citazione a giudizio dal quale era stato raggiunto; come detto, il professor Parmaliana ha posto in essere il suicidio in territorio di Patti Marina e quindi nel circondario di competenza della Procura di Patti, circostanza che fa credere all’interrogante che egli per il suo gesto si sia scientemente allontanato dal comune di residenza, ricadente nel circondario della Procura di Barcellona, per scongiurare la competenza territoriale di tale ufficio giudiziario; essendo stato, però, l’ultimo manoscritto del professor Parmaliana sequestrato nella sua casa di Terme Vigliatore, esso è stato immediatamente trasmesso per la convalida del sequestro alla Procura di Barcellona; così come risulta personalmente all’interrogante, in quell’ufficio il manoscritto del professor Parmaliana è giunto quindi a conoscenza del suddetto dottor Olindo Canali, magistrato di turno alla Procura di Barcellona il giorno 2 ottobre 2008;

è con sconcerto, allora, che l’interrogante ha registrato nel pomeriggio del 3 ottobre scorso la comparsa sul sito giornalistico www.imgpress.it (lo stesso sul quale non raramente erano apparsi interventi del professor Parmaliana, ivi compreso quello per il quale era stato imputato) di una nota a firma del dottor Olindo Canali, con la quale lo stesso ha rappresentato ai lettori la propria versione sui suoi rapporti con il professor Parmaliana, affermando, tra l’altro, -ho fatto il possibile come magistrato per andare fino in fondo e cercare di capire le sue denunce- e -mi stimava-;

il giorno 5 ottobre il -Giornale di Sicilia- ha pubblicato un articolo sulla morte del professor Parmaliana dal titolo «Barcellona, la Procura sul caso Parmaliana – -Noi non facciamo inchieste sulla mafia-», nel quale sono state riportate le parole dell’attuale Procuratore capo di Barcellona (insediatosi da poco più di un mese e del tutto estraneo alle inerzie giudiziarie lamentate dal professor Parmaliana), che, al riguardo del decreto di citazione a giudizio che aveva colpito il professore, si è detto convinto – spiacevolmente, a parere dell’interrogante – che -il magistrato incaricato di valutare gli elementi a carico del professore, denunciato per diffamazione, abbia operato in massima serenità, prima di chiedere il rinvio a giudizio-;

l’immensa e commossa partecipazione popolare al funerale del professor Parmaliana, celebrato il 4 ottobre 2008, costringe l’interrogante a ritenere che i cittadini onesti hanno compreso e, seppure in modo postumo, condiviso le battaglie, le denunce e le valutazioni del professor Parmaliana sul malaffare nella politica locale, sulla complice inerzia praticata dai locali uffici giudiziari e sulla rappresaglia giudiziaria da lui subita, si chiede di sapere:

se il Ministro non ritenga che debba essere disciplinarmente valutato il comportamento del dottor Canali, il quale, dopo aver avuto contezza in ragione del suo ruolo di magistrato di turno alla Procura di Barcellona del manoscritto lasciato dal professor Parmaliana (che da quasi un decennio lamentava le gravissime inerzie della Procura di Barcellona e, tra gli altri, personalmente del dottor Canali), ha provveduto a far pubblicare sul sito internet www.imgpress.it, ovvero lo stesso sul quale comparve lo scritto per il quale il professor Parmaliana era stato rinviato a giudizio, una sua nota nella quale quel magistrato ricostruisce a modo proprio il tenore dei suoi rapporti con il professor Parmaliana, come nell’intento di precostituire una personale difesa;

e non ritenga necessaria, improcrastinabile e doverosa l’adozione di attività ispettiva di propria competenza presso la Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, al fine di poter assumere le eventuali necessarie determinazioni in materia disciplinare su tutti i fatti descritti in premessa.

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