Incendi. -Il lavoro di una vita distrutto in pochi minuti. Adesso lo Stato non ci abbandoni-

Incendi. -Il lavoro di una vita distrutto in pochi minuti. Adesso lo Stato non ci abbandoni-

Incendi. -Il lavoro di una vita distrutto in pochi minuti. Adesso lo Stato non ci abbandoni-

mercoledì 28 Maggio 2008 - 22:37

Parla Fabrizio Duca, titolare della fabbrica di Spadafora distrutta dall'incendio di martedì

Pochi secondi hanno cancellato il lavoro di tutta una vita. Una fiammata e ciò che aveva costruito in tanti anni, la sua unica fonte di guadagno si è incenerita sotto i suoi occhi. Fabrizio Duca, 58 anni è un uomo distrutto ma orgoglioso. Gli incendi che martedì pomeriggio hanno devastato Spadafora hanno distrutto la sua fabbrica di cucine componibili.

Della creatura di famiglia non è rimasto altro che un ammasso di pietre e travi bruciati dalle fiamme. Duca aveva iniziato con una piccola falegnameria. Poi, negli anni, grazie alla sua abilità, aveva messo su la fabbrica a conduzione familiare che dava lavoro ad altre due, tre famiglie della zona.

Ora non è rimasto più niente e Fabrizio Duca osserva le macerie con gli occhi lucidi ma senza rassegnazione: “Sono rammaricato perché tutto questo poteva essere evitato –sussurra Duca- quando ho visto le fiamme in lontananza ho telefonato ai Vigili del Fuoco ma il centralino era sempre occupato. Allora ho chiamato ai Carabinieri e dal 112 mi hanno assicurato che stavano arrivando in zona due canadair. Purtroppo quando sono arrivati la fabbrica era già andata in fumo. Davvero credo che si potesse fare molto di più. Bastava essere un po’ più tempestivi e questo non sarebbe accaduto-.

– Lei adesso ha perso tutto. Cosa pensa di fare?

“Non lo so, sinceramente. Purtroppo ho seri problemi di salute ma non mi fermo qui. In questo momento ho solo un grande rimorso. Mio figlio viveva in Svizzera ed aveva il suo lavoro. Io ho insistito perché rientrasse a Spadafora e portasse avanti l’azienda di famiglia. Lui è tornato ma ora siamo rimasti con un pugno di mosche in mano. Non abbiamo più nulla-.

– Alla sua età per lei non sarà facile ricominciare.

“E’ vero ma non ci fermeremo qui. Siamo sempre stati abituati a lavorare, crediamo nel lavoro e crediamo nell’onestà. Noi siamo una famiglia onesta e non abbiamo mai chiesto niente a nessuno. Però adesso vogliamo rivolgere un appello allo Stato perché tuteli le persone come noi che hanno sempre osservato la legge ed hanno sempre creduto nel lavoro. Noi paghiamo le tasse, metteteci in condizione di lavorare e aiutateci a ricominciare-.

– Lei pensa che la macchina dei soccorsi non abbia funzionato a dovere?

“Guardi non voglio accusare nessuno. Martedì pomeriggio qua era un inferno, c’erano diversi incendi e la situazione non era proprio facile. Ma bastava che, dopo la mia telefonata d’allarme, arrivasse un’autobotte dei Vigili del Fuoco e la mia fabbrica si sarebbe salvata. Ho sempre creduto nella Sicilia onesta che vuole produrre ma quando ti ritrovi a fare i conti con servizi che non funzionano senti di avere le mani legate. Lavori, fai sacrifici, paghi le tasse e poi in dieci minuti perdi tutto. Perché,perché?-

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