Rischiano il posto il 40% dei dipendenti dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia in condizione di precariato
Non ci dovremmo sorprendere più di tanto visto che la -lotta ai precari- più tempo passa e più si fa accesa. Ma ciò che non può lasciare indifferenti riguarda la spada di damocle che pende su molti sismologi che rischiano di perdere il posto di lavoro. Parliamo esattamente di 400 precari dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia che, per effetto della legge Brunetta rischia di perdere il posto. Tenuto conto che in totale i dipendenti dell’Ingv sono 1.000, ben il 40% dunque verrebbe spazzato via se il decreto passasse.
Sono 284 i dipendenti con un contratto a tempo determinato. Di questi 224 sono ‘stabilizzandi’, ovvero praticamente assunti, avendo acquisito con oltre tre anni di contratto a tempo determinato e dunque il -diritto all’assunzione- in base alle precedenti finanziarie, e 60 sono non stabilizzandi non avendo possibilità di rinnovo del contratto in essere.
Tra i precari vi sono diverse, importanti qualifiche; esperienze acquisite negli anni che rischiano di scomparire spazzati via dal decreto tagliaprecari. Ci riferiamo a ricercatori, tecnologi, collaboratori tecnici e addetti ai servizi amministrativi e di supporto. La maggior parte non solo rischia di non vedere rinnovato il contratto ma ha un’anzianità molto alta. Una situazione già più volte denunciata dai sindacati della ricerca mobilitati per sollecitare il completamento del processo di stabilizzazione dei precari.
Il terremoto in Abruzzo speriamo rafforzi la necessità di battersi per la stabilizzazione di questi, oggi indispensabili, lavoratori.
