14 dicembre 2007. Con una conferenza stampa si annuncia la chiusura del servizio notturno della Lelat (nella foto)
17 dicembre 2007. Rita, giovane donna ospitata dal centro e costretta dalle circostanze a tornare per strada, viene trovata morta a causa di una overdose.
12 gennaio 2008. A quasi un mese di distanza, l’amarezza per la perdita di tutti i progetti di una comunità impegnata nel recupero dei tossicodipendenti e dei malati di Aids, si associa al dolore di dovere assistere alla fine annunciata di alcuni dei ragazzi che non hanno più alcun punto di riferimento.
“In questo mese non è cambiato nulla – ci ha spiegato Annamaria Garufi, fondatrice e presidente della Lelat – abbiamo solo udito qualche promessa in più. Ora non ci resta che attendere e verificare se queste troveranno seguito…-
– Qualche giorno fa ha incontrato il commissario Sinatra. Come è andata?
“Devo ringraziare il Commissario per la disponibilità che ci ha dimostrato. Posso affermare che, paradossalmente, mi sento molto più confortata adesso con la sua presenza, rispetto a quando c’era un’amministrazione che, pur conoscendo bene la nostra realtà, non ha mosso un dito per aiutarci.
Sinatra ha affermato di essere rimasto sbigottito di fronte all’immobilismo registrato nei mesi scorsi nei nostri confronti e, dopo averci dato una prima tranche di 25.000 euro, si è impegnato a dirottare una ulteriore somma pari ad 11.000 euro per ripristinare il progetto della genitorialità, utile a tutti coloro che hanno difficoltà con i propri figli, tossicofili e non.
Il Presidente della Provincia, invece, continua a fare orecchie da mercante sostenendo che deve prima coprire i buchi di bilancio dell’Ente, mentre grande soddisfazione ci è stata regalata dal prefetto Alecci, il quale ha deciso di cercare immediatamente un bene confiscato alla mafia da destinare all’apertura di una casa di accoglienza per le donne-.
– I privati non vi hanno dato alcun supporto?
“Per diverso tempo la Tourist, la Rodriquez, la fondazione Bonino – Pulejo ci hanno aiutati pagando l’affitto dell’immobile, ed impegnandosi a mantenere tale contributo anche quando l’affitto ci fosse stato pagato dal Comune. E questa è una delle promesse che non è stata mantenuta.
Eppure c’è la possibilità di detrarre dalla tasse la somma devoluta alla Lelat!-.
– Il consiglio della III Circoscrizione ed i Sindacati avevano contribuito ad accendere i riflettori sulla vostra situazione. Ora come si stanno attivando?
“Sì, a dicembre si mossero per sensibilizzare iscritti e cittadinanza nei confronti di una problematica che non è solo nostra, ma soprattutto dei ragazzi che si trovano allo sbando.
Gli unici che ci hanno davvero aiutato sono stati i giovani del Rotaract: hanno fatto il possibile per sostenerci, venendo addirittura ad animare le serate dei giovani prostrati dalla notizia della chiusura della loro “casa-.
Altra persona alla quale non finirò mai di dire grazie è Giampiero D’Alia. Purtroppo, non ha potuto fare di più…-
– Abbiamo parlato di Rita. Gli altri ospiti della Lelat che fine hanno fatto?
“ Quattro sono stati inseriti in altre comunità, gli altri sono tutti per strada-.
– Li ospitate durante il servizio diurno?
“Non possiamo, perché rappresenterebbero un pericolo per gli altri. Adesso ci è possibile dare assistenza soltanto a coloro che hanno alle loro spalle una solida famiglia. Non posso consentire che chi vive per strada, a contatto, dunque, con gli spacciatori, introduca sostanze nel centro-.
– E gli operatori?
“Due sono stati assunti da una comunità che si trova a Pinerolo (vicino Torino), altri se ne sono andati, uno vende scarpe al mercatino (un peccato per persone altamente qualificate) e tre sono rimasti con me a gestire i cinque giovani ospitati nel corso della giornata. Non è difficile comprendere che questa rappresenta una ulteriore fatica dal punto di vista economico. Mantenere tre persone per cinque assistiti comporta un ulteriore incremento dei debiti; mi auguro di non essere costretta a chiudere anche il servizio diurno-.
Vogliamo veramente lasciare che le cose vadano in questo modo? La domanda è rivolta a tutti, privati e non. Per Rita che non è stata salvata, e per gli altri figli della nostra città!
(Foto di Dino Sturiale)
