Nell’operazione “Ulisse” cade l’accusa di associazione mafiosa. Ad escluderla i giudici del Tribunale della Libertà non hanno convalidato l’ordinanza di custodia cautelare per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Una decisione che ha riportato in libertà uno dei tre indagati, Michele Coppolino al quale la Dda di Messina gli aveva contestato il 416 bis.

Il Tdl ha invece confermato l’ordinanza per Stefano Coppolino ed Angelo Caliri (nella foto) ma solo per l’accusa di tentata estorsione ai danni di un imprenditore di Barcellona.

Angelo Caliri ed i fratelli Coppolino erano stati arrestati dai Carabinieri con Francesco Chiovetta e Cosimo Scardino. Gli inquirenti sono intervenuti per evitare una possibile guerra di mafia nel dopo l’omicidio di Carmelo Mazza, l’esattore del pizzo del clan dei barcellonesi. Mazza è stato assassinato il 27 marzo scorso ad Olivarella all’uscita da una palestra. Un delitto di mafia che rischiava di alterare gli equilibri nella “famiglia” di Barcellona. Caliri ed i Coppolino, essendo stati a lungo vicino a Mazza, temendo per la loro vita si rivolsero a Scardino chiedendo di intercedere presso il boss Sem Di Salvo. Una volta ottenute le rassicurazioni ripresero le loro attività nel barcellonese. Ma gli inquirenti erano ormai convinti che fossero in preparazione degli omicidi e per evitare spargimento di sangue fecero scattare l’operazione Ulisse.

Nei giorni scorsi non era stato convalidato il fermo di Francesco Chiovetta, milazzese residente a Belluno, e dell’ex calciatore Cosimo Scardino, attualmente con obbligo di soggiorno ad Asti.