Parla Alfonsa Pizzo, ginecologa del Policlinico: “altro che zecche, i problemi di Ginecologia sono ben altri. E nonostante tutto le donne ci danno ancora fiducia-

Parla Alfonsa Pizzo, ginecologa del Policlinico: “altro che zecche, i problemi di Ginecologia sono ben altri. E nonostante tutto le donne ci danno ancora fiducia-

Parla Alfonsa Pizzo, ginecologa del Policlinico: “altro che zecche, i problemi di Ginecologia sono ben altri. E nonostante tutto le donne ci danno ancora fiducia-

giovedì 20 Dicembre 2007 - 15:37

“Il Policlinico è in crisi profonda. Sta andando in fumo il lavoro dei luminari che gli hanno dato vita-

Qualche settimana fa il reparto di neonatologia del Policlinico è finito sotto l’osservatorio inclemente dei mezzi di comunicazione (anche quelli nazionali), pronti ad emettere sentenze in merito all’avvenuto ritrovamento di alcune “zecche- all’interno delle cullette dei bimbi ospitati al nido.

Di zecche, però, non si trattava, ma le smentite effettuate non sono bastate a placare l’allarmismo creatosi tra le pazienti della struttura sanitaria.

Noi, allora, abbiamo voluto vederla questa struttura, per capire cosa sta succedendo all’interno di quello che è pur sempre un centro di eccellenza, l’unico nel meridione ad avere la terapia intensiva neonatale.

Ad illustrarci la situazione, Alfonsa Pizzo, ginecologa della clinica di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico.

“Non si trattava affatto di zecche! Nessuno ci ha difeso come avremmo meritato rispetto ad un’accusa infamante. Si trattava di larve di piccioni (infiltratesi attraverso l’impianto di areazione) che non sono in grado di nuocere alla salute di grandi e piccoli ma…ormai il danno era fatto! Siamo stati sbattuti sui giornali senza che nessuno facesse niente per difendere il nostro operato. Ma noi non abbiamo intenzione di rimanere impassibili di fronte a queste accuse e denunzieremo chi (a partire dal veterinario che ha rilasciato interviste non sapendo nemmeno di cosa stesse parlando) si è permesso di screditare la nostra professionalità.

Ciò non significa, ovviamente, che sia giusto che si verifichino episodi come questo; già da un anno, infatti, la direttrice del nido inviava fax a chi di competenza per segnalare la presenza di questi piccioni morti. Ma, purtroppo, il Policlinico sta attraversando un momento poco felice ed, a volte, si può incorrere in fatti incresciosi come quello di cui si è appena parlato-.

Cosa sta succedendo all’interno della Azienda universitaria? Sembra quasi di assistere ad un progressivo “sgretolamento- della struttura…

“Il problema, come in tutti i settori, nasce a monte. Il nostro direttore sanitario si trova da tempo a dovere ricoprire anche il ruolo di direttore generale; non abbiamo nemmeno il direttore amministrativo, le cui funzioni sono state, per il momento, affidate ad un nostro valoroso impiegato che è stato richiamato dopo essere andato in pensione.

Vi rendete conto che non è pensabile che una struttura come la nostra possa sopravvivere in questo modo. Il direttore sanitario deve occuparsi specificatamente del suo settore di competenza, non di faccende economiche, di grosse strategie di management. L’azienda deve essere gestita dal direttore generale; quando questa figura deve essere assolta dal direttore sanitario (chiamato così a ricoprire un duplice ruolo) che dire…anche se questo fosse il migliore professionista del mondo non ce la potrebbe fare a sostenere tutte le questioni che vengono sottoposte alla sua attenzione-.

Ritiene che il direttore sanitario abbia qualche “colpa- gestionale?

“E’ vero che, in passato, tutte le nostre ire si sono riversate su di lui. In fondo è il nostro unico interlocutore! Col senno di poi posso asserire che non è stato affatto giusto, perché più di quanto fa non potrebbe-. Anche perché il commissario che dovrebbe fare le funzioni del direttore generale viene poco

Però la vostra clinica non versa nelle condizioni migliori…

“No. I padiglioni cui si fa riferimento sono stati costruiti negli anni ’60 ed è, pertanto, normale che non siano più conformi alle normative vigenti. Da decenni si parla della necessità di ristrutturare e, alla fine del 2006, sembrava che questo “fatidico- momento fosse arrivato. Nel febbraio del 2007 c’è stata un’ordinanza da parte del direttore sanitario (o generale che dir si voglia) relativa all’immediato smantellamento dei reparti in modo da consentire l’inizio dei lavori-.

Ma non ci sono lavori incorso!

“No, non sono mai iniziati. Nel frattempo, però, hanno diminuito i posti letto, pur continuando a richiederci la stessa produttività. Un’impresa non facile…eppure ci siamo riusciti! Non ci aspettavamo un premio, ma nemmeno che si consentisse di essere derisi per un piccione!

Abbiamo dovuto chiudere il reparto per tre giorni. Perché? Sarebbe stato sufficiente utilizzare una delle stanze dismesse, pulirla e condizionarla. Si tratta del lavoro di una notte. Una sola notte per evitare che le nostre pazienti finissero negli altri nosocomi cittadini o, peggio ancora, a Patti e Catania. Ma non c’era la presenza delle tre figure istituzionali, e questo è stato il risultato. La stessa vicenda è successa in altre parti d’Italia, ma tutto si è risolto senza che nessuno ne venisse a conoscenza e, soprattutto, senza creare disagi all’utenza-.

Sì, ma la clinica è stata ridimensionata di molto, i posti letto sono esigui, gli ambulatori rimasti sono degli stanzini in cui c’è difficoltà a muoversi, le future mamme non hanno spazi adeguati per svolgere i corsi preparto. Quando inizierà la ristrutturazione?

“Non lo sappiamo. Si dice che i lavori non sono stati avviati perché non c’è stato l’ok del Prefetto ma…non avremmo potuto domandarglielo prima che si smantellasse tutto? E se, invece, è stato negato, non possiamo riappropriarci dei nostri locali? Il trasloco è stato fatto in pochissime ore, potremmo tranquillamente “allargarci- di nuovo-.

E’ possibile che, invece, questo smantellamento sia dovuto ad un piano di rientro aziendale?

“Un’ipotesi del genere mi vedrebbe d’accordo, ma l’economia si dovrebbe fare agendo su quei reparti che, per la natura delle patologie trattate, lavorano meno del nostro che, al contrario, funziona sempre a regime.

Noi non sforniamo soltanto bambini, ma cultura, ricerca, didattica per tutti gli studenti del corso di laurea, ed insegniamo le nostre discipline in quasi tutte le scuole di specializzazione, perché il nostro è il Dipartimento di Ginecologia, Pediatria e Neonatologia.

Proprio perché insegniamo, tutte le risorse dovrebbero essere utilizzate qua! E’ necessario che, in barba a quanto stabilito a livello regionale, si trovi il sistema per fare funzionare un centro ospedaliero di insegnamento-.

Si dice che i problemi economici del Policlinico siano dovuti alla “mole- della struttura. Pensa che sia veramente così?

“No. Tutti i docenti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria percepiscono il proprio stipendio dal ministero della Ricerca scientifica; il Policlinico versa una quota irrisoria (parliamo di poche decine di euro) a chi, come la sottoscritta, fa anche l’assistenza ai degenti.

Il nostro commissario è, in questo caso, favorito rispetto al direttore generale degli altri ospedali, perché noi lavoriamo praticamente gratis, ed anche se fossimo deficienti (e non lo siamo) comunque produrremmo a costo zero.

Sino a qualche tempo fa credevo anch’io che il Policlinico andasse male perché essendo troppo grosso non si poteva gestire; poi ho conosciuto il S. Raffaele di Milano, struttura mastodontica di insegnamento,in cui funziona tutto alla perfezione. Ed il cui guadagno deriva anche dalla libera professione svolta dai medici all’interno del nosocomio, la cui remunerazione, per il 50% è incassata dall’ospedale.

Qua dove dovrei fare la mia attività libera professionale se non abbiamo gli spazi? Siamo al punto in cui ci bisticciamo fra noi per fare l’ambulatorio, figuriamoci l’attività privata!

Chi mi prende gli appuntamenti? Dove pagano le pazienti? Dovrebbero pagare all’ufficio ticket che è aperto di pomeriggio, e che è sito a 900 metri di distanza da qui. Le persone vengono, pagano la cifra che devono pagare e si fanno un chilometro a piedi? È questa l’attività professionale che si dovrebbe fare al Policlinico? Qua sembra, invece, che non vogliano guadagnare. Ed allora, non vogliono guadagnare, ci mancano i servizi (se avessimo più spazio potremmo fare molti più ambulatori), abbiamo carenza di lenzuola, ed il piano di risanamento come si intende fare? Impedendoci persino di fare l’attività di ricerca scientifica?

Lavoriamo senza mai lamentarci in queste condizioni, manteniamo la stessa produttività degli anni precedenti ma nessuno porta avanti una querela per difenderci dagli insulti derivanti dai piccioni. Ci sentiamo offesi e amareggiati! La verità è che vogliono farci chiudere. Hanno distrutto il lavoro dei luminari che hanno costruito il Policlinico, penso a Martino, Navarra, Cambria, Consolo, Romeo, Condorelli, La Torretta, Lombardo, De Luca.

Nonostante ciò, le donne continuano a darci fiducia, perché la professionalità di medici, infermieri ed ostetriche fa superare il disagio conseguente ad un comfort ospedaliero che pari a zero-.

Maria Cristina Rocchetti

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