Un Ponte tra due cosche? No, tra due cloache

Un Ponte tra due cosche? No, tra due cloache

Redazione

Un Ponte tra due cosche? No, tra due cloache

domenica 12 Aprile 2009 - 17:51

Per più di 50 anni è stato il simbolo del riscatto del Meridione

Cosa ha potuto trasformare quello che è stato per più di 50 anni il sogno di generazioni di Messinesi nell’opera più detestata del nostro Paese?

Le conoscenze scientifiche sono progredite insieme alle tecnologie e ai nuovi materiali, il Mediterraneo si appresta ad occupare un nuovo ruolo nell’ambito dell’economia mondiale grazie all’avvio dell’Area di libero scambio, fiumi di merci vi entrano da Suez dirette al cuore dell’Europa ricca, il Governo indica nel collegamento stabile un poderoso strumento per superare la crisi economica …

tutto sembra convergere verso la realizzazione dell’antico sogno …

e invece, inattesa, un’ondata di odio investe il Ponte sullo Stretto.

Non stiamo esagerando: non è solo un fatto locale, in fondo abbastanza comprensibile, dato il coinvolgimento emotivo dei Messinesi.

E’ autentico odio viscerale, che arriva al punto da coinvolgere le città sulle due sponde, definite “cosche” dal Governatore della Puglia Vendola, nel maggio 2008 e “cloache” dal giornalista di Repubblica Antonello Caporale su Exit, soltanto qualche giorno fa.

Nei blog poi si arrivano a trovare post tipo: “Quando i vostri figli moriranno sotto le macerie del terremoto allora salirete sul ponte e vi butterete di sotto.

E affermazioni a contenuto decisamente razzista: “ … ma siamo sicuri che in Italia e soprattutto in una regione famosa nel mondo per la capillare presenza della criminalità organizzata la costruzione di un’opera colossale come questa verrà eseguita a norma di legge e con le migliori tecnologie antisimiche in circolazione?.

Il che sottintende che, se il Ponte si facesse in Lombardia, non sarebbe poi così inutile perché … avrebbe maggiori probabilità di stare in piedi.

Ci auguriamo che, con quei giudizi, oggettivamente offensivi e malauguranti, gli agguerriti rappresentanti degli AntiPonte non intendano riferirsi all’intera popolazione messinese e reggina ma, pur dando alle loro parole la migliore interpretazione possibile, non riusciamo a comprendere perché il Ponte di Messina sia considerato da taluni l’unica e sola grande opera inutile del nostro beneamato Paese.

Un grande e perfetto parafulmine, che attira ogni tipo di saetta, anche quelle che dovrebbero andare a colpire ben altri bersagli.

Insomma: sembra che basti bloccare il Ponte per far compiere un grande salto di qualità alla vita di tutti gli Italiani.

Benché una parte rilevante degli economisti e dei tecnici affermi l’utilità, la realizzabilità e la sicurezza dell’opera, ai dibattiti televisivi la partecipazione degli antiponte è di gran lunga prevalente.

Col risultato che cresce tra i telespettatori la convinzione che la sua realizzazione sia un azzardo totalmente privo di benefici socio-economici.

Eppure, gli stessi assunti sono contradditori: se Messina e Reggio, in decenni senza Ponte, sono diventate cloache popolate da cosche, forse proprio ad esso potrebbe essere affidata una speranza di miglioramento.

Lentamente, l’indiscutibile constatazione che trasmissioni che “fanno opinione” come Report, Annozero, Exit e Ballarò non perdono occasione per sparare a palle incatenate su un’unica grande opera, ex simbolo della ripresa del Sud, fa nascere il dubbio che dietro questa campagna ci sia qualcos’altro.

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