L'azienda è accusata d'incentrare la propria politica -esclusivamente su costi e ricavi-, operando tagli insostenibili

Sindacati in rivolta contro l’azienda Poste, accusata di avere incentrato la propria politica -esclusivamente su costi e ricavi, operando tagli che stanno portando al collasso i servizi offerti al pubblico-. I sindacati denunciano la carenza di personale che provoca la chiusura di uffici, file interminabili agli sportelli, nervosismo, stress e scarsa attenzione per le reali esigenze della clientela. Secondo i sindacati la situazione è aggravata -dall’inosservanza di un decreto emanato dal ministro delle Comunicazioni Gentiloni che, salvaguardando il servizio reso alla cittadinanza, prevedeva un piano di razionalizzazione di chiusure estive, assicurando il presidio nei piccoli comuni, mantenendo gli uffici postali aperti-. Alcune località turistiche come Castelmola, Forza d’Agrò e Fiumedinisi, secondo i sindacati, -subiranno la chiusura a giorni alterni. Risultato: esposti da parte dei sindaci alla Procura della Repubblica, lamentele e disagi-. -Altri uffici postali, invece – proseguono le organizzazioni dei lavoratori – restano chiusi per effettiva mancanza di personale da applicare come ad esempio a S. Saba e Rodia-.

-Anche il recapito degli effetti postali è nella bufera – aggiungono i sindacati -.Un recente piano di ristrutturazione ha previsto un forte ridimensionamento del servizio per la consegna della corrispondenza. In molti lamentano la mancata consegna di bollette e conseguente taglio di luce, acqua, gas e telefono o, peggio, importanti comunicazioni non potute consegnare in tempo con conseguenze anche gravi (perdita di posti di lavoro o problemi di carattere giudiziario).