La Corte di cassazione ha confermato la sentenza d’appello per l’ex sottosegretario Dc Giuseppe Astone e l’imprenditore Antonino Versaci, condannati rispettivamente a 6 e 5 anni (ridotta di tre mesi rispetto alla sentenza di secondo grado) per la Tangentopoli dello Stretto, l’inchiesta dell’allora pool di Mani pulite peloritano su una serie di appalti pubblici e mazzette. La Suprema corte ha poi annullato senza rinvio per intervenuta prescrizione le condanne dell’ex presidente del Consorzio ASI Giuseppe D’Angelo (un anno e 10 mesi), l’ex vicepresidente del Consorzio ASI Elio La Tassa (un anno e 10 mesi), l’imprenditore Saverio Micheletta (un anno), l’imprenditore Gioacchino Oliva (2 anni e 2 mesi) e l’imprenditore Oscar Cassiano (un anno e 8 mesi). La prescrizione riguarda la vicenda legata alla realizzazione del polo mercantile di Milazzo.
Il rais democristiano Astone era stato condannato per l’incasso di tangenti per gli appalti autostradali. Per l’imprenditore di Rocca di Caprileone, Antonino Versaci, la condanna riguarda tre ipotesi di turbativa d’asta legate alle bitumature gestite dalla Provincia regionale di Messina, per i lavori per lo stadio e lo svincolo di “San Filippo- e i lavori nei Consorzi Alcantara e Nebrodi. La sentenza della Corte d’appello di Messina risale al 2005. Sette le condanne decise, quelle passate al vaglio della Cassazione oggi. Assolti invece
l’ex presidente del Consorzio Autostrade Messina – Palermo, Ardizzone, l’ex sindaco Mario Bonsignore e l’imprenditore Santi Sofi. Prescrizione, infine, per l’ex presidente della provincia, Giuseppe Naro ed altri 6 imputati.
