Anniversario terremoto. Il programma della Via Lucis che il 28 porterà alle 05 e 21.

Anniversario terremoto. Il programma della Via Lucis che il 28 porterà alle 05 e 21.

Anniversario terremoto. Il programma della Via Lucis che il 28 porterà alle 05 e 21.

lunedì 22 Dicembre 2008 - 16:16

Un'iniziativa anche per il Wwf. Oggi e domani intanto, al Teatro Vittorio Emanuele due spettacoli per ricordare la tragedia

Questa sera, lunedì 22, alle ore 21.30, nell’ambito degli appuntamenti promossi in occasione del primo centenario del sisma del 1908, sarà proposto al teatro Vittorio Emanuele, lo spettacolo -Ricordando Messina prima e dopo il 28 Dicembre 1908-. Dopo il successo in prima mondiale lo scorso 20 novembre, all’Accademia Italiana di New York, Daniela Schächter e Kairos Italy Theatre proporranno lo spettacolo al “Vittorio-. Attraverso la poesia, musica e immagini, si offrirà una occasione di riflessione sul disastroso terremoto di Messina e Reggio Calabria che 100 anni fa rase al suolo le due città . Narratrice dello spettacolo è Laura Caparrotti; le poesie sono di Giuseppe lucani mentre Daniela Schächter, sarà al pianoforte; Rick Margitza, suonerà i sassofoni; Oleg Osenkov, il contrabbasso; Marco ganascia, il basso elettrico; Marcello Pellitteri, la batteria.

E domani invece, martedì 23, alle ore 21, al teatro Vittorio Emanuele di Messina, nell’ambito degli appuntamenti per il Centenario del sisma, si terrà lo spettacolo “1908 Underground 2008-, allestito dalla Compagnia delle arti visive di Messina. Si tratta di uno spettacolo di video immagini e teatro danza, che proporrà una rievocazione degli eventi del 28 dicembre con suggestioni percettive ed emotive che affascineranno lo spettatore. Lo spettacolo mette infatti in luce la dimensione psicosociologica delle vittime, custodi di una memoria che giunge sino ad oggi. Portato in scena da trenta persone, tra danzatori, attori e tecnici, dopo la prima di Messina, lo spettacolo, patrocinato dal Comune e dall’Università di Messina, sarà riproposto in altre città da dove provennero gli aiuti ai messinesi cento anni fa. 1908 – Underground – 2008, si ispira alle testimonianze scritte di quanti, sopravvissuti al sisma del 1908, si adoperarono a narrare, le vicende e gli accadimenti immediatamente successivi al disastroso evento. Una presenza maschile riassume, nella formula del monologo interiore, stati d’animo ed emozioni di quanti riuscirono a salvarsi. Ad essa si affianca una figura femminile non sopravvissuta al tragico evento e pertanto intangibile, lontana, sospesa fra perdita della corporeità e dimensione spirituale. Lo spettacolo ripropone, nella prima parte, la drammatica coincidenza, che nella notte del 28 dicembre si verificò, tra i protagonisti dell’Aida e gli abitanti di Messina, giacché la scena finale dell’opera lirica rappresenta la tragica condizione di sepolti vivi dei protagonisti, condizione che le persone del luogo avrebbero di lì a poche ore realmente vissuto; pertanto la finzione scenica e la realtà si fondono e confondono nella dimensione della tragedia. L’opera di Verdi si costituisce così come tessuto connettivo in grado di generare una condizione temporale sospesa tra ricordo, segni precorritori e realtà del disastro. Le azioni sceniche si sviluppano attraverso una comunicazione alterata del tempo, giacché l’esperienza della catastrofe fu tale da travalicare ogni reale oggettivazione. Volutamente la scelta teatrale ricerca, nell’instabilità delle azioni sceniche, nella loro frammentarietà, nel continuo sovrapporsi di dinamiche motorie, di immagini, di voci, di suoni, una sospensione temporale nella quale il passato si sovrappone al presente, e i ritmi convulsi della quotidianità cedono al ricordo. Il vuoto fenomenico del tempo si materializza attraverso il percorso astrattivo dei linguaggi scenici che i restituiscono, nelle loro formule espressive, il senso di spaesamento che attanaglia l’uomo nella sconcertante realtà dell’accaduto.

Conseguentemente la rappresentazione scenica dà visibilità alla persistente condizione interiore di precarietà esistenziale, generata dalla dimensione di immanenza che il terremoto simbolicamente assume nella consuetudine della nostra quotidianità. Nello sviluppo delle azioni sceniche il sisma si rivela metaforicamente come totalità di eventi, come energia incontrollata in cui fenomeni, emozioni e pensieri, cose e uomini perdono la loro identità, il loro preesistente assetto razionale. La sua forza dirompente ed oscura ristabilisce la condizione primigenia del caos e diviene inevitabile premessa di una nuova esistenza. Assieme alla natura anche l’uomo diviene dunque epicentro di un moto incontenibile di forze. Le coreografie, le soluzioni teatrali e musicali, le suggestioni scenografiche e video- scenografiche oscillano fra gli estremi della forma e della non forma, fra la distruzione dell’ordine cartesiano e il trionfo della realtà informale della materia, ribadendo la circolarità di un processo inarrestabile in cui gli opposti, piuttosto che negarsi reciprocamente, si succedono compenetrandosi. Nella seconda parte dello spettacolo la pulsione di morte si rivela in modo ora frammentario e individuale, ora primitivo e convulso. La fissità degli sguardi, la rigidità dei corpi, i moti scomposti, la ripetizione ossessiva dei gesti, vogliono rendere lo stato d’animo di smarrimento e di incredulità, lo straniamento che è rifiuto dell’ab-surdo, ed è disperata difesa di chi vive un’esperienza incomprensibile nella sua atrocità. Ciò avviene fino al momento in cui un personaggio femminile converte il dolore inespresso in esperienza vissuta. Assieme alla sofferenza esplode la paura, la rabbia, il senso di abbandono e di perdita che trovano nella coralità della recitazione e del gesto liberatorio, la forza della coesione che la catastrofe aveva spezzato. La consapevolezza di ciò che è stato traspone il senso del dolore sul piano di una coscienza collettiva attraverso la quale si riafferma la volontà di esistere. La vita, oltre la desolazione delle macerie, pulsa, incalza e si fa materia, energia primordiale che obbedisce ad una oscura spinta irrazionale alla quale è riconducibile anche la condizione subumana scatenata dagli istinti irrefrenabili in grado di sconvolgere ogni umano sentire. A questa realtà sommersa fa anche riferimento la scenografia che restituisce sul piano visivo, oltre agli esiti della tragedia, una dimensione urbana non sempre gradita alla nostra coscienza. Oggi, a distanza di un secolo, il suolo su cui ci muoviamo ricopre passate esistenze divenute materia. Underground chiede di esistere sotto lo scorrere dei nostri passi che scandiscono il tempo della vita di sempre.

1908-2008 VIA LUCIS NELLA NOTTE PER LE STRADE DI MESSINA

Le Confraternite della Diocesi ed il Comune di Messina hanno organizzato una serie di appuntamenti che porteranno alle 05:21, ora in cui si verificò il forte sisma. Ecco il programma completo:

ore 24.00 Raduno delle Confraternite e Pie associzione presso la Chiesa Nuovo

Oratorio della Pace di via XXIV Maggio 58 per l’uscita della Baretta di Gesù

Crocifisso con distribuzione delle candele.

ore 00.30 Avvio del corteo verso l’incontro a piazza Municipio.

ore 00.30 Inizio della distribuzione a Piazza Municipio delle candele

ore 1.00 Composizione del corteo e avvio della Via Lucis secondo il percorso: via Garibaldi, piazza Cairoli (con breve sosta per ricordare l’on. Micheli), via T.Cannizzaro, via Cesare Battisti, via I Settembre, piazza Duomo.

ore 3.30 Conclusione della Via Lucis, offerta di un ristoro ai partecipanti ed

ingresso in Cattedrale per l’offerta floreale delle Confraternite al monumento

dell’Arcivescovo D’Arrigo. Seguiranno un concerto d’organo, una proiezione di un filmato sul terremoto ed un concerto della Corale Polifonica “S. Maria dei Miracoli- di Sperone, in attesa delle 5.21.

ore 5.21 Preghiere e riflessioni, in memoria dei caduti del terremoto, con la

presenza dell’Arcivescovo, mons. Calogero La Piana.

WWF IITALIA CON MARIO TOZZI NEL CENTENARIO DEL TERREMOTO

Il WWF Italia domenica 28 dicembre 2008 (alle 11.30 nell’Aula Magna della

Facoltà di scienze dell’Università di Messina e alle 16.30 nell’Auditorium

“Lucianum- di Reggio Calabria), in occasione del centenario del terremoto di

Messina e Reggio Calabria, offre alla popolazione delle due città

un’occasione per riflettere del territorio, dello Stretto e di altre storie

con il Monologo per le generazioni che verranno di Mario Tozzi, geologo,

ricercatore del CNR, autore e consulente di programmi RAI, che verrà

presentato da Gaetano Benedetto, condirettore del WWF Italia. Il WWF Italia in questa occasione ricorda che l’area dello Stretto di Messina è considerata e riconosciuta universalmente come l’area a più alto rischio sismico del Mediterraneo, per lo scontro esistente tra la placca africana e quella euroasiatica. Nella mappa redatta del National Geographic, è individuata tra le 10 località più a rischio del globo terrestre, con periodicità di un evento disastroso ogni circa 80/110 anni L’area, delimitata dalla Calabria e dalla punta nord orientale della Sicilia (Messina), detiene il primato di regione più sismica d’Italia (Boschi, Bordieri Terremoti d’Italia, Baldini e Castoldi 1998, pag. 15): in quest’area si sono verificati una ventina dei Big one (i più forti terremoti) italiani, sette dei quali concentrati in appena 125 anni: 1783, 1832, 1835, 1836, 1870, 1894, 1905, 1907, 1908. Ovvero, uno ogni 18 anni. Un’area dove sorgono: la città di Messina, che oggi conta 243.997 abitanti, è la terza città di rango metropolitano della Sicilia, tredicesimo comune d’Italia per numero di abitanti e la quinta città dell’Italia Meridionale (dopo Napoli, Palermo, Catania, Bari e la città);

e la città di Reggio Calabria, che oggi conta 185.567 abitanti ed è la prima

città della Calabria. E dove si calcola che se si ripetesse oggi un sisma di

magnitudo analoga a quella del 1908 nella sola Messina (secondo percentuali

che non vanno cumulate): gli edifici danneggiati sarebbero il 52%; quelli

danneggiati in maniera grave sarebbero il 44%; e quelli che di cui è

previsto il collasso sarebbero il 38%.

Il WWF Italia, rispetto alla situazione attuale denuncia come: 1. Messina

non disponga di un piano comunale di protezione civile, mentre quello del

Comune di Reggio Calabria è stato approvato solo un anno e mezzo fa (con

delibera di C.C. n. 18 del 30/06/2008), ma le popolazioni di entrambe le

città non sono informate adeguatamente e non hanno mai partecipato nel loro

complesso ad alcuna esercitazione; 2. ad oggi non esista un sistema di

allarme in caso di maremoto in nessuna località né tirrenica né ionica,

sulle coste siciliana e calabrese dello Stretto di Messina; 3. solo il 25%

delle case di Messina e Reggio Calabria è in sicurezza antisismica; 4. sia

nell’area di Reggio Calabria che in quella di Messina negli ultimi 50 anni

si è avuto uno sviluppo edilizio caotico e intensivo (la densità abitativa

nel Comune di Reggio Calabria è di oltre 764,1 abitanti per Kmq e a Messina

siamo oltre i 1193,1 ab/Kmq, secondo il censimento ISTAT 2001 quando la

media nazionale è di 198 ab/Kmq) e si sono costruiti edifici pubblici e

privati e infrastrutture anche in aree a rischio idrogeologico come le

fiumare.

“Questo è il fragile equilibrio di un territorio dove dovrebbe sorgere il

ponte sullo Stretto di Messina – scrivono. Il progetto redatto da una cordata capeggiata da Impregilo, prevede, la costruzione di un ponte sospeso ad unica campata presentato alla Valutazione di Impatto Ambientale nel gennaio 2003, risulta ancora più lungo del precedente. Il doppio impalcato stradale e ferroviario è lungo 3.300 m, più di 200 m rispetto al progetto precedente presentato agli inizi degli anni ’90 e le torri che lo sorreggono sono ancora più alte, 382,60 m (la torre Eiffel, per fare un paragone è alta appena 300 metri circa) rispetto ai 376 m del progetto del 1992. A questi dati sull’impatto dell’opera principale, si deve aggiungere lo sviluppo delle opere connesse: infrastrutture stradali (15 km) e ferroviarie (12 km). Progetto che venne aspramente contestato dalle principali associazioni ambientaliste anche per la sottovalutazione del rischio sismico e del delicato equilibrio idrogeologico. Lacune che sono state confermate recentemente dall’ingegnere Remo Calzona, professore ordinario di tecnica delle costruzioni presso la Facoltà di ingegneria dell’Università degli studi di Roma e già coordinatore del Comitato Scientifico della Stretto di Messina SpA, che nel suo libro “La Ricerca non ha fine – Il Ponte sullo Stretto di Messina- (pubblicato dalla Casa Editrice DEI – Tipografia del genio Civile srl – giugno 2008). ammette che nel progetto preliminare del 2002, diversamente da quanto documentato nel progetto del 1992, sono scomparse le faglie sotto le pile portando a pensare che queste potessero cadere in zone non interessate da faglie-.

E.R.

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