Taormina arte 2008: prima nazionale di -Salomè-

Taormina arte 2008: prima nazionale di -Salomè-

Redazione

Taormina arte 2008: prima nazionale di -Salomè-

venerdì 25 Luglio 2008 - 16:03

-Taormina Arte- e -Molise spettacoli- presentano in prima nazionale lo spettacolo -Salomè- diretto da Giampiero Cicciò (che è anche autore del testo insieme con Marco Carroccio).

Nel Palazzo dei Congressi di Taormina, sabato 1 e domenica 2 agosto alle 21,30, avrà luogo lo spettacolo ispirato alla celebre vicenda evangelica che ha come epilogo la decapitazione del Battista e mostra Salomè, inconsapevole del delitto, muoversi come una pedina nelle mani di Erode e di Erodiade. Questa visione si discosta dalle tante “letture- artistiche (pittura, scultura, teatro, danza) che nei secoli hanno rappresentato la principessa giudaica fautrice cosciente dell’assassinio di Giovanni. Il testo trae ispirazione da autori come Pasolini, Carmelo Bene, Baudelaire.

Gli interpreti (tutti siciliani) sono Annibale Pavone (Il Comico), Carmen Panarello (Erodiade), Luca Fiorino (Erode), Angelo Campolo (Giovanni) e Federica De Cola (Salomè).

Il regista racconta le proprie scelte stilistiche: -Mi piace immaginare Salomè innamorata non del corpo di Giovanni, come nell’interpretazione di Wilde, ma della sua voce, del Verbo (che preannuncia). E vedo il santo scagliare una pietra contro la fanciulla che vorrebbe solo ascoltare il messaggio dell’impenetrabile profeta vestito di peli di cammello e che urla nel deserto… Ma non è ancora arrivato il Cristo della compassione, al quale Giovanni non è degno di sciogliere i legacci dei sandali, un Cristo che difende anche le prostitute e che sulla sua croce porterà tutti noi.-

-Erodiade è l’incarnazione della Vendetta. Induce Salomè, con l’arte di una maga incantatrice, a chiedere la testa del Battista. Salomè è una pedina (inconsapevole della sua sensualità adolescenziale che turba Erode). Voglio ancora discostarmi da Wilde che la vede capace di uccidere autonomamente. E mi attrae di più la visione di Marco (quando nel Vangelo descrive un Erode Antipa che imprigiona Giovanni tenendolo in vita perché lo reputa un essere soprannaturale da temere), piuttosto che quella di Matteo (per lui Erode avrebbe voluto ucciderlo subito ma paventava l’insurrezione del popolo che considerava un profeta il Battista).Erode è un codardo (anche se oggi qualcuno lo definirebbe un uomo d’onore), non sa tornare sui suoi passi, è un reggente che mantiene stupidi giuramenti e che dovrà per questo far decapitare Giovanni. E’ un fantoccio nelle mani di Erodiade. E’ un uomo moderno che non sa godere di ciò che ha: vive in un’elegante discarica tra oggetti che non lo abbandonano (quando li butta via gli tornano indietro). Veste con stole luccicanti, ha preziosi anelli al dito, è una sorta di pontefice ante litteram, il suo trono poggia in un regno di cianfrusaglie, di arnesi superflui, diavolerie che si moltiplicano quasi miracolosamente. Ogni giorno aggeggi nuovi, più sofisticati, cibi più elaborati in contenitori sempre più dorati, recipienti da smaltire, da sotterrare, da dimenticare. Persino la testa di Giovanni finirà in un vassoio d’argento. Mentre quel portavivande andrà ad incrementare l’immondezzaio degli errori, degli orrori.-

Lo spettacolo affronta la celebre vicenda della decapitazione di Giovanni traendo ispirazione da “profeti- più contemporanei: Pasolini, Carmelo Bene, Baudelaire, Munch,e da altri maestri (Mallarmé, Klimt, Testori, Flaubert),che hanno regalato un’eco letteraria e pittorica ad un personaggio che nel Nuovo Testamento appare e sparisce nel giro di due brevi passi.

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