Da Messina nuova legge europea anti mafie? Convegno a Unime con Metsola e Piantedosi

Da Messina nuova legge europea anti mafie? Convegno a Unime con Metsola e Piantedosi

Alessandra Serio

Da Messina nuova legge europea anti mafie? Convegno a Unime con Metsola e Piantedosi

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lunedì 15 Settembre 2025 - 14:02

Misure di sicurezza rafforzate per il convegno a Unime. Ecco di cosa si parlerà

Messina – L’Unione Europea non ha una normativa unitaria né strumenti investigativi comuni a tutti i paesi che consentono di combattere la criminalità transnazionale, sempre più globalizzata, digitalizzata, sempre più incentrata sul coinvolgimento dei giovani “nativi digitali”. E’ all’adozione di queste norme e questi strumenti di cooperazione tra procure e investigatori europei che punta il convegno previsto domani all’Università di Messina denominato appunto “Criminalità nazionale e transnazionale: strumenti e obiettivi in Italia e in Europa”.

Lo hanno spiegato stamane la rettrice Giovanna Spatari, l’europarlamentare Giuseppe Antoci e il procuratore capo di Messina Antonio d’Amato, alla presentazione dell’incontro che vedrà, tra gli altri, la partecipazione della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, il segretario generale del Parlamento europeo Giovanni Chiocchetti. La Questura e la Prefettura di Messina sono a lavoro per il piano di sicurezza straordinario in vista dell’evento e in caso di contestazioni, al momento non annunciate.

A che punto è il cammino legislativo europeo

L’ultima direttiva europea in termini di contrasto unitario alla criminalità risale al 2008 ed è approdata all’accordo quadro del 2014. Oggi la normativa ha bisogno intanto di essere aggiornata, poi di trovare concretezza operativa. L’ambizioso progetto del convegno di studi è proprio quello di mettere insieme il mondo della giustizia, le istituzioni europee e quello accademico per arrivare ad una bozza di normativa condivisibile con gli altri paesi e poi adottabile come legge europea. “L’ispirazione è quella dei 70 anni della Conferenza di Messina – spiega Antoci – come allora, speriamo che anche ora questa strada europea venga tracciata a partire da Messina”.

Mafie transnazionali e globalizzate

“Le mafie sono sempre più transnazionali e tutti i paesi hanno ormai la coscienza che non si tratta di un problema solo italiano”, spiega Antoci. “E sono sempre più focalizzate sui canali social, sulla rete e sul coinvolgimento dei nativi digitali – spiega il procuratore capo d’Amato spiegando l’esigenza dell’aggiornamento della prima bozza legislativa europea”.

Mafia, social e giovani

Il mafioso, è ormai risaputo, non deve solo “essere” mafioso ma sembrarlo, mostrare alla comunità presso la quale si vuole accreditare che è in grado di esercitare il suo potere e dare risposte alle necessità di quella comunità. Quindi oggi giorno deve sembrare mafioso anche sui social. Da qui, spiegano gli analisti, l’ostentazione sui social, da parte dei “rampolli criminali” di comportamenti illegali. “E’ così che arrivano ai giovani – sottolinea D’Amato – ed è attraverso i giovani adescati sui social che paesi come la “pacifica” Svezia fanno i conti col dilagare, sui loro territori, di mafie di altre zone europee, come quelle balcaniche”.

Criminalità in rete

“Oltre ai social, gli strumenti digitali servono alla criminalità perché garantiscono impunità e anonimato, come nel caso delle criptovalute, che ad oggi non sono perseguibili perché non esiste l’obbligo di un registro degli investitori”, spiega Antoci. “Pensiamo al coinvolgimento degli hacker nelle attività criminali in rete – gli fa eco il procuratore capo di Messina – domani si discuterà se saranno perseguibili come responsabili del concorso esterno in associazione mafiosa, ad esempio”.

Il ruolo dell’Università

Il confronto tra organi giudiziari e istituzioni europee si terrà all’Università di Messina non a caso, anzi proprio perché il coinvolgimento giovanile è uno degli aspetti più caratterizzanti del dilagare delle nuove mafie. “E’ nelle università che si formano anche le coscienze civiche e critiche – spiega la rettrice Spatari – ed è per questo che abbiamo voluto coinvolgere nei lavori anche i nostri studenti, i dottoranti, gli allievi delle scuole superiori”.

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