Da Scarlatti ai contemporanei, eccellente prova di Alberto Ferro al Palacultura

Da Scarlatti ai contemporanei, eccellente prova di Alberto Ferro al Palacultura

giovanni francio

Da Scarlatti ai contemporanei, eccellente prova di Alberto Ferro al Palacultura

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mercoledì 02 Febbraio 2022 - 06:50

Il pianista siciliano Alberto Ferro conferma le sue qualità pianistiche non comuni e la sua versatilità artistica.

Domenica 30 gennaio alle 18, al Palacultura di Messina, la Filarmonica Laudamo ha proposto un interessantissimo concerto, dal titolo “Un ritratto dell’Italia dal 700 ad oggi”, con Alberto Ferro grande protagonista della serata al pianoforte.

Già più volte graditissimo ospite a Messina, il pianista siciliano ha confermato ancora una volta le sue straordinarie qualità artistiche, che si sostanziano in particolare nella precisione e nitidezza del fraseggio, la sicurezza e padronanza della tecnica, anche nei passaggi più ostici, e la sua capacità di eseguire brani dei più svariati compositori ed epoche, dal barocco ai giorni nostri.

Il programma presentato è stato interamente dedicato alla musica pianistica italiana, dal 700’ ad oggi, eseguendo brani in ordine cronologico di Domenico Scarlatti, Muzio Clementi, Gioacchino Rossini, Ottorino Respighi, Goffredo Petrassi, fino a Emanuele Casale, compositore contemporaneo presente in sala, il quale ha introdotto gradevolmente tutti i brani, con preziose informazioni sugli autori ed i brani eseguiti.

Domenico Scarlatti ha composto 555 Sonate per clavicembalo, che vanno considerate nel loro insieme come un autentico miracolo, a causa della loro unità stilistica – un compendio di ricchezza espressiva, di brillantezza e raffinatezza tali che sembrano essere state scritte tutte nello stesso periodo – comunque dopo il 1730. Si colgono nelle Sonate le influenze mediterranee del musicista, nato a Napoli, vissuto e morto in Spagna, una musica piena di gioia “astratta, incisa nel cristallo di una musica purissima” (Pestelli). Le tre Sonate eseguite (K 175 in la minore, K 380 in mi maggiore, K 545 in si bemolle maggiore) riflettono le caratteristiche della musica del compositore, la prima di sapore spagnoleggiante, la seconda, famosa, di carattere pomposo e celebrativo, la terza, difficile, dal ritmo incessante e tipicamente barocca nel fitto contrappunto. Davvero notevole l’esecuzione di Ferro, in particolare con riguardo alla Sonata in si bemolle maggiore, eseguita con un ritmo preciso e senza alcuna sbavatura.

Muzio Clementi, è un autore vissuto a cavallo fra il 700’ e l’800’, ed è quasi del tutto scomparso dalle sale concertistiche. È infatti noto soprattutto dagli studenti dei Conservatorio, per via dei suoi studi compresi nella raccolta “Gradus ad Parnassum” e le sue Sonatine, momenti di studio essenziali per ogni pianista, propedeutici allo studio delle Sonate Beethoveniane. È altresì noto per il famoso aneddoto circa la competizione pianistica che lo vide protagonista insieme a Mozart, alla corte imperiale dell’imperatore Giuseppe II a Vienna, duello che si concluse sostanzialmente alla pari, anche se non se ne conosce l’esito con esattezza. Come raccontato anche in sala da Emanuele Casale, a differenza di Clementi, entusiasta di Mozart, il musicista austriaco non ebbe parole di stima nei confronti del rivale, lo ritenne anzi un musicista di buona tecnica ma privo di talento, un “Mechanicus…ciarlatano come tutti gli italiani”. La Sonata in si minore op. 40 n. 2, eseguita nella serata, da molti considerata il suo capolavoro, in due movimenti, smentisce in parte’ questa severa critica, soprattutto per quanto riguarda il primo movimento, di sapore drammatico, quasi beethoveniano, mentre il secondo movimento appare più convenzionale.

Il “Petite Caprice (style Offenbach)” è un brano che Rossini compose nella maturità, quando aveva già concluso il suo ciclo operistico: si tratta di un brano umoristico, ove l’autore prende spunto dalla diceria allora in voga secondo cui il musicista Offenbach portasse sfortuna, per esorcizzare la quale le note principali del tema devono essere suonate con indice e mignolo, con la mano che assume la tipica forma di scongiuro. Un brano assai brillante, di ardua difficoltà, applauditissimo dal pubblico in sala. Con Ottorino Respighi siamo già nel 900’, il “Notturno” eseguito, delicato e raffinato, è un omaggio sia ai notturni di Chopin sia anche alla musica impressionista francese (Debussy).

Del 900’ inoltrato è la musica di Goffredo Petrassi, compositore e docente, morto nel 2003, del quale Ferro ha eseguito la splendida “Toccata”, un brano quasi atonale, che inizia pianissimo, in un’atmosfera rarefatta, per poi animarsi violentemente, sconfinando nelle note più remote della tastiera, per chiudere sommessamente nell’atmosfera rarefatta iniziale. Direi davvero superba la performance di Alberto Ferro nell’esecuzione di questo difficile e affascinante brano.

Quattro studi del compositore presente in sala, Emanuele Casale, hanno concluso il concerto. Si tratta di quattro brani di diversa ispirazione, dalla pura meditazione di “Le cose nascono piano”; alla rievocazione degli anni 80’, con la musica pop e i videogiochi, in “80s”; a due brani nei quali la fonte di ispirazione è la natura, a mio avviso i più interessanti: “Ritratto di pioggia” e “Studio sulle rondini giganti”, molto apprezzati dal pubblico, anche per l’ottima interpretazione di Ferro.

Il pianista siciliano ha concesso due bis: ancora un brano di Emanuele Casale, una celebre canzone dei Beatles suonata alla maniera di Mozart, gradevolissimo, e un romantico notturno di Clara Schumann.

Un commento

  1. Grazie per la bella recensione. Ritengo il maestro Ferro un pianista e un artista straordinario.

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