«La sindrome del Presidente della Regione». Un anno di Crocetta

«La sindrome del Presidente della Regione». Un anno di Crocetta

«La sindrome del Presidente della Regione». Un anno di Crocetta

sabato 02 Novembre 2013 - 21:19

Nel nuovo spazio destinato ai blogger, oggi ospitiamo l’ opinione di Giuseppe Ministeri, che nel suo articolo parla del primo anno da governatore siciliano di Rosario Crocetta. Gli interessati a questa iniziativa editoriale possono inviare una mail al seguente indirizzo di posta elettronica: info@tempostretto.it

Tempostretto.it ha deciso di destinare uno spazio ai blogger. Il nostro giornale on line “ospiterà” i blogger che vogliano fare uscire i propri articoli dal loro “habitat naturale”, il blog, e “consegnarli” ad un pubblico più ampio. I blogger interessati a questa iniziativa editoriale possono inviare una mail con il link del blog e dell’articolo che si vuole pubblicare su Tempostretto.it al seguente indirizzo di posta elettronica: info@tempostretto.it . Le pubblicazioni avverranno nei week end.

Ecco l’articolo di questa settimana, tratto dal blog di Giuseppe Ministeri:

E’ passato un anno da quando, tra stupore e curiosità, complici un astensionismo record, la spaccatura del centrodestra siciliano alimentata dalla rivalità tra Miccichè ed Alfano, il boom del MoVimento 5stelle, Rosario Crocetta da Gela, con meno di un terzo dei voti validi, diventava Presidente della Regione Sicilia. Da allora un susseguirsi di comparsate televisive, dall’Arena di Giletti a Ballarò, attraverso le quali gli italiani imparano a conoscere un personaggio complesso, fuori dagli schemi, ricco di sfaccettature: omosessuale dichiarato ma allo stesso tempo cattolico praticante; icona antimafia da quando nel 2003 viene sventato un agguato della Stidda ma capace nello stesso tempo di imporsi per un decennio in una città così condizionata dal fenomeno mafioso come Gela; europarlamentare del PD ma “impostosi” come candidato alla Presidenza per il centrosinistra a dispetto del suo stesso partito, grazie ad una di quelle manovre spiazzanti nelle quali Giampiero D’Alia è maestro; alleato strategico (a dire il vero tramite Beppe Lumia, oggi ancor più suo “tutor”) degli ultimi tempi del Presidente Raffaele Lombardo, ma pronto a dichiarare di non conoscerlo nonostante fosse suo inquilino (della moglie di Lombardo) a Bruxelles; in grado di parlare fluentemente inglese, francese ed arabo, ma a volte incerto nell’eloquio in italiano.

Si afferma e crea consenso attorno a sé in aula all’ARS – dove inizialmente può contare su appena 36 deputati su 90 – grazie alla sua capacità di creare un dialogo con la corposa pattuglia grillina. Ben presto tuttavia cambia approccio e, attraverso le tipiche operazioni di palazzo palermitane, “accompagna” la creazione di gruppi politici come i DRS di Beppe Picciolo eArticolo 4 di Lino Leanza, i quali accanto al “suo” Megafono vanno a costituire una maggioranza parlamentare in suo appoggio, il tutto a scapito del Partito Democratico, mandando così in soffitta quel “modello Sicilia” che doveva essere d’esempio a Bersani. Contestualmente “consolida” la sua posizione con alleanze strategiche nel blocco economico/sociale siciliano, dalla Confindustria di Antonello Montante passando dalla CGIL, fino ai media sponda Mario Ciancio.

In quest’anno, il buon Saro, non si è fatto mancare niente. A cominciare dainomi fatti per la sua giunta: politici di poca esperienza; tecnici per tutte le stagioni (i cosiddetti CroCuffoLombardiani); rappresentanti dei suoi “sponsor” di cui sopra; personaggi di alto profilo come il pm della DDA Nicolò Marino all’Energia e servizi pubblici, Lucia Borsellino professionista seria e preparata alla Salute e l’economista e studioso bersaniano Luca Bianchi all’Economia; le “star” Zichichi ai Beni Culturali e Franco Battiato al Turismo/Sport/Spettacolo dei quali ricordiamo tutti la fine fatta.

Come primi provvedimenti ci sono l’annuncio della chiusura di 13 società regionali, il licenziamento di 21 giornalisti nominati dai precedenti Presidenti, il taglio degli stipendi dei dirigenti regionali e una drasticariduzione dei consulenti esterni, la costituzione di parte civile della Regione Siciliana nel processo sulla trattativa Stato-Mafia, la rotazione di dirigenti ed impiegati nei vari assessorati, l’intervento incisivo nell’affaire formazione.

Ma ben presto i nodi stanno venendo al pettine. I proclami, richiamati dal simpatico account twitter @crocettapo , emergono nella loro estemporaneità: dalla nuova compagnia aerea regionale a giuda AST, ai sempre attuali casinò che dovrebbero spuntare come funghi un po’ ovunque per sostenere il turismo, ai milioni di milioni che il buon Saro non manca di promettere ad ogni sua visita in giro per l’isola, fino alla paradigmatica vicenda dell’abolizione delle Province, la cui decantata soppressione, si sta risolvendo in un commissariamento la cui conclusione non pare scorgersi.

E le contraddizioni di una coalizione composita, di uno stile di governo esuberante e di realizzazioni finora modeste se rapportate ai proclami, sono sfociate in una “drammatica” direzione regionale del PD dello scorso 23 settembre, nella quale fu approvato a larghissima maggioranza dei pochissimi presenti un durissimo documento con il quale i Democratici, che da mesi chiedevano “di rafforzare una giunta debolissima e incapace di affrontare i problemi della Sicilia”, di fatto sfiduciavano Crocetta intimando agli assessori PD di dimettersi.

Cogliendo le tensioni nella maggioranza, i Grillini presentano una mozione di sfiducia che, tra i tentennamenti del centrodestra, lo scorso 29 ottobre fu posta in votazione. Risultato? Per il Governatore 46 voti, il quale raccoglie consensi anche tra le sedicenti opposizioni (quel Grande Sud di Micciché, Pippo Currenti del gruppo Musumeci), contro i 31 a favore della sfiducia (complici diversi parlamentari misteriosamente indaffarati proprio in quel pomeriggio come Santino Formica sempre del gruppo Musumeci). E il PD? Saldamente a sostegno di Crocetta, ça va sans dire.

Insomma, il buon Saro Crocetta, con quel suo fare spericolato, forse un po’naif, li ha messi nel sacco. @GMinisteri

Dal blog: http://giuseppeministeriblog.wordpress.com

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