Primo giorno di presidio, gli ex Triscele si sentono presi in giro

Primo giorno di presidio, gli ex Triscele si sentono presi in giro

Francesca Stornante

Primo giorno di presidio, gli ex Triscele si sentono presi in giro

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venerdì 16 Novembre 2012 - 17:01

Sono tornati a protestare davanti i cancelli degli ex stabilimenti Triscele in via Bonino i 41 lavoratori che dal 31 dicembre saranno senza sussidi e senza lavoro. Si preparano al prossimo vertice in Prefettura, lunedì incontro con i deputati regionali e nazionali.

La protesta è cominciata. Anzi, è ricominciata. Perché nelle scorse settimane erano già stati in presidio, ad un certo punto avevano deciso di interrompere la protesta perché sembrava che la soluzione tanto attesa fosse vicina, ma dopo l’incontro di ieri andato a vuoto in Prefettura sono tornati a farsi sentire più arrabbiati di prima. I 41 lavoratori Triscele dal 31 dicembre resteranno senza alcun sussidio e senza nessuna speranza occupazionale. Scadrà la loro cassa integrazione, non è stato avviato nessun procedimento per attivare la cassa integrazione in deroga, è una corsa contro il tempo che però stanno correndo da soli. Così sono tornati davanti i cancelli di via Bonino, hanno sistemato un gazebo, appeso gli striscioni e non se ne andranno fino a quando non ci sarà l’assoluta certezza che la soluzione sia arrivata.

Il loro destino era appeso al piano industriale che la famiglia Faranda doveva presentare dopo il cambio di destinazione d’uso dell’area di via Bonino in cui sorgono gli stabilimenti. Hanno appoggiato la scelta aziendale di chiudere e delocalizzare perché si sono fidati e hanno creduto nella buona fede del gruppo Faranda. Ieri il gruppo non si è presentato in Prefettura facendo sapere che non è disposto a trattare fino quando quei terreni non saranno venduti. Unico obiettivo, dunque, monetizzare. I lavoratori si sentono presi in giro, truffati e sbeffeggiati, l’azienda ha di fatto cambiato le carte in tavola e loro non possono in alcun modo accettare che si facciano affari sulla loro pelle e su quelle di intere famiglie.

Insieme ai lavoratori oggi in sit-in anche il segretario della Flai Cgil Giovanni Mastroeni che ha sottolineato l’assoluta incomprensibilità della strategia della famiglia Faranda. “Siamo stati d’accordo fin dall’inizio alla chiusura di questi impianti ma solo per spostare l’attività da un’altra parte. Oggi i lavoratori si sentono presi in giro perché sono stati i primi a battersi per far sì che questi terreni diventassero edificabili e non più di uso industriale. Si sentono usati. Ricordiamo, tra l’altro, che nella delibera di cambio di destinazione del Consiglio comunale del novembre era stato precisato che tale scelta era stata realizzata per difendere l’attività produttiva anche se in altro sito” dice Mastroeni. “Il sindacato e i lavoratori, la Prefettura, che ha fatto pressioni affinchè l’iter si chiudesse nel più breve tempo possibile, sono stati strumenti nelle loro mani, adesso però non ci stiamo più, non vengano a fare promesse perché vogliamo solo fatti” continua l sindacalista.

Il presidio continuerà almeno fino a giovedì 22, giorno in cui è stato fissato un altro incontro in Prefettura, sperando ovviamente che questa volta qualcuno si presenti. Lavoratori e sindacati hanno però chiesto aiuto anche alla deputazione regionale e nazionale di Messina convocando un incontro in programma lunedì alle 16 presso la sede della Cgil. “Alcuni deputati hanno già confermato la loro presenza e la loro volontà di portare avanti insieme a noi la battaglia, dice Mastroeni. “Non proveremo neanche più ad avere un contatto con il gruppo Faranda, tratteremo solo sui tavoli ufficiali perché non vorremmo più dover sentire le solite promesse che poi nessuno mantiene”. (Francesca Stornante)

3 commenti

  1. puzza di bruciato 16 Novembre 2012 18:37

    E le promesse dell’ex sindaco genovese, che fine hanno fatto?

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  2. Magari adesso li riqualifica organizzandogli un bel corso di formazione finanziato dalla Comunità Europea, chissà ??!!

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  3. magari adesso nasceranno dei bei palazzoni in barba a tutti i lavoratori! bravi… bravi… con questa italietta voi “padroni” vi potete permettere questo ed altro…. a davenì baffone…

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