Trenta detenute del carcere di Gazzi protagoniste del progetto “Solo donne non donne sole”

Trenta detenute del carcere di Gazzi protagoniste del progetto “Solo donne non donne sole”

Trenta detenute del carcere di Gazzi protagoniste del progetto “Solo donne non donne sole”

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sabato 03 Marzo 2012 - 09:10

L’iniziata finanziata dall'Unione Europea e dalla Regione Sicilia, il percorso formativo ha permesso alle donne di occupare il tempo in lavori di ricamo e sartoria. Il direttore Calogero Tessitore: “I nostri problemi strutturali non ostacolano la mission di garantire la dignità umana"

Un pomeriggio “diverso” al carcere di Gazzi, per le protagonistie del progetto “Solo donne non donne sole”, che ha interessato, 30 detentue della casa circondariale in regime di media e alta sicurezza. Finanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Siciliana, il percorso formativo per operatrici addette al ricamo e a piccoli lavori di sartoria, si è svolto dal febbraio 2011 al gennaio 2012 per un numero complessivo di 800 ore ed è stato realizzato dalla CBT srl insieme con l’Associazione Freeman & Freeman Onlus. Impegnati in qualità di docenti, diversi stilisti e sarti messinesi.
Il progetto è stato presentato ieri pomeriggio alla presenza del direttore della Casa Circondariale di Messina Calogero Tessitore, del direttore della CBT srl Bruno Cittadini, della responsabile dell’area progettazione e ricerca CBT srl Angela Fiorella Provenzano, del direttore dell’Associazione Freeman & Freeman Onlus Giuseppe Grassi, del dirigente dell’Assessorato Regionale alla Famiglia ed alla Politiche del lavoro Patrizia Valguarnera e del Direttore dell’ufficio detenuti e trattamento Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria Giuseppa Maria Irrera.
“I noti problemi di sovraffollamento e di carenza di personale penitenziario che affliggono la nostra struttura– ha detto il direttore della Casa Circondariale di Messina Calogero Tessitore – non ostacolano la mission principale di coniugare la pena da scontare con il mantenimento della dignità umana. 130 sono attualmente i soggetti impegnati in attività formative, che agevolano in modo concreto il reinserimento nel mondo del lavoro” Ha preso poi la parola il direttore della CBT Bruno Cittadini. “Gli interventi connessi al reinserimento dei detenuti nel tessuto sociale e produttivo sono una scommessa importante – ha detto- soprattutto perché, offrendo la possibilità di apprendere un mestiere, costituiscono una chance concreta di liberarsi da altri schemi che inducono a delinquere”
Il direttore dell’Associazione Freeman & Freeman Onlus Giuseppe Grassi si è soffermato sull’articolazione del corso che è stato suddiviso in quattro aree. La prima dedicata alla formazione di base con materie come la sicurezza sul lavoro, alfabetizzazione e istruzione primaria e avviamento d’impresa. La seconda dedicata alla formazione professionalizzante in cui le allieve hanno appreso le tecniche del ricamo e del cucito dalle origini fino alle soluzioni più innovative. “ Il corso – ha sottolineato Grassi – si è avvalso di docenti scelti tra stilisti e sarti messinesi, che hanno portato la loro professionalità e i loro materiali all’interno della struttura carceraria”. La terza area ha riguardato uno stage pratico in cui le detenute hanno sperimentato le conoscenze e le abilità acquisite e si sono cimentate nella realizzazione di di lavori sia individuali che collettivi: pantaloni, gonne, abiti e accessori moda, borse, cappelli, stole e manufatti per la cucina e la toilette. Nella quarta area del percorso formativo, definita Project work, applicando le tecniche apprese, le allieve hanno prodotto i manufatti esposti al workshop finale, tra cui un abito da sposa e un servizio da tavola ricamato.
Soddisfazione per i risultati raggiunti è stata espressa dalla dott.ssa Fiorella Provenzano, del settore progettazione e ricerca della CBT srl. “Grazie a questo progetto abbiamo capito che fuori, oltre le sbarre, ci può essere posto per tutti – ha detto Fiorella Provenzano . Le allieve si sono impegnate e hanno mostrato una volontà di cambiamento fuori dal comune. Alcune di loro erano analfabete e hanno imparato a scrivere grazie all’alfabetizzazione inserita tra le materie del corso, ma soprattutto hanno acquisito consapevolezza delle proprie capacità e non si sono sentite detenute, ma allieve”. Nel corso dell’incontro è intervenuta anche un’allieva-detenuta che ha portato la sua toccante testimonianza. “La possibilità di imparare un mestiere che ci è stata offerta, ha detto, ci ha aiutato a capire che esistono degli squarci di luce anche per noi che viviamo una vita di solitudine e tristezza. Adesso guardiamo avanti con speranza e dignità, sapendo di essere in grado di confrontarci nel mondo del lavoro”.
Ha poi preso la parola la dirigente dell’Assessorato regionale alla Famiglia Patrizia Valguarnera, che ha sottolineato come nonostante l’esiguità dei fondi elargiti per questo progetto, appena 364 mila Euro, la struttura di Messina si sia distinta per gli ottimi risultati raggiunti. Grazie al comportamento esemplare tenuto dalle allieve, ha detto, altri finanziamenti verranno erogati per progetti destinati ai detenuti. Infine a trarre le conclusioni il Direttore dell’Ufficio detenuti del Prap Sicilia Maria Irrera: “Il gruppo di valutazione che ha preso in esame il progetto, lo ha ritenuto utile e fattibile, tenuto conto delle difficoltà oggettive che presentava. Siamo molto soddisfatti in quanto siamo riusciti ad attivare nelle allieve, le risorse che possono aiutare a crescere nella legalità e a migliorare anche sotto il profilo economico.” A conclusione degli interventi alle allieve sono stati consegnati gli attestati di partecipazione ed è stata inaugurata una mostra dei manufatti da loro prodotti.

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