L'autopsia sul corpo di Nunzio Filiberto non scioglie i dubbi. Adesso l'inchiesta mira a capire altri aspetti...
Messina – L’autopsia non ha sciolto i dubbi sulla morte di Nunzio Filiberto. L’esame eseguito ieri dal dottore Alessio Asmundo ha dato una prima indicazione su cosa ha stroncato il detenuto di 53 anni, spirato il 1 dicembre scorso mentre veniva trasferito d’urgenza in ambulanza dal carcere di Gazzi al vicino Policlinico. Per chiarire del tutto la vicenda, però, sarà necessario attendere anche i risultati degli esami tossicologici ordinati dalla Procura, che ha chiesto che venga effettuata anche una tac al cuore.
Le tappe dell’inchiesta
Intanto la PM titolare del caso, la sostituta Liliana Todaro, ha ordinato pure l’acquisizione della documentazione sanitaria e carceraria relativa al detenuto. L’obiettivo è verificare se aveva assunto il trattamento farmacologico che gli era stato prescritto, oltre a verificare gli ultimi giorni del 53enne.
La discovery si è resa necessaria dopo la denuncia della moglie di Nunzio Filiberto. La donna, assistita dagli avvocati Giuseppe Bonavita e Rosaria Chillè, ha chiesto alla Procura di Messina di verificare eventuali omissioni o responsabilità nella gestione sanitaria del marito e la PM Todaro ha ordinato il sequestro della salma per effettuare tutti gli accertamenti del caso. Il reato ipotizzato è al momento omicidio colposo ma in questa fase non sono state effettuate iscrizioni nel registro degli indagati, che potrebbero però arrivare dopo i primi risultati dell’esame del medico legale. All’autopsia ha partecipato anche il dottore Nino Bondì come medico legale di parte.
La denuncia della moglie
La denuncia della moglie ricostruisce l’ultimo mese di vita del detenuto, sofferente di cuore. Filiberto era stato ricoverato al Policlinico per un serio problema di salute poco prima dell’arresto. Dietro le sbarre le sue condizioni si erano ulteriormente aggravate tanto che era stato ricoverato e operato ben due volte.
Nonostante il quadro clinico critico, l’uomo era stato dimesso dal Policlinico ed era rientrato nel carcere di Gazzi. La moglie ha raccontato di averlo visto sofferente, ai colloqui del 28 e 30 novembre, sebbene Filiberto l’avesse rassicurata dicendole che sarebbe stato visitato in giornata. Il 1 dicembre le sue condizioni sono però precipitate e l’intervento del 118 non è bastato a salvarlo.
