Prescrizioni e assoluzioni per i vertici della società e i tecnici pubblici per la mancata messa in sicurezza di Formaggiara
Quasi 10 anni dopo il blitz dei Nas e il sequestro, si chiude con nessun colpevole il processo per la mancata bonifica al sito di Formaggiara della discarica di Tripi. Considerata una vera e propria bomba ecologica, messa sotto chiave più volte, al centro di successivi e complessivi interventi di messa in sicurezza e di alterne vicende per la gestione post mortem, la discarica è stata al centro del processo che vedeva alla sbarra dirigenti del Comune di Messina e di Messinambiente, che ora vedono cadere le accuse.
LA SENTENZA
Il Tribunale di Barcellona (presidente Orifici) ha derubricato l’accusa più pesante, quella di disastro ambientale, nel reato, meno grave, di scarico di acque reflue, dichiarandolo quindi prescritto per il dirigente comunale di Messina Francesco Aiello, l’architetto Vincenzo Schiera del dipartimento Sanità del Comune di Messina (che incassa anche un’assoluzione nel merito), l’architetto Marilena Maccora, che aveva stilato il progetto della messa in sicurezza, Domenica Lauria e Gisella Galante de Assolti nel merito, invece, l’allora ad di MeAmbiente Antonino Conti e il dirigente Antonino Miloro. Il sito viene dissequestrato e restituito al Comune di Messina, nominato custode giudiziale alla scorsa udienza. La sentenza sarà trasmessa anche alla Prefettura di Messina e all’Assessorato regionale.
L’Accusa alla scorsa udienza aveva invocato prescrizioni, assoluzioni ma anche condanne, ma il tribunale sembra aver accolto la tesi dei difensori, gli avvocati Tommaso Autru Ryolo, Gianluca Currò, Pietro Venuti, Antonello Scordo, Massimiliano Pantano, Giuseppe Mormino, Fabrizio Formica e Gianluca Gullotta per la curatela di Messinambiente.
IL “DISASTRO” DEL REATO DI DISASTRO AMBIENTALE
Per capire cosa ha indotto i giudici a pronunciarsi chiudendo il processo senza responsabilità bisognerà attendere le motivazioni. Certamente resta aperta la questione del reato di disastro ambientale, che recentemente è stato al centro di una ennesima rivisitazione e proposta di riforma, ma resta di difficile applicazione nelle aule di tribunali, sia sotto il profilo dell’accertamento delle responsabilità che per quel che riguarda la prescrizione.
L’INDAGINE
La Procura di Barcellona, che nel 2012 avvisò 20 persone, contesta fondamentalmente due cose: a imprenditori e gestori quella di aver realizzato il secondo modulo della discarica in maniera irregolare, in un sito non a norma, provocando così il disastro ambientale della discarica, praticamente collassata. Ai dirigenti e tecnici pubblici il non aver controllato che i lavori fossero stati realizzati a dovere. Tra lavori fatti male e troppi “occhi chiusi”, ha scoperto il Noe dei Carabinieri, il risultato è che la discarica finiva per inquinare per via del percolato.