Duplice omicidio di Camaro: "Ecco perché non fu legittima difesa"

Duplice omicidio di Camaro: “Ecco perché non fu legittima difesa”

Alessandra Serio

Duplice omicidio di Camaro: “Ecco perché non fu legittima difesa”

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giovedì 11 Maggio 2023 - 07:30

Al processo contro Costantino parlano gli esperti del Ris: "Ha sparato una sola pistola"

MESSINA – E’ stata una udienza impegnativa, quella di ieri al processo per il duplice omicidio di Giovanni Portogallo e Giuseppe Cannavò del gennaio dello scorso anno. A deporre infatti c’erano gli investigatori e gli esperti scientifici che hanno effettuato le indagini. In particolare i carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Messina che hanno effettuato la perizia balistica sul caso. Una relazione molto dettagliata che è una delle prove, secondo la Procura di Messina, a sostengo dell’Accusa: Claudio Costantino ha aperto il fuoco deliberatamente e per uccidere, non per legittima difesa come sostiene dal giorno dell’arresto, dopo la latitanza.

Centrale in questo senso la relazione del Colonnello Romano del Ris, già stata depositata agli atti nel fascicolo processuale, che è è stata al centro delle domande effettuate in aula e che sono servite alla Corte d’Assise per approfondire e capire meglio il lavoro scientifico, effettuato esaminando i bossoli ritrovati dentro e fuori casa di Costantino, a Camaro, e quelli addosso alle vittime. Un esame che secondo l’Accusa conduce ad una conclusione: i colpi che hanno ucciso Portogallo e ferito mortalmente Cannavò sono stati sparati dall’interno dell’abitazione verso l’esterno. E sulle tracce di sangue. Ovviamente non sono mancate le “scintille” con la difesa di Costantino, che offre una lettura diversa e contesta il lavoro del Ris.

Le tracce parlano

Un passaggio chiave: sul foro da proiettile trovato addosso a Cannavò c’erano frammenti di vetro, presumibilmente quello delle finestre di casa da dove Costantino ha aperto il fuoco. Gli spari sono perciò stati esplosi dall’interno verso l’esterno. Ancora, le tracce di sangue: all’interno dell’abitazione ci sono soltanto tracce biologiche “da trascinamento”, ovvero le macchie di sangue sotto i piedi, che da fuori è rientrato macchiando anche l’interno della casa. Ma altre tracce trovate all’interno, sostengono la difesa, non sono state repertate.

Evidenze, secondo il Pubblico Ministero, che cozzano con la ricostruzione di Costantino, che ha parlato di una irruzione a casa dei due, che avrebbero aperto il fuoco costringendolo a rispondere.

Ha sparato una sola pistola?

Un altro passaggio chiave: per i Ris ha sparato una sola pistola. Ma, sostengono le difese, non sono stati esaminati tutti i proiettili ritrovati. “Dalla deposizione del maresciallo maggiore Fragomeni sarebbe emerso che le foto allegate alla relazione balistica non raffigurerebbero tutti i proiettili oggetto di esame. E, quindi, per quanto emerso, non è stato possibile ai RIS dimostrare, nel dettaglio, da un punto di vista scientifico, come siano pervenuti alle conclusione rassegnate”, hanno opposto però i difensori di Costantino, gli avvocati Carlo Taormina e Filippo Pagano. “Identificare” la pistola da cui sono partiti i proiettili trovati a Camaro e sul corpo delle vittime è uno degli aspetti su cui è più acceso lo scontro tra Accusa e difese.

Oltre che il colonnello Romano e il maresciallo Fragomeni sono stati ascoltati anche il tenente Alice Candelli, che ha effettuato alcuni rilievi sul posto, e il capitano Salici.

I legali: leso diritto di difesa

Gli avvocati Pagano e Taormina la pensano diversamente. I due legali hanno intanto contestato la relazione dei Ris che non avrebbero depositato agli atti del Pubblico Ministero tutte le foto usate per ricostruire la scena. Quaranta foto, che le difese non avrebbero potuto esaminare con completezza prima di oggi. Per questo i due legali hanno già presentato richiesta di nullità del decreto che dispone il giudizio. Taormina e Pagano hanno chiesto alla Corte di esaminare i reperti balistici per poter effettuare loro valutazioni. Il presidente Micali ha però prima voluto sentire i Ris in aula e oggi, dopo la testimonianza del colonnello Romano, interrogato dal Pm e dai difensori, ha annunciato che alla prossima udienza deciderà sulla richiesta ed ha intanto invitato gli esperti scientifici dei Carabinieri a mettere a disposizione tutta la documentazione fotografica.

I telefonini

L’udienza è andata avanti con la testimonianza degli agenti di Polizia Postale che hanno esaminato i cellulari sequestrati, e anche in questo mancato non sono mancate le “stoccate” tra accusa e difese.

La difesa ha fatto ascoltare, in aula, i messaggi vocali che sono stati rinvenuti sul cellulare di Cannavò: “Si evince il proposito, annunciato poco prima dei fatti e subito dopo attuato dai due, di voler recarsi presso l’abitazione di Costantino. Dal messaggio vocale risulta proprio che i due, quel giorno, avevano messo in conto che “..pure i coppa scappano…”, dicono Pagano e Taormina, che sottolineano alcuni passaggi emersi dalla testimonianza dell’agente della Postale: il telefono cellulare del Portogallo è stato sequestrato solo in occasione dell’esame autoptico, avvenuto due giorni dopo e, secondo i difensori, sarebbe stato oggetto di modifiche proprio nel periodo successivo ai fatti e precedente il sequestro.

Si torna in aula il 21 giugno. All’esame, ieri, sono intervenute anche le avvocate Cinzia Panebianco e Angela Martelli che assistono le parti civili.

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