Elisa Campochiaro: “I benefici delle arti marziali sono infiniti”

Elisa Campochiaro: “I benefici delle arti marziali sono infiniti”

Piero Genovese

Elisa Campochiaro: “I benefici delle arti marziali sono infiniti”

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domenica 29 Novembre 2020 - 08:00

Ex trainer di Krav Maga, con il Brazilian Jiu Jitsu ha ottenuto importanti risultati in chiave europea e nazionale

Elisa Campochiaro, atleta della ASD HDEMIA, racconta che inizia a praticare quasi per gioco, all’età di 27 anni per far compagnia ad una amica durante un allenamento e si è subito appassionata. Da quando ha iniziato, nel 2008 a Messina con il maestro Daniele Carcame oggi cintura marrone di Brazilian Jiu Jitsu, ho scoperto un mondo molto interessante, pulito, competitivo al punto giusto e pieno di rispetto e attenzione.

“Il percorso – spiega – che mi ha portato negli anni a cambiare discipline non ha delle specifiche motivazioni. Ē stato un percorso di crescita partito da una disciplina come lo Shorinji Kempo,arte marziale tradizionale di origine giapponese in cui Katà, Go Ho, Juho e Randori mi hanno instradato verso una precisione tecnica utile per apprendere bene le basi. Ho intrapreso successivamente il Krav Maga, un sistema di combattimento e di autodifesa di origine israeliana basata su tecniche che sviluppano la capacità di difendersi da qualsiasi tipo di attacco e contrattaccare laddove è possibile. Tale disciplina, infatti, insegna a svincolarsi da situazioni svantaggiose colpendo principalmente i punti vulnerabili dell’aggressore. Sono previste tecniche di disarmo ed è una disciplina utilizzata anche tra le forze armate. Ho conosciuto il Jiu Jitsu Brasiliano nel 2012, una disciplina di origine brasiliana che al tempo stesso è arte marziale, sport da combattimento e un ottimo sistema di difesa personale basato principalmente sulla lotta a terra. Di questa disciplina mi ha subito affascinato l’idea di riuscire a sfruttare il suolo, che sino a quel momento pensavo fosse un acerrimo nemico in ambito di difesa, ( meglio rialzarsi subito!) per attuare una serie infinita di tecniche e liberarsi da situazioni di svantaggio e aggressione ma la cosa che mi ha colpito maggiormente e mi ha fatto pensare che fosse una delle discipline migliori al mondo è stata vedere che il jiu jitsu fosse davvero per tutti e di tutti. Alle competizioni e ai seminari ho visto gente di ogni età, dai 4 agli 80 anni, gente con malformazioni fisiche riuscire ad svincolarsi da posizioni sottomesse, gente di ogni peso e con pesi e altezze molto differenti lottare tra loro. Questa possibilità di apertura mi ha fatto avvicinare al mondo del Brazilian Jiu Jitsu tanto da girare vari posti d’Europa per competizioni e aggiornamenti”.

Da ex trainer il Krav Maga – tiene a precisare –è basato su passaggi di gradi. Si passa dal grado base per arrivare ai gradi di allenatore e maestro. Per ottenere ogni grado è necessario sottoporsi ad un accurato esame sia teorico che pratico da parte dei maestri che esaminando valutano le capacità tecniche e la possibilità di un praticante di passare al livello successivo. Ogni grado prevede tecniche diverse. Le tecniche di base prevedono la difesa da semplici attacchi e con un unico aggressore fino ad arrivare alle complesse tecniche di difesa da attacchi più complessi, anche con armi e da più aggressori che possono attaccare da parti differenti. I passaggi di gradi permettono di apprendere con il tempo le tecniche in maniera graduale e poter passare alle tecniche più complesse solo dopo aver appreso perfettamente quelle di base. Il grado di trainer mi permetteva di poter seguire da assistente i corsi di difesa personale”.

“Per praticare il Jiu Jitsu ci vuole concentrazione, pazienza e ragionamento. Ci si può trovare in situazioni in cui sei completamente bloccato a terra mentre il tuo avversario cerca di “finalizzarti”, ovvero costringerti alla resa tramite strangolamento e leve articolari, in quei casi, da cui sembra impossibile uscire, a volte basta ragionare e aspettare il momento giusto per cercare di captare la mossa dell’avversario e fare la tua contromossa che ti permette di uscire da situazioni di sottomissione e questo in reali situazioni di aggressione è utilissimo perché ragionare in momenti di particolare stress non è facile ma se la tua mente e il tuo corpo sono abituati a farlo sarà sicuramente più semplice sottrarsi ad un effettivo pericolo. Il percorso per il passaggio di cintura è molto lungo, in questa disciplina non sono previsti esami ma si ottiene la cintura successiva per meriti che vengono dalla partecipazione alle competizioni, dai seminari svolti, dalla presenza agli allenamenti, dalla costanza e da una serie di comportamenti che i maestri valutano per poter “premiare” un allievo con una nuova cintura o “strip” ( ogni cintura prevede infatti un numero di massimo 4 strips come se fossero dei gradi). Il Jiu Jitsu è una disciplina relativamente nuova nel nostro territorio, motivo per cui per partecipare alle competizioni bisogna viaggiare molto in Italia e per le competizioni europee anche all’estero. Ha un numero di praticanti donne molto alto nel mondo, esistono a tal proposito dei seminari frequentati da sole donne. A me è capitato di partecipare ad alcuni di questi in Danimarca e in Svizzera e sono state esperienze molto formative e interessanti”.

Parlando dei benefici fisici di queste discipline, la Campochiaro spiega che “I benefici nel praticare questo tipo di discipline sono infiniti. Nel Brazilian Jiu Jitsu, ad esempio, la preparazione fisica prevista durante gli allenamenti è molto intensa. Molti sono gli esercizi per allenare bene forza, resistenza, potenza, esplosività, coordinazione e mobilità articolare. Durante gli allenamenti si suda moltissimo e questo ovviamente serve molto a scaricare tossine oltre che a tenere una buona forma fisica ( se si associa un tenore di vita sano e un’alimentazione corretta). Come dicevo precedentemente per praticare jiu jitsu brasiliano serve concentrazione, pazienza e ragionamento e per essere abbastanza concentrati bisogna avere la mente libera, devi rimanere concentrato sulle mosse del tuo avversario e non pensare a tutto ciò che magari ti stressa o non ti fa star bene. Al momento della lotta l’avversario cercherà sempre di sottometterti, di stare su di te e mettere pressione, ti puoi, quindi, spesso trovare in posizioni scomode in cui il tuo avversario è su di te con tutto il suo peso e tu dovrai cercare in tutti i modi di uscire da quella posizione, che in fondo è un po’ quello che può capitare nella vita: cercare in tutti i modi di uscire da situazioni difficoltose senza perdere lucidità e mantenendo il sangue freddo. Nel jiu jitsu ti trovi costantemente in situazioni e posizioni nuove in continuo mutamento e anche per le cinture più alte è necessaria la giusta umiltà nel mettersi in gioco uscendo a volte dalle proprie certezze e conoscenze ed esplorare nuovi movimenti. Sviluppare la capacità di liberarti accresce sicuramente la fiducia in te stesso e ti rende una persona più forte. Quello che ho potuto notare nel jiu jitsu è che spesso ci si ritrova ad allenarsi con gruppi di altri team e ci si confronta sempre in modo leale, rispettoso e propositivo, una crescita continua. In ogni gruppo in qualsiasi parte del mondo il denominatore comune è sempre il senso di famiglia che si crea si va ben oltre un comune gruppo di allenamento, si crea unione e solidarietà, e il forte senso di gruppo non ti fa sentire da solo”.

Avendo un master in criminologia, Elisa Campochiaro parla anche di violenza femminile, essendo la settimana della giornata contro la violenza sulle donne sottolineando che su “questo arogmento si potrebbe parlare all’infinito, argomento costante nella nostra società che presenta infinite sfumature. È stato trattato sotto tutti i punti di vista: criminologico, psicologico, antropologico e così via ma come nei casi di altri crimini non esiste un’unica soluzione perché non vi è un’unica causa al problema, bisognerebbe scavare a fondo ad ogni singola situazione, bisognerebbe guardare dentro ogni singolo uomo e ogni singola donna che si trovano in tali situazioni che sono a volte improvvise ma molto spesso a mio parere prevedibili. Molteplici sono infatti i segnali che si presentano nelle coppie che non riescono a fare del rispetto (l’uomo verso la donna e la donna verso se stessa) il fulcro del loro rapporto. Di casi di violenza sulle donne  ne sentiamo parlare troppo spesso e ciò che non si evidenzia mai abbastanza a mio parere è la differenza di età tra le donne che ne sono vittime, si parla di ragazzine non ancora maggiorenni fino ad arrivare a donne anziane, sono donne di ogni nazionalità, con culture diverse, livelli di istruzioni e lavori differenti; non esiste insomma un elemento comune se non quello della fragilità e dell’incapacità di reagire. Ecco perché io credo fermamente che la pratica di discipline marziali possa aiutare tutte le donne,  sin da piccole, a stimolare la propria capacità di reagire, a rafforzare la fiducia in se stesse e consolidare un carattere forte e più sicuro. Parlare del fenomeno  – prosegue – è sicuramente un passo importante per renderlo più reale e magari dare la possibilità a chi crede che sia ancora un tabù di aprirsi e potersi salvare da situazioni difficili spesso vissute in solitudine. Nei casi di violenza domestica, e non, la donna viene etichettata come il soggetto debole mentre l’uomo come quello forte e predominante,  in effetti io credo che un soggetto che ha bisogno di prevaricare con forza e violenza un altro soggetto nasconde spesso debolezze e insicurezze enormi  ed è su quello che spesso ci si dovrebbe concentrare. Si tenta di sensibilizzare gli uomini sin da piccoli ad essere rispettosi e protettivi nei confronti delle donne e non solo ma credo che altrettanto importante sia educare ogni bambina, ragazza o donna ad essere forte, a reagire, imparare da sola a superare ogni difficoltà e avere sempre un enorme rispetto per se stessa. In quest’ottica credo che praticare sport di difesa sia utile se non indispensabile già per le bambine che diventeranno così donne forti. In tale senso credo che qualcosa si stia muovendo, nella nostra HDEMIA ad esempio il corso di Jiu Jitsu junior ha un numero di bambine maggiore rispetto ai bambini e diventano sempre più forti e sicure. Io credo che lavorare sulla prevenzione sia lo strumento migliore per tentare di contenere il fenomeno, concentrarsi dunque sull’educare al rispetto dell’altro, ognuno nel suo settore: famiglia, professionisti, educatori, istruttori, insegnanti. La chiave è nella cultura, e non intesa scolasticamente bensì come conoscenza e apertura mentale”.

“Credo  – afferma in conclusione – che al momento il mio unico sogno sia tornare alla normalità e poter continuare a seguire le mie passioni liberamente. In questi anni ho partecipato a diverse competizioni di Jiu Jitsu Brasiliano sia nazionali che europee ottenendo buoni risultati e trovandomi spesso sul podio. Ma penso che le vittorie più importanti siano sul tatami: la crescita personale e interiore, poter seguire le proprie passioni, mai come in questo momento di privazioni e restrizioni, assume più di ogni altra cosa un’importanza fondamentale”

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