Cercasi manager che sappia spiegare al Paese a cosa serve il Ponte

Cercasi manager che sappia spiegare al Paese a cosa serve il Ponte

Giovanni Mollica

Cercasi manager che sappia spiegare al Paese a cosa serve il Ponte

mercoledì 25 Gennaio 2012 - 08:30

La messa in soffitta del Ponte sullo Stretto non è una vittoria di chi non lo voleva, ma una sconfitta di chi lo voleva. Che si è dimostrato incapace di spiegare al Paese, alla Sicilia e a Messinesi e Calabresi la sua utilità. Una dimostrazione di vera e propria inadeguatezza culturale della società concessionaria ad assolvere al compito che le era stato affidato.

Negli ultimi anni, del Ponte sullo Stretto si è detto tutto e il contrario di tutto. Nel senso che chi era a favore dava per certi straordinari benefici, chi era contro preannunziava ineluttabili sciagure. Lo storno dei fondi assegnati dal Cipe alla società concessionaria riporta tutto al punto di partenza. Nel senso che nessuno può dimostrare, dati alla mano, che le sue previsioni fossero azzeccate.
Ciononostante, questi 10 anni (!!!!) di contrapposizioni feroci consentono di trarre alcune considerazioni che potrebbero – il condizionale è d’obbligo – essere preziose qualora, in una data difficilmente prevedibile, la grande opera dovesse essere riesumata, sull’onda di un dibattito più maturo e meno superficiale.
Nella certezza di suscitare le ire di entrambi gli schieramenti, vale forse la pena azzardare una prima analisi delle ragioni per le quali il confronto tra Si e No è stato di un livello così basso.
In apertura va detto che il mantra dei NoPonte non ci sono i soldi si è dimostrato una sciocchezza.
Nelle poche settimane di vita del Governo Monti, il Cipe ha assegnato ben 6,5 miliardi di euro, 4,8 “nuovi” e 1,6 “vecchi”, cioè quelli che erano destinati alla società concessionaria proprio per l’attraversamento stabile. E molti, ma molti più ne assegnerà nei prossimi mesi. Se un qualsiasi Governo di questo, pur traballante, Paese vuole fare il Ponte i soldi li trova, privati o pubblici che siano. Come li ha trovati per la Torino-Lione, il Mose, la Metropolitana di Roma e numerose altre opere evidentemente considerate più importanti.
Non è questa la sede per approfondire l’argomento, ma è fin troppo evidente che destinare 1,1 miliardi alla GE-MI, oltre 900 milioni alla Treviglio-Brescia e somme rilevanti alla NA-BA e alla FG-PZ mostra una “volontà politica” che non promette nulla di buono per le due estreme regioni del Sud e sta lì a dimostrare che il Meridionalismo è una fase culturale ormai estinta.
Da questa prima constatazione – che, ripetiamo, è un fatto, non un’illazione -, discende la seconda: chi chiedeva che i soldi derivanti dall’annullamento del Ponte fossero dati a Messina per combattere il dissesto idrogeologico (o altre urgenze) era un povero illuso. O peggio.
Qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso sapeva perfettamente che la proposta mirava solo a ingannare i gonzi.
La nuova destinazione dei 1.624 milioni sottratti alla Stretto di Messina sta lì a dimostrarlo.
Viene da chiedersi perché si è dato spazio, per anni, ad argomenti così inconsistenti.
Ma, se Atene piange, Sparta non ride. Anzi!
Per la semplice ragione che non riuscire ad aprire i cantieri in 10 (!!!!) anni rivela, senza ombra di dubbio, l’inadeguatezza culturale della società concessionaria.
E’ un capitolo che richiederebbe approfondimenti, anche perché riflette uno dei mali ormai cronici del nostro Paese: i criteri (sbagliati) con i quali sono attribuiti gli incarichi più importanti.
In soldoni, i compiti della Stretto di Messina erano sostanzialmente 3, rispettivamente di natura tecnica, economica e sociale: guidare il General contractor nella realizzazione del progetto e verificarne la validità; reperire le risorse economiche necessarie; coinvolgere e promuovere il territorio.
Solo il primo è stato raggiunto e, a quanto dicono i (veri) esperti – non la miriade di scienziati all’amatriciana che si sono sentiti in dovere di far conoscere al mondo la loro opinione in questi 10 (!!!!) anni -, rappresenta una pietra miliare nella metodologia di progettazione delle grandi opere.
Su finanziamenti e organizzazione del consenso è meglio invece stendere un velo pietoso.
Infinite volte i sostenitori del Ponte si sono chiesti perché non veniva avviata una massiccia campagna d’informazione sulle vere finalità dell’opera, tentando (almeno tentando!!!) di creare un consenso che non sembrava difficile ottenere. Da Domodossola a Pachino. Gli argomenti c’erano, eccome!
Al contrario, la Stretto di Messina è riuscita a trasformare l’attraversamento stabile in un simbolo di inutilità e di spreco del denaro pubblico.
Creando dissenso invece che consenso. Ma questa è un’altra storia.

6 commenti

  1. giratela come volete ma come mai i veri esperti dicono che tra 20 anni cioè quando il ponte sarà ultimato ( cosa a cui ci credo ben poco viste le esperienze svincoli autostrada Sa/Rc ecc…) sarà un opera opera obsoleta? E poi sapete quanto tempo ci vorrà x ammortizzare i costi? Il ponte sarebbe un ennesimo scempio. Vi premetto che non faccio parte del NO PONTE

    0
    0
  2. Secondo il mio modestissimo parere non credo che sia soltanto una questione legata al marketing intorno al ponte , ma legata alla credibilità che hanno la Sicilia e i siciliani in genere nel resto d’Italia.Per cui la correlazione ponte -sicilia, è sinonimo di mafia ,soldi pubblici sperperati e costi ponte lievitati del 1000%. Credo che più che altro la Sicilia abbia bisogno di pubblicità positive nei confronti degli Italiani e dell’estero.Ma questo passa non certo per un fantastico spot pubblicitario, ma attraverso fatti concreti legati a politiche di rottura con il passato, gestione della cosa pubblica diversa e legalizzazione a tutti i livelli. Lombardo,ma lui come tanti altri, che tenta di far passare 1600 posti o 1200 non ricordo, di posti di lavoro a tempo indeterminato non è un segnale positivo.Camionisti ,agricoltori ,pescatori che bloccano in modo illegale un’isola intera per protestare contro le liberalizzazioni (nascondendo la protesta dietro il caro benzina),più o meno condivisibili, ma almeno un inizio, sono pubblicità negative che per recuperare gli effetti nefasti ci vorranno anni.

    0
    0
  3. mollica, io sono di messina, non meriti neanche una risposta.

    0
    0
  4. Bell’analisi, ma manca una considerazione di fondo: un progetto di tale portata e di tale qualità (“pietra miliare nella metodologia di progettazione delle grandi opere”)in che contesto strategico di sviluppo si inserisce?
    La risposta è: nel NULLA!
    Abbiamo avuto notizie di altrettante progettazioni di infrastrutture “secondarie” (strade,ferrovie, terminal, servizi, ecc.)che permettessero in prospettiva, di far crescere la Calabria e la Sicilia?
    NO, ovviamente.
    E non ci vuole un genio per capire che, nonostante tutto, ci è andata bene così, almeno, come paese, abbiamo risparmiato una spesa folle ed inutile…

    0
    0
  5. Il ponte, solo fumo negli occhi di chi lo voleva e di chi non lo voleva.
    Probabilmente senza volerlo, i SI e sopratutto i NO hanno fatto il gioco per altri interessi.
    Il ponte porterà vantaggi a chi li doveva portare, non a Messina che con il ponte ha fatto da specchio per le allodole…..i soldi stanziati per il ponte hanno un’altra destinazione forse prevista fin dall’inizio.
    Nulla per Messina, si torna, o meglio si resta, alle speculazioni edilizie ed al traghettamento con tariffario libero…..e caro tanto caro… ai….ehm …per i messinesi.

    0
    0
  6. Cercasi onestà, interesse alla crescita della la città che supera la barriera della cieca politica ed ha una visione libera, d’amore per la città ed i cittadini.
    Il vincolo politico porta ad una visione distorta che può favorire interessi contrari ai nostri principi…così noi crediamo di lottare per Messina, ma nella realtà possiamo essere contro tutti gli interessi dei messinesi.

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007