Femminicidio di Lorena a Furci Siculo, la Procura: è premeditato

Femminicidio di Lorena a Furci Siculo, la Procura: è premeditato

Alessandra Serio

Femminicidio di Lorena a Furci Siculo, la Procura: è premeditato

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giovedì 01 Ottobre 2020 - 18:32

Aggravate le accuse a Antonio De Pace, l'infermiere femminicida di Lorena Quaranta a Furci Siculo. Per la Procura ci fu premeditazione

Si aggrava la posizione di Antonio De Pace, in carcere per il femminicidio della fidanza, Lorena Quaranta, strangolata nella loro abitazione di Furci Siculo, lo scorso 31 marzo. La Procura di Messina ha chiuso formalmente gli accertamenti sul delitto, ed ha notificato all’infermiere 28enne l’avviso di conclusione indagini dove conferma l’accusa di omicidio. All’elenco delle aggravanti, però – l’aver agito contro la donna con cui aveva una relazione e l’averlo fatto per futili motivi – ha aggiunto quella della premeditazione.

Per il Pm Roberto Conte e per i Carabinieri che hanno condotto le indagini, infatti, De Pace non ha agito affatto “d’istinto”, di rabbia o in preda ad un raptus. E dopo aver respinto la sua giustificazione di aver agito in preda all’ansia per la paura di aver contratto il coronavirus, la magistratura lo indica come un omicida che ha premeditato tutto. L’indizio è contenuto in alcuni messaggi che il ragazzo ha inviato ai familiari, alla sorella ed al fratello in particolare, manifestando l’intenzione di trasferire ai nipoti i risparmi che aveva accumulato.

Nel provvedimento notificato dalla Procura non viene specificato a quando risalgono i messaggi, sarà ora compito dei legali coinvolti andare a verificare negli atti di indagine quali sono gli elementi che hanno portato la magistratura ad arrivare a determinate conclusioni. Da un lato c’è il legale della famiglia Quaranta, l’avvocato Giuseppe Barca, mentre gli avvocati Bruno Gagino e Ilaria Intelisano hanno il compito di difendere il femminicida.

Che, dal canto suo, non ha mai chiarito nulla, anzi si è chiuso in un ostinato silenzio. Nell’immediato, quando i carabinieri si sono presentati nell’appartamento di via delle Mimose a Furci, ha ammesso biascicando di averla colpita ed ha parlato della paura del virus. Poi più nulla, neppure il none e il cognome, quando si è trovato davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia. Adesso è dietro le sbarre e aspetta i prossimi passaggi del procedimento penale.

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