Stefan Milenkovich, energia e grazia di un talento ideale

Stefan Milenkovich, energia e grazia di un talento ideale

giovanni francio

Stefan Milenkovich, energia e grazia di un talento ideale

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giovedì 02 Marzo 2017 - 09:00

Il violinista serbo entusiasma il Palacultura accompagnato dall'Orchestra Sinfonica del Conservatorio Corelli

In un gremito Palacultura, l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio Corelli diretta da Bruno Cinquegrani e integrata da alcuni docenti, grazie ad una positiva collaborazione con la Filarmonica Laudamo, ha avuto il privilegio di esibirsi accanto allo straordinario violinista serbo Stefan Milenkovich, già altre volte graditissimo ospite a Messina.

Dopo l’esecuzione della “Marche pour la ceremonie des turcs” di Jean-Baptiste Lully, un intermezzo destinato alla commedia/balletto Le Bourgeois Gentilhomme di Moliere, breve brano molto ritmato e trascinante del musicista francese, l’orchestra ha proseguito la prima parte del concerto affrontando ancora un brano di musica barocca, il primo dei “Concerti grossi op. 6” di Georg Friederich Haendel, sicuramente la raccolta più importante dell’opera strumentale del grande musicista tedesco, ed uno dei capisaldi dell’intera musica barocca. Il concerto grosso haendeliano, tipo di concerto che vede protagonisti un piccolo gruppo di strumenti solisti, detto concertino (nella fattispecie due violini e violoncello) mentre all’orchestra è affidato il ripieno, è debitore dei concerti di Corelli, vero capostipite di questo genere musicale, del quale mutua anche la suddivisione in numerosi movimenti (da quattro a sei), ed infatti ogni concerto ricorda la forma dell’antica suite. Si tratta di splendidi affreschi musicali, trattati con grande libertà di forma; il n. 1, ascoltato nella serata, presenta in particolare un magnifico primo movimento – A tempo giusto – dal carattere solenne e maestoso; gli altri movimenti – Allegro e Forte – Adagio – Allegro – Allegro – tutti di altissimo livello artistico (in particolare l’Adagio di lirica ispirazione) completano il concerto. La prima parte del concerto si è conclusa con l’entrata in scena di Stefan Milenkovich, violino solista nel Concerto in la min, BWV 1041 per violino e orchestra di Johann Sebastian Bach, nei movimenti Allegro – Andante – Allegro assai. Composto mentre prestava servizio alla corte di Kothen, luogo ove nacquero i più grandi capolavori orchestrali di Bach, come i concerti Brandeburghesi, il concerto in la minore rappresenta uno dei molti concerti composti da Bach per violino solista, quasi tutti andati perduti, tranne quelli in la minore e mi maggiore BWV 1042, anche se molti concerti per cembalo del musicista di Eisenach a noi pervenuti sono in realtà trascrizioni di concerti per violino per cui possiamo ascoltarli in questa versione. I concerti per violino di Bach hanno come modello principale quelli di Antonio Vivaldi, anche nella suddivisione in tre tempi, di cui il secondo lento, ma la scrittura è assai più moderna e rivoluzionaria per l’epoca, in quanto all’orchestra non viene affidato un mero compito riempitivo, bensì l’elaborazione autonoma dei temi, gettando così le basi del concerto moderno. Il brano costituisce senz’altro un capolavoro, per il ritmo irresistibile del primo movimento, ottenuto, oltre che naturalmente mediante il basso continuo, da una perfetta simmetria nell’alternanza fra solo e orchestra. Nel secondo movimento il violino si abbandona in eleganti fraseggi su un accompagnato grave e ostinato dell’orchestra; anche il terzo movimento, in forma di giga, trascina per il suo ritmo vorticoso, e vede il violino protagonista assoluto. La seconda parte del concerto è stata dedicata al celeberrimo concerto in la magg. K 219 per violino e orchestra “Alla turca” di Wolfgang Amadeus Mozart. Il concerto è stato preceduto dall’esecuzione, da parte della sola orchestra, di un brano di Antonio Salieri: l’Overture dall’opera Les Danaides. Anche se probabilmente non è stato voluto appositamente, certo è che l’accostamento della musica di Mozart eseguita subito dopo quella di Salieri avrà fatto pensare a molti il film Amadeus di Milos Forman. Tra l’altro il confronto non poteva essere più ingeneroso, dal momento che, dopo il brano di Salieri, dal carattere maestoso ma convenzionale e retorico, insomma abbastanza privo di fantasia, è seguito un capolavoro che si caratterizza proprio per l’abbondanza di temi e la fantasia a e libertà assoluta della concezione. Anche se il concerto, l’ultimo per violino composto da Mozart, mantiene lo stile galante in voga all’epoca, l’elaborazione strutturale è assolutamente originale. E la grandezza di Mozart sta proprio nell’essere riuscito ad assecondare il gusto dell’epoca creando nel contempo un siffatto capolavoro. La bellezza melodica caratterizza tutti e tre i movimenti: il primo – Allegro aperto – brillante e con un piglio irresistibile; il secondo – Adagio – elegantissimo, profondo e salottiero insieme; il terzo – Rondò: Tempo di Minuetto – con quel formidabile inserto esotico in la minore, in forma di czarda ungherese, che ha dato il soprannome “Alla turca” al concerto. Ciascun movimento è sviluppato attraverso un miracoloso equilibrio fra solista e orchestra.

L’orchestra del Corelli ovviamente va giudicata considerando che non siamo ancora in presenza di musicisti professionisti (anche se la stessa è rinfoltita da alcuni docenti); premesso ciò i musicisti sono stati ben diretti dal maestro Cinquegrani e la loro interpretazione è risultata più che dignitosa. In particolare l’orchestra è sembrata a proprio agio nel concerto di Bach, eseguito tra l’altro ad una velocità sostenuta; meno convincente invece l’esecuzione di Mozart, costellata da diverse imperfezioni. In ogni caso è da elogiare vivamente l’iniziativa di far suonare gli studenti insieme a grandi esecutori. Che dire di Milenkovich? Questo straordinario interprete del violino, che ha mostrato anche di divertirsi a suonare con i giovani, ha deliziato il pubblico con un’interpretazione dei due concerti di altissimo livello, dimostrando il suo virtuosismo, l'assoluta padronanza dello strumento, ma anche una meravigliosa sensibilità, come abbiamo sottolineato anche l’anno scorso, quando si esibì da solo (magari venisse ogni anno!). Il pubblico, entusiasta di Milenkovich, ha reclamato con insistenza il bis, eseguito, ovviamente, da solo dal violinista serbo, che ha suonato il “Recitativo e Scherzo – capriccio op. 6” di Fritz Kreisler, celebre virtuoso del violinista austriaco, eseguito impeccabilmente, e l’“Allemanda” dalla Partita n. 2 in re minore di Bach, la più celebre di quelle composte dal musicista tedesco: capolavoro straordinario, interpretato ancora una volta magistralmente da questo splendido artista, che non ha mancato, come sempre, di manifestare anche tutta la sua simpatia, elogiando il cibo, il caffè e le granite messinesi.

Giovanni Franciò

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