Il buco dei derivati, il Comune annulla tutti i contratti stipulati

Il buco dei derivati, il Comune annulla tutti i contratti stipulati

Il buco dei derivati, il Comune annulla tutti i contratti stipulati

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martedì 04 Ottobre 2011 - 08:24

Certificati danni per oltre 23 milioni di euro, la giunta ha deciso di annullare d’ufficio gli atti adottati nel 2006 e nel 2007. Dalla sua una relazione della Ifa Consulting e una sentenza del Consiglio di Stato

C’è chi parla, in questi casi, di “finanza creativa”. Il che già in termini è un obbrobrio: come fa ad essere “creativa” qualcosa che dovrebbe basarsi su freddi e incontrovertibili numeri? Ma tant’è, il buco nero dei famosi derivati, nei comuni italiani tra i quali non poteva mancare quello di Messina, ha generato solo guai e perdite. A Palazzo Zanca, secondo una relazione dall’advisor veronese Ifa Consulting srl, parliamo di oltre 23 milioni di euro. E proprio alla Ifa il Comune aveva chiesto, una volta certificato il danno, «assistenza professionale stragiudiziale relativa alle posizioni pendenti con le controparti bancarie Dexia e Bnl Paribas», e in particolare la redazione dell’atto di reclamo, l’assistenza agli eventuali incontri con le controparti bancarie e alla redazione dell’eventuale accordo extragiudiziale e, in generale, l’assistenza tecnico/finanziaria. Qualche mesetto dopo ecco l’atto conseguenziale della giunta Buzzanca, che ieri ha approvato la delibera di annullamento d’ufficio di tutti gli atti adottati negli anni 2006 e 2007, nella parte riguardante le operazioni di finanza derivata (swap).

Il provvedimento, che ha efficacia retroattiva, trae origine da una complessa operazione di ristrutturazione dell’indebitamento dell’Ente avviata nel 2006 che si è concretizzata nell’emissione di un prestito obbligazionario e nella sottoscrizione di tre operazioni di swap, per un valore nozionale originario pari a circa 211 milioni di euro, da cui erano scaturiti, sin dalla sottoscrizione, notevoli oneri finanziari. Il primo incarico alla Ifa Consulting di Verona fu conferito per “un’analisi tecnico-legale specialistica e di ingegneria finanziaria sugli strumenti di finanza derivata” e di una “due diligence legale in relazione alle posizioni finanziari ed in strumenti derivati sottoscritte dal Comune di Messina” e, successivamente, sulla scorta delle relative conclusioni, fu conferito specifico incarico al collegio di difesa di Palazzo Zanca che ha ritenuto necessario ed opportuno avviare le procedure prima in fase extra-giudiziale e successivamente in fase giudiziale. La decisione di annullamento dei contratti di swap in essere è motivata, oltre che dalle conclusioni evidenziate dei consulenti e dai legali dell’Ente, dalla sentenza del Consiglio di Stato n.5032/2011 del 17 maggio scorso, depositata lo scorso 7 settembre. Il Consiglio ha, infatti, riconosciuto la legittimità dell’annullamento d’ufficio per una fattispecie analoga a quella che interessa il Comune di Messina. L’atto, adesso, verrà trasmesso al ministero dell’Economia e delle Finanze, dipartimento del Tesoro, nonché alla Banca D’Italia ed alla Consob.

Va ricordato, in questo contesto, che nel maggio scorso un piccolo “terremoto” aveva scosso le fondamenta del rapporto banche-comuni proprio per quel che riguarda la finanza derivata. Alla Bnl, uno degli istituti di credito che avevano intrapreso rapporti di questo tipo con alcuni comuni siciliani tra cui quello di Messina, erano stati sequestrati ben 17 milioni di euro con la pesante accusa di truffa ai danni degli enti pubblici interessati. A fine giugno, però, i giudici hanno dato, di fatto, ragione alla Bnl, giungendo alla conclusione, che si evince dall’ordinanza, che «non si può dubitare della legittimità dell’operazione nel suo complesso, atteso che tali tipologie di contratti (Interest Rate Swap) sono espressamente riconosciute e disciplinate dalla legge. Il presunto danno a carico degli enti locali, ipotizzato in sede di sequestro, deriva esclusivamente – scrivevano i giudici – dalle conclusioni formulate dalla Ifa Consulting, consulente dei Comuni e successivamente nominata consulente anche dal Pm, che ha applicato uno schema astratto di matematica finanziaria, in una prospettiva di tipo statistico-prognostico, non corrispondente ai dati effettivi desumibili dalla documentazione in atti». Quindi secondo il tribunale con un piano di ristrutturazione del debito basato sui derivati «i Comuni contraenti non solo hanno ottenuto l’immediato versamento di una somma a titolo di up front (la somma che la banca riconosce alla controparte al momento della stipula di un contratto swap, ndr), ma hanno stipulato un piano di ristrutturazione del debito che, lungi dall’assumere carattere speculativo e a determinare l’assunzione di rischi illimitati, ha manifestato un andamento del tutto coerente con le variazioni dei valori attese».

Di fronte a tutto questo il cittadino rimane basito, per diversi motivi: primo, il Comune oggi annulla atti che il Comune stesso, senza nessuna pistola puntata addosso, aveva stipulato; secondo, conseguentemente al primo motivo, il danno da 23 milioni è frutto anche e soprattutto dell’incapacità di chi, al Comune, era deputato a prendere determinate decisioni, venendo anche profumatamente pagato per questo; terzo, è inevitabile chiedersi quanto costerà l’ovvio contenzioso che adesso si avvierà tra il Comune e le banche interessate; quarto e ultimo motivo di “sgomento”, un giorno qualcuno che non sia il solito e maltrattato Pantalone pagherà per tutto questo?

Un commento

  1. Ma la Corte dei Conti dove è? Chi pagherà questo danno? Sempre e solo i contribuenti onesti!

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