Le condanne che la Procura invoca per il boss al 41 bis, familiari e collaboratori nello "sfascio" Bellinvia di Barcellona
Messina- Arriverà a fine gennaio la sentenza per il boss Salvatore Ofria, familiari e collaboratori coinvolti nell’inchiesta sulla gestione dell’impresa Bellinvia, storica azienda di smaltimento e vendita rottami di famiglia.
Quanto rischiano gli Ofria
Ieri la Direzione distrettuale antimafia di Messina ha portato al giudice le sue richieste. E sono richieste di condanna per tutti, senza sconti. Ecco le pene sollecitate dall’accusa: 20 anni ai fratelli Salvatore e Domenico Ofria, 18 anni a Giuseppe Ofria, figlio del boss oggi al 41 bis, 12 anni alla moglie Luisella Alesci e Angelo Munafò, 10 anni per Paolo Sacco, 8 anni per Tiziana Foti. Sei anni è la condanna che la Dda ha chiesto per Giuseppe Accetta, Natale De Pasquale, Salvatore Crinò, Antonino Ofria, CarmeloOfria, 4 anni e mezzo per Fabio Salvo, infine 2 anni per Francesco Siracusa e Salvatore Scarpaci.
Udienza a porte chiuse
L’udienza di ieri è stata “blindata” dal Giudice per le indagini preliminari, che ha chiesto di sgomberare l’aula e lasciare a discutere i magistrati dell’accusa e i difensori. I legali parleranno poi tra l’8 e il 22 gennaio prossimo, quando dovrebbe arrivare la sentenza che chiude in primo grado il processo abbreviato.
Una udienza lunga, che ha visto impegnato lo stesso procuratore capo Antonio D’Amato, intervenuto per sottolineare l’importanza dell’inchiesta, che ha fatto luce sulla gestione di beni che erano già passati allo Stato, dopo confische e sequestri, ma secondo l’indagine erano appunto ancora sotto il controllo del clan. Sono poi intervenuti i magistrati che hanno coordinato gli accertamenti della Squadra Mobile di Messina, i pm Francesco Massara e Antonella Fradà che hanno ricapitolato i risultati degli accertamenti, anche alla luce delle recenti pronunce del Tribunale della Libertà. Le conclusioni sono state poi rassegnate dal collega Fabrizio Monaco che, con una puntuale discussione, che non ha affrontato anche gli aspetti giuridici, ha depositato una corposa memoria di centinaia di pagine, insieme alle richieste di condanna e i quantum dettagliati.
Sono poi intervenuti gli avvocati Pinuccio Calabrò, Tindaro Grasso e Giuseppe Cicciari, mentre col nuovo anno toccherà agli avvocati Francesco Scattareggia, Massimo Alosi, Tino Celi, Giuseppe Lo Presti e Salvatore Silvestro.
L’inchiesta
Lunedì prossimo comparirà davanti al giudice invece Salvatore Virgilitto, il commercialista catanese incaricato dal Tribunale di amministrare i beni confiscati agli Ofria e che, secondo la Procura, col tempo sarebbe diventato un vero e proprio consigliori della famiglia del boss, lasciando a loro di fatto la gestione dell’attività. L’ultima parola sul business sarebbe rimasta a Salvatore Ofria, andato al 41 bis ad aprile, che nelle conversazioni in carcere con i familiari dettava persino quali trattative dovessero essere attuate o quali no.
