E’ il giorno del Tirone: conferenza di servizi e probabile discussione della delibera in consiglio

E’ il giorno del Tirone: conferenza di servizi e probabile discussione della delibera in consiglio

E’ il giorno del Tirone: conferenza di servizi e probabile discussione della delibera in consiglio

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giovedì 15 Dicembre 2011 - 08:10

Al Genio Civile si discuterà del “progetto stralcio”, a Palazzo Zanca possibile discussione della delibera riguardante la Società di Trasformazione Urbana

Dopo settimane di intenso dibattito e altrettante di fitto silenzio (ma non per questo di immobilismo da parte dei diretti interessati), quella di oggi potrebbe essere considerata la giornata del “grande ritorno”: quello della Stu Tirone. Iniziamo da Palazzo Zanca, dove questa mattina, è fissata una nuova sessione del consiglio con all’ordine del giorno 41 interrogazioni e 28 proposte deliberative, tra cui anche quella riguardante la Società Trasformazione Urbana Il Tirone Spa. Ci spostiamo poi al Genio Civile, dove invece è stata programmata una conferenza dei servizi in cui discutere di uno progetto “stralcio” che lascia intravedere una corsia preferenziale per gli interessi privati (vedi correlato). Sulla vicenda, qualche giorno fa, si era espresso l’ex-sindaco Franco Providenti e il gruppo “Officina delle idee”, predisponendo un documento (che riproponiamo in download, sottoscritto da 20 associazioni e oltre 180 cittadini ) inoltrato anche al prefetto, al sindaco, e all’assessore Scoglio, in cui si esprimono forti perplessità.

Perplessità non lesinate anche dall’architetto Luciano Marabello della “Comunità Urbana” (vedi approfondimento) che definisce il progetto urbano del Tirone: un groviglio in progress. “Le parti progettate (edilizia pubblica e privata) che andranno in conferenza dei servizi – scrive Marabello si mostrano totalmente impermeabili a tutte le considerazioni fatte durante il corso del dibattito e oltretutto impermeabili agli stessi indirizzi dei documenti degli organismi consultivi costituiti da ordini professionali e Confindustria, voluti e “istituiti” per l’occasione dall’assessore Gianfranco Scoglio. Tali interventi per la costruzione di 36 alloggi di edilizia pubblica e 4 alloggi di edilizia privata, intervengono pesantemente su un versante collinare a forte acclività, asportano gran parte del terreno sotto una porzione di viale Italia, imponendo l’uso di massicce e costose opere di consolidamento per la sua stessa realizzazione. Lo stesso fabbricato si predispone ad accogliere nel futuro sulla sua terrazza un centro commerciale, elemento bizzarro sia per la localizzazione urbana e di accesso, sia per la sua natura trans-tipologica frutto più di sommatoria elementare di elementi costruiti che di ricerca effettiva”.

Queste le premesse, per ulteriori sviluppi occorre aspettare il bilancio di fine giornata.

Un commento

  1. TUTTO ALL’INCONTRARIO. Caro architetti mi viene spontaneo chiedervi,ma dove avete vissuto in questi anni e in quale ordine professionale,quello messinese che si caratterizza da un atteggiamento subalterno alla politica e all’ordine degli ingegneri? Architetti idealisti con il sogno di un Consiglio Comunale,che vota un programma di riqualificazione Urbana,DERIVATO DA UN CONCORSO DI IDEE, promosso a livello degli urbanisti messinesi(se ci siete battete un colpo) in un proficuo confronto con i colleghi di altre parti d’Italia,con l’obiettivo di una trasformazione urbanistica che potesse ricucire i vari comparti del tessuto urbano esistente, con la creazione di nuovi spazi residenziali che rispettino il contesto storico, e di nuovi sistemi pubblici di fruizione collettiva,finalizzati a dare un nuovo volto al centro di Messina.E poi dopo,solamente dopo,per il raggiungimento di tale obiettivo,l’amministrazione e il Consiglio avrebbero attivato reti di attori attorno a progetti largamente condivisi e a promuovere sinergie tra pubblico e privato.A Messina il Consiglio Comunale,a cui sono saldamente ancorati gli indirizzi politici,non ha avuto nessun ruolo progettuale,incredibilmente regalato alla Stu Tirone a cui spettava la parte attuativa,per la quale una società mista può organizzarsi con maggiore efficienza ed adattabilità alle diverse funzioni da svolgere.Cari architetti ma da consiglieri comunali,che hanno abortito la variante generale vigente,che osano chiamare piano regolatore,cosa potevate aspettarvi?

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