Giro d’Italia, ad Asti Josef Cerny vince la tappa della polemica

Giro d’Italia, ad Asti Josef Cerny vince la tappa della polemica

Simone Milioti

Giro d’Italia, ad Asti Josef Cerny vince la tappa della polemica

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venerdì 23 Ottobre 2020 - 17:18

Nella 19ª tappa del Giro ancora una polemica che ha ottenuto lo scopo di dimezzare il chilometraggio della tappa. Vince la fuga con Cerny che taglia il traguardo davanti a Campenaerts e Jacopo Mosca, il gruppo lascia fare, nessun cambiamento nella Generale

Il primo a tagliare il traguardo di Asti è Josef Cerny. Per lui è la seconda vittoria stagionale, la prima in un grande giro a tappe e la prima per la sua squadra, la CCC, in questa edizione del Giro, ma questa 19ª tappa sarà ricordata per la polemica scoppiata al momento della partenza e sicuramente ci saranno conseguenze al termine della frazione e della corsa.

La cronaca della tappa

Nel gruppo maglia rosa clima molto rilassato tra i big che riposano dopo le fatiche di ieri sullo Stelvio in vista della tappa decisiva di domani, l’ultima in linea con arrivo in salita. Un po’ meno rilassati i Bora-Hansgrohe di Peter Sagan.

Oggi infatti era anche l’ultima occasione di vincere per i velocisti, lo slovacco secondo nella classifica della maglia ciclamino ha messo i suoi uomini a lavorare. Cosa di cui si è guardato bene Démare, che preferisce che la fuga porti via tutti i punti in palio all’arrivo, ma a fare infuriare l’ex campione del mondo anche le altre squadre che non hanno collaborato nell’inseguimento.

Così quando i Bora hanno detto basta la fuga ha guadagnato velocemente minuti arrivando a giocarsi la tappa senza la pressione del gruppo, i big sono arrivati sul traguardo 12 minuti dopo il vincitore.

La polemica alla partenza e la posizione di Vegni

In mattinata, alla partenza, si è verificato un vero e proprio ammutinamento. Adam Hansen, della Lotto Soudal la stessa squadra che spalleggiata dalla Jumbo-Visma si era lamentata della poca sicurezza dei corridori rispetto al Covid, si è fatto portavoce di tutti i corridori portando avanti l’idea che questa lunga frazione di 258 km, con la pioggia e nella terza settimana era pericolosa per la salute dei corridori e andasse ridotta.

Come ha dichiarato Mauro Vegni, direttore della corsa, il Giro ha subìto la decisione dei corridori che non si sono presentati alla partenza e ha fatto quindi spostare tutti nei rispettivi pullman tagliando 140km di tappa e facendone correre solo 120 km della parte finale. La polemica è stata dura perché l’organizzazione ha fatto tanto per venire incontro ai corridori per permettergli di correre ad ottobre, fuori calendario, e arrivare a Milano nonostante la situazione pandemica.

Vegni ha rimproverato, abbastanza stizzito, i corridori facendo pesare che sono professionisti, sono abituati alle fatiche di una terza settimana e sapevano dall’anno scorso, quando è stato presentato il Giro numero 103, che ci sarebbe stata una tappa di 258 km alla terza settimana e che spostando il Giro ad ottobre poteva capitare che piovesse. Infine Vegni ha voluto sottolineare come la temperatura a Morbengo all’orario in cui era prevista la partenza era di 13°, quindi non così rigida.

L’aggiornamento delle classifiche

Nessun cambiamento nella classifica Generale, Kelderman resta in maglia rosa con il compagno Hindley a 12” e il rivale Geoghegan Hart a 15”. Domani ultima frazione in montagna con la scalata per tre volte di fila del Sestriere. Domenica la cronometro finale a Milano.

Mentre è praticamente blindata la maglia ciclamino di Démare, il rivale Sagan non è condannato dalla matematica bensì dalla strada. Gli arrivi sfavorevoli ai velocisti delle ultime due tappe lasciano aperte solo speranze poco sportive: caduta e ritiro o tampone positivo sono gli unici modi in cui il francese può cedere la maglia.

Anche per Guerreiro, leader degli scalatori, la situazione è la stessa con l’aggiunta che matematicamente il secondo Thomas De Gendt non ha punti disponibili sulla strada per tentare l’assalto finale nella giornata di domani.

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